Si parla spesso di questa affermazione “due popoli due Stati” riferendosi alla questione israeliano-palestinese. In queste settimane sono tanti i politici e rappresentanti delle istituzioni internazionali che citano questa locuzione particolare che in realtà viene da lontano. Questa formula è vecchia più di un secolo ma mai attuata fin ad oggi colpa non solo del mondo arabo ma soprattutto di noi occidentali che non abbiamo mai preso una posizione netta per interrompere un conflitto che dura da decenni e decenni.
Si iniziò a parlare dello stato Ebraico già nel 1917 dove l’allora ministro degli esteri britannico Arthur Balfour scrisse al rappresentante sionista che dopo la prima guerra Londra avrebbe appoggiato la nascita dello stato di Israele in Palestina dopo la sgretolamento dell’impero Ottomano. Negli anni trenta si ipotizza la divisione del territorio in tre parti, Gaza, Hebron e Jenin ai Palestinesi, Tel Aviv fino ai confini con la Siria ad Israele e Gerusalemme sotto il controllo britannico.
Nel 1947 con la risoluzione ONU, un anno prima della nascita di Israele, viene decisa la divisione dello Stato della Palestina, da una parte Gaza e dall’altra la Cisgiordania, ma questa decisione non viene accettata dal mondo arabo e iniziano definitivamente le ostilità tra i palestinesi e il futuro stato di Israele.
Dopo diversi scontri finalmente nel 1993 si arriva all’accordo di Oslo sulla ripresa della nascita di due popoli due stati, firmato dal leader di Israele Yitzhak Rabin e il leader dei palestinesi Yasser Arafat. Purtroppo, per l’ennesima volta la risoluzione non viene mai portata a termine anche a causa dall’assassinio nel 1995 di Rabin da un fanatico israeliano contrario proprio all’idea di “due popoli due stati”.
Alla Conferenza di Annapolis nel 2007, i tre maggiori partiti palestinesi, israeliani e USA concordarono sulla soluzione dei due Stati per risolvere il conflitto che dura da anni tra Israele e palestinesi. Purtroppo per l’ennesima volta, stavolta causato nel decidere i confini di Gerusalemme e del Monte del tempio e gli insediamenti israeliani in Cisgiordania non hanno portato ad una vera risoluzione.
Anche l’ONU non ha contribuito a portare a termine questa risoluzione non accettando nemmeno il riconoscimento come Stato membro alle Nazioni Unite, ma solo come semplice osservatore. Purtroppo il dilemma israeliano-palestinese ha come colpevole diversi attori internazionali e tra questi noi occidentali siamo protagonisti assoluti come parte negativa. Forse, dopo quello che stiamo vedendo nell’ultimo mese, è arrivato ufficialmente il momento in cui l’UE prenda parte attiva nel portare a termine questa risoluzione e definire in modo radicale il riconoscimento dello Stato di Palestina. Gli USA hanno fallito ed è il momento che l’UE, ormai debole nel contesto internazionale in quanto anche divisa internamente, prenda una decisione definitiva anche a discapito di Israele stessa.