Quando il mio amico e maestro Monaco Gui Gou mi ha suggerito di dedicare una parte del mio tempo a guardare questo short film, mi sono affidata alla sua saggezza, a quella di un uomo che è fuori da ogni schema dei Social Media e dalla bruttezza del mondo virtuale. All’inizio della storia il “Circo” si mostra anacronistico e fa sentire una certa repulsione nei confronti di quella orribile vetrina riservata ai fenomeni da baraccone. Tempi, spazi e menti diverse. Tempi in cui i divertimenti e gli interessi si limitavano a quello che la strada, il teatro o il circo offrivano. E quell’ultimo universo temporaneo, che diventava un appuntamento da non mancare, offriva una illegittima superiorità di qualcuno rispetto ad un altro.
La volontà di continuare a guardare fino alla fine è assolutamente ripagata con il suo messaggio pieno di speranza e il suggerimento di ascoltare le parole di un saggio maestro, di chi riesce a vedere il bello che c’è in ognuno di noi e che il più delle volte non riusciamo a vedere. Tutto fa riferimento alla realtà, nuda e cruda, di noi essere umani con tutto il nostro bagaglio di difetti, grandi e piccoli, e della nostra assoluta fragilità che ci fa sentire impotenti ed inutili in quella lotta tra quel mondo perfetto che è là fuori in contrasto con l’inferno che si ha dentro. Eppure il messaggio è chiaro in una delle frasi più belle: “Le farfalle non possono vedere le loro ali. Non possono vedere quanto siano veramente belli, ma tutti gli altri possono. Anche le persone sono così.”
Il mondo di oggi, quello virtuale, è poi così diverso?
No, ed è facile così creare un minimo di paragone con la realtà virtuale dei nostri tempi: illusoria, irreale, disumana.
In un set cinematografico perenne, e mentre il circo rimane solo per qualche giorno in un luogo, il circo dei social media rimane lì ed è difficile cancellare. Se solo i nostri ragazzi potessero incontrare il loro “Mendez” si renderebbero conto che si può essere felici anche se non siamo perfetti, perché il primo “Like” che vale è quello che noi diamo al nostro essere imperfetti ed alla capacità di sorridere e fare grandi cose, nonostante tutto. L’inclusione e la speranza partono da noi. Il pregio dei difetti è proprio questo: trovare la chiave per trasformarli in una fonte di ispirazione ed utilizzarli per migliorare la propria vita facendone un esempio per gli altri. Solo chi si accetta e si dà valore riesce a cambiare. Ed è il messaggio che vogliamo inviare a chi si sente incatenato dal poco valore che gli altri gli danno, a quei ragazzi e quelle ragazze che sono diversi, si sentono diversi, ma non per questo non posso aprire quel bozzolo e diventare farfalle lasciando gli altri, quegli altri, con in mano un mucchio di parole inutili, squallide e distruttive.