“Daje, daje, lu vitti, lu vitti, lu vitti!
C’è puru lu masculu! Pigghia la fiocina! Accídilu, accídilu, aahhhà!
Chista è ‘na storia
d’un piscispàda:..
storia d’amuri…”
Domenico Modugno in questa canzone ci racconta tutto l’amore di una coppia di pesce spada. La femmina, ferita e catturata con la fiocina, vorrebbe che il compagno si salvasse, ma il pesce si fa catturare per morire con lei. Un aspetto tragico ma nello stesso tempo romantico di questa pesca. Non a caso il pesce spada veniva catturato dai pescatori mediante una cantilena che recitavano per attirarlo. La pesca del pesce spada è antichissima, risale all’epoca dei Fenici e dei Greci, come è testimoniato negli scritti dello storico greco Polibio, nel II secolo a.C., in cui ci descrive la cattura del pesce spada senza imbarcazione: il pescatore si posizionava sugli scogli e, non appena avvistava la preda, lanciava l’arpione e per catturarlo doveva lottare a mani nude, spesso rimettendoci la vita.
Solo nel ‘400 venne creata la feluca, una barca lunga e affusolata, con al centro un alto albero maestro con una piattaforma rotonda, dove si postava il pescatore per dare il segnale di avvistamento del pesce spada. La prua doveva essere abbastanza larga per dar modo al fiocinatore non solo di colpire il pesce ma anche di lottare con lui finché non lo si poteva caricare a bordo dove, secondo un antico rito, gli veniva incisa una croce detta “a cardata da cruci” vicino all’occhio destro, in segno di rispetto, che è importante fare appena esce dal mare con la pelle ancora morbida.
Rispetto perché? La leggenda vuole che i Mirmidoni, esperti Lancieri, disperati per la morte di Achille si gettarono in mare lasciandosi affogare. Teti, Dea del mare e madre di Achille, li trasformò in pesci dandogli come segno di riconoscimento, per il loro grande valore, una spada, trasformata in un lungo rostro sul muso come ricordo della loro origine guerriera.
Si racconta anche che il pescatore, per catturarlo, recitasse una cantilena in greco così che il pesce, per ascoltarlo, rimaneva immobile e diventava facile preda.
Un grande romantico combattente, nobile non solo in mare ma anche a tavola.
Il modo migliore per gustarlo è grigliarne una fetta sulla brace e poi insaporirla col “sammurigghiu”, una salsa a base di olio, aglio, acqua, sale e origano.
Ma anche impanato e fritto come le cotolette di carne è ottimo, soprattutto per i bambini.
Ma il piatto tipico della Sicilia sono gli involtini di pesce spada. Fette sottilissime di pesce avvolgono un ripieno di pane raffermo condito con prezzemolo, aglio, pecorino e capperi tritati, cucinato alla griglia o in un sugo di salsa di pomodoro e olive bianche denocciolate, da utilizzare anche come condimento per la pasta.
Come tradizione vuole, essendo un secondo piatto tipico della cucina casalinga, viene tramandato di generazione in generazione secondo le modifiche della famiglia. C’è chi aggiunge i pinoli, chi l’uva sultanina, chi le olive, chi pezzetti di formaggio secondo il proprio gusto… Ma la ricetta base originale è sempre la stessa sia che si facciano a Catania o a Messina.
Io le preferisco come la ricetta che riporto in basso..
Eccola.
Buon lavoro e buon appetito.
INVOLTINI DI PESCE SPADA
Ingredienti
Ingredienti
600 gr circa di pesce spada in fette sottilissime
100 gr di mollica di pane raffermo
60 gr di olive nere denocciolate
20 gr di capperi dissalati
20 gr di pangrattato
100/150 gr di formaggio tipo Soresina tagliato in listarelle
Olio Evo, sale e pepe q.b.
Comprare il pesce spada in fette sottili, spesse non più di 1/2 cm, eventualmente batterle delicatamente con un batticarne facendo attenzione a non sfaldarle.
In un mixer versare il pane raffermo con il pangrattato, i capperi dissalati e le olive denocciolate.
Frullare il tutto fino a ottenere un composto umido e omogeneo aggiungendo un filo d’olio.
Distribuire il composto sulla superficie delle fette di pesce spada condite con sale e pepe, metterci sopra su un solo angolo una listarella di formaggio e formare dei rotolini senza fare pressione in modo che questi non si rompano in cottura.
Sistemare gli involtini su una teglia, rivestita con carta forno e cospargerli con il resto della farcia e un filo d’olio.
Infornare gli involtini di pesce spada a 200 °C per circa 10 minuti in modalità grill.
Sfornali quando saranno ben dorati
Non superare i dieci minuti di cottura: in questo modo si evita che il pesce si secchi.
A piacere, è possibile aggiungere una granella di pistacchi o della scorzetta di limone grattugiata, per una nota ancora più fragrante.