• 3 Dicembre 2024
Musica

Si suppone che la musica possa essere nata attraverso l’imitazione dei suoni naturali, ad esempio l’acqua che scorre, il vento che soffia, oppure che possa essere nata dal ritmo e dal rivestimento sonoro di antichi movimenti meccanici e ripetitivi legati all’agricoltura. Darwin e Spencer ipotizzarono che la musica ebbe origine dall’imitazione umana del canto degli uccelli i quali nel periodo prossimo all’accoppiamento, modificano il loro timbro di voce in maniera più musicale. Questa teoria associa l’origine della musica ad un richiamo sessuale. Il musicologo italiano Fausto Torrefranca invece pensa che la musica nacque dal rivestimento melodico delle grida primordiali dell’essere umano, quando l’uomo iniziò a razionalizzarle e rivestirle musicalmente. I primi strumenti musicali ritrovati risalgono al Paleolitico e sono strumenti a percussione ,ovvero i tamburi, strumenti a raschietto  e strumenti a fiato . Non si sa se però se questi suoni venivano utilizzati principalmente per comunicare o per fare musica nel senso che si intende oggi.

Il suono viene prodotto dalla vibrazione dell’aria che dalla sorgente sonora giunge al nostro orecchio. Il moto oscillatorio dell’aria viene poi tramandato dal timpano alla coclea e in seguito convertito in impulsi nervosi che giungono al cervello. Il problema della determinazione dell’epoca che ha visto nascere le prime forme di espressione musicale è ovviamente connesso con la definizione che si sceglie di adottare per la parola musica. Mentre, infatti, per un sistema teorico di organizzazione dei suoni, collegato a precisi riferimenti estetici, dobbiamo attendere l’antica Grecia, per la prima comparsa di specifici elementi, come la produzione volontaria, anche tramite strumenti, di suoni da parte dell’uomo, dobbiamo risalire come detto prima al paleolitico. Si può presumere che le primissime forme di musica siano nate soprattutto dal ritmo: per esempio, per imitare, battendo le mani o i piedi, il cuore che batte, il ritmo cadenzato dei piedi in corsa o del galoppo; o magari alterando, per gioco e per noia, le fonazioni spontanee durante un lavoro faticoso e monotono, come, per esempio, il pestare il grano raccolto per farne farina o il chinarsi per raccogliere piante e semi. Per questi motivi, nonché per la relativa facilità di costruzione, è molto probabile che i primi strumenti musicali siano stati strumenti a percussione. Musica e scienza sono strettamente correlate, più di quanto possiamo immaginare. La Musica infatti è scienza dal punto di vista tecnico per quanto riguarda la struttura della teoria musicale. Arte per tutti gli aspetti che riguardano l’unicità e l’emozionalità dell’individuo che la esegue e dell’ascoltatore. In parole povere, quanti di noi possono affermare di non essersi mai emozionati ascoltando una determinata canzone o melodia? Credo nessuno. Ecco, questa è al di là di ogni definizione tecnica, la Musica. Emozione unica, Vibrazione, Magia. La Musica è ovunque: nell’aritmetica, nella metafisica, nella natura. Siamo circondati di Musica anche quando non ne siamo pienamente consapevoli. Prova a pensare ai primi momenti della tua infanzia. Di sicuro non hai memoria di fatti o avvenimenti successi quando eri troppo piccolo per ricordare. Scommetto però che se chiudi gli occhi ti entra nella testa un fischio, una melodia, un qualcosa che fa da filo conduttore fra il presente e i primi momenti della tua vita l’arrivo degli Americani sul suolo europeo, è una delle principali cause della rivoluzione musicale degli anni 50 e 60. In Italia, questo, modificò la struttura e l’approccio classico del bel canto di derivazione operistica (Verdi, Rossini, Puccini, Donizetti). Tale musica venne infatti contaminata di swing, jazz, e rock’n’roll trasformandola nella cosiddetta musica leggera meglio definita come moderna. Solo la conoscenza della storia, può aiutare a capire il senso e l’estetica di ciò che ascoltiamoLa storia della musica classica e moderna non parla solo di linguaggio musicale ma fornisce gli strumenti per capire l’evoluzione dell’uomo all’interno della società. Dalle forme primordiali dei rumori organizzati fino alle canzoni rap di oggi, i suoni non sono un semplice fenomeno di percezione ma fanno intimamente parte della natura umana dal punto di vista culturale, sociale ed economico. La storia della musica prima che di generi musicali, tratta l’insieme di accadimenti che ogni periodo storico ha attraversato a livello di metodologie musicali, sensibilità, idee e progresso tecnologico. Da una concezione soprannaturale dei suoni fino alla consapevolezza estetica, note ed armonie scorrono parallele a nuovi strumenti e modalità di ascolto, fino all’attuale possibilità di usare computer e smartphone per produrre canzoni o ascoltare milioni di brani in streaming.La musica è arte, il suo scopo è di cercare il bello, regalare emozioni che raggiungano l’anima. È questo che cerchiamo, magari inconsciamente, quando decidiamo di ascoltare una canzone. Ne deriva, di conseguenza, che chi fa musica è (o dovrebbe essere) un artista, ossia una “persona dai gusti raffinati ed eccezionalmente sensibile alla bellezza, che esprime attraverso l’arte la sua personalità”.È quindi riduttivo parlare solo di intrattenimento. La musica ispira e insegna, ha una funzione educativa e sociologica che non va dimenticata. E questo prevede, forse, che abbia anche delle responsabilità.La musica è una forma di arte, eppure risulta difficile parlare di arte quando a controllare il mercato, anche musicale, sono i numeri. Visualizzazioni, like..  se la funzione della musica è di trasmettere emozioni, anche queste vengono strumentalizzate e pilotate nell’ottica di creare profitti. Si preferisce trattare temi “di tendenza”, non importa se banali e scontati. Si punta a “fare colpo”, a stupire, ma senza che a questo stupore si debba necessariamente dare una connotazione positiva. E una casa discografica investe su di un artista non in base a quello che crea ma in base al peso della sua presenza sui social. Ci aiuta a rasserenarci ma anche a riflettere, spesso ci porta a confrontarci con noi stessi, con i nostri sentimenti, ad esprimere gioia e ad affrontare momenti bui. È anche un mezzo per socializzare, condividere con altri momenti, esperienze, emozioni. Numeri alla mano, quasi tutti spaziano tra tutti i generi musicali. Il 23% ascolta il rap, mentre il 21% preferisce invece hip hop. Numerosi sono i concorsi musicali che sono organizzati in Italia ogni anno. Tra i primi traguardi che un musicista ‘classico’ di oggi inserisce sul suo curriculum ,accanto ai nomi dei maestri con i quali ha studiato , vi sono i concorsi vinti. Ora non c’è nulla di male in tutto ciò, ma bisogna ricordare che, a livello generale, i risultati delle competizioni di solito  non restituiscono un’immagine reale del valore dei candidati, perché, come sembra ricordare la frase di Bartók, in queste manifestazioni ad essere sottolineata è solitamente una valenza sportiva che premia lo sfoggio di una tecnica, non di una reale partecipazione emotiva del candidato alla musica che viene interpretata. Con ciò non bisogna assolutamente far l’errore di sostenere che i migliori musicisti siano allora coloro che non vincono. Partecipare ad un concorso, per un giovane musicista, può essere un’occasione come un’altra per cercare un qualche tipo di affermazione professionale.

E fanno bene i giovani ad iscriversi ai concorsi se sentono in qualche modo che questa può essere una strada percorribile per una loro affermazione; tra questi ricordiamo il concorso di Mia Martini, un’importante tappa nel Sannio, diretta dalla professoressa Valentina Pellecchia , che ha gestito con assoluta empatia e professionalità l’audizione per giovani musicisti lo scorso sabato a Telese Terme in provincia di Benevento, dando una grande occasione ai partecipanti di incontrare operatori artistici, culturali e professionisti del settore. Trenta anni di grandi successi dopo la sua istituzione nel 1995, quando a Bagnara Calabra , città natia della grande interprete della canzone italiana, per volontà dell’amico dell’artista scomparsa, Nino Romeo , venne idealizzato. I giovani interpretano oltre che cantare, brani inediti, o di altri musicisti noti del palcoscenico Internazionale, emozionandosi ed emozionando, cercando di raccontarsi tramite la musica, strumento ormai di arte diretta , che abbraccia ogni età, divenendo un mezzo terapeutico utilizzato per stimolare e rilassare. Infatti la musica esprime la sua efficacia in tutto l’arco della vita, già dal periodo perinatale, favorendo lo sviluppo cognitivo precoce, l’invecchiamento attivo, è un contributo nella gestione e nella cura di molte patologie. Un ascolto frequente può contribuire a ridurre lo stress, aiutare a contrastare il dolore cronico, recuperare funzioni motorie e neurologiche compromesse da ictus o eventi traumatici. Nel caso di bambini con sindromi dello spettro autistico, deficit di attenzione e difficoltà di linguaggio la musica è risorsa di apprendimento e relazione. Jennie Dorris , l’autrice dello studio dell’Università di Pittsburgh sostiene che promuovere la ricerca e offrire questi programmi musicali su larga scala potrebbe potenzialmente fornire supporto per il  benessere cognitivo, emotivo dei malati, migliorare la qualità di vita delle persone e la coesione sociale”.

Autore

Laureata in Giurisprudenza e pubblicista iscritta all’albo dei giornalisti. Ha lavorato presso casa editrice e collaborato in 4 testate giornalistiche sia nel Casertano che nel Beneventano. Proprietaria e direttrice resposanbile della Testata giornalistica “Sannio Matese Magazine”, registrata presso il tribunale di Benevento, che ha come obiettivo informare, formare e valorizzare il territorio a cui è particolarmente legata del Sannio e del Matese. Presidente dell’Associazione Incanto, da lei stessa fondata, volta alla realizzazione di eventi culturali, sociali, editoriali, mirante principamente a collaborare con le scuole trattando temi socialmente delicati tramite la sensibilizzazione, attraverso il suo format da lei stesso idealizzato “Love Life”.