• 4 Luglio 2024
La mente, il corpo

Prima del 1973 l’omosessualità veniva considerata una malattia e per molti definita come disturbo mentale, un documento dell’Associazione Psichiatrica Americana (APA),  sanciva questa modifica, dichiarando: “L’omosessualità in sé non implica un deterioramento nel giudizio, nell’adattamento, nel valore o nelle generali abilità sociali o motivazionali di un individuo”.

Già da molto tempo, dunque, è ingiustificato considerare l’omosessualità come una malattia, ma nonostante questo le persone comuni continuano ad avere questo pregiudizio e gli omosessuali continuano ad essere vittime dell’omofobia. La società in cui la persona omosessuale vive, infatti, è ancora fortemente omofobica ed eterosessista, e ciò influenza enormemente lo sviluppo individuale ed il comportamento di gay e lesbiche, sviluppando nell’adolescenza , per la persona omosessuale, sensazioni di diversità e sofferenza emotiva, spingendola  verso l’isolamento sociale e non riuscendo a esprimere il proprio orientamento. Dalle ricerche scientifiche sull’argomento, infatti, risulta che gay, lesbiche e bisessuali presentano una più alta prevalenza di disturbi psichiatrici rispetto agli eterosessuali, tra cui ansia e attacchi di panico, tentativi di suicidio. Secondo alcuni studiosi lo stigma, il pregiudizio e la discriminazione nei confronti dell’omosessualità creano un ambiente sociale così stressante da favorire lo sviluppo dei problemi psicologici e comportamentali.

Molteplici sono i documenti emanati dalla Chiesa cattolica in merito all’omosessualità. La posizione generale attuale è espressa nella Dichiarazione circa alcune questioni di etica sessuale emanata dalla Congregazione per la dottrina della Fede nel gennaio 1976, la quale, dopo aver distinto tra omosessuali la cui tendenza è transitoria e omosessuali  di istinto innato o di costituzione patologica, giudicata incurabile, indica per questi ultimi che:«La loro colpevolezza sarà giudicata con prudenza; ma non può essere usato alcun metodo pastorale che accordi loro una giustificazione morale. Secondo l’ordine morale oggettivo, le relazioni omosessuali sono atti privi della loro regola essenziale e indispensabile»Posizione ribadita dieci anni dopo nel documento “De pastorali personarum homosexualium cura” (Cura pastorale delle persone omosessuali), emanato dalla stessa Congregazione nel 1986 a firma dell’allora cardinale Joseph Ratzinger, che recita:«Occorre invece precisare che la particolare inclinazione della persona omosessuale, benché non sia in sé peccato, costituisce tuttavia una tendenza, più o meno forte, verso un comportamento intrinsecamente cattivo dal punto di vista morale. Per questo motivo l’inclinazione stessa dev’essere considerata come oggettivamente disordinata»Diversamente da Joseph Ratzinger, Francesco è profondamente convinto che omosessualità e pedofilia siano una la conseguenza dell’altra. Nessuno studio scientifico lo prova, anzi molti lo smentiscono, ma lui è stato formato dai gesuiti, non si può pretendere granchè. Nell’intervista concessa ad Associated Press, quindi, il Papa dice: “Sì, nel catechismo della Chiesa cattolica si dice che le persone con tendenze omosessuali devono essere accolte, non devono essere emarginate, devono essere accompagnate se viene dato loro un posto. Durante il mio viaggio in Brasile, il mio primo viaggio, ho detto una frase che ha infastidito alcune persone. Se c’è una persona che cerca Dio ed è sincera, chi sono io per giudicarla? C’è il Signore. Siamo tutti figli di Dio e Dio ci vuole così come siamo e con la forza che ognuno di noi combatte per la propria dignità. Essere omosessuali non è un crimine. Sì, ma è un peccato. Innanzitutto distinguiamo il peccato dal crimine. Ma anche la mancanza di carità verso il prossimo è un peccato, e voi come vi comportate? Nonostante tanti passi avanti, il tema è ancora oggetto di continui dibattiti e contrasti. La Chiesa cattolica considera l’omosessualità sotto il profilo morale e non adotta una specifica teoria delle cause, ma ha condannato esplicitamente le aggressioni verbali e fisiche ai danni delle persone omosessuali.Secondo un sondaggio, si rivela che “l’accettazione dell’omosessualità è particolarmente diffusa nei paesi in cui la religione è meno centrale nella vita delle persone, ma lo stesso accade anche tra i paesi più ricchi del mondo. Al contrario, nei paesi più poveri e con elevati livelli di religiosità, pochi credono che l’omosessualità debba essere accettata dalla societá. L’età rappresenta pure un fattore determinante in diversi paesi, con i giovani intervistati che offrono opinioni molto più tolleranti rispetto ai più anziani e, sebbene le differenze di genere non siano prevalenti, in quelle nazioni dove lo sono, le donne stanno accettando l’omosessualità sempre in una misura maggiore rispetto agli uomini”.

Nel corso degli anni così assiste ad una vera evoluzione nella liberalizzazione del tema, anche nel mondo cinematografico;Nel 1970 ha luogo a New York il primo Gay Pride, la prima occasione in cui la comunità arcobaleno si presenta e rappresenta al mondo con la propria faccia e la propria rete sociale. Sono anni di lotta per i diritti civili di base a partire da quello di avere una identità libera e non discriminata, tanto nella vita quotidiana quanto nel modo in cui si viene raccontati.Dagli anni ’70 la scrittura delle sceneggiature filmiche mostra una notevole evoluzione: finalmente le persone omosessuali possono essere rappresentate come persone, buone o cattive, con i loro sogni, affetti, problemi reali. Tra gli anni ’60 e ’80 in Italia molti grandi registi come Visconti e Pasolini scrissero parti importanti per personaggi omosessuali . Vorremmo ricordare in particolare il meraviglioso documentario “Comizi d’amore” (1965) in cui Pasolini gira per l’Italia del dopo guerra intervistando le persone comuni e gli intellettuali circa il tema della rivoluzione sessuale. Tra gli intervistati appare anche Cesare Musatti.

Dagli anni ’90 in poi il numero di film, e serie televisive, le argomentazioni di genere sono sempre più   fruibili dal grande pubblico, cresce moltissimo e lo spettatore può sempre più facilmente identificarsi con i protagonisti, rappresentati nella loro complessità e nelle loro infinite sfumature di persone, al di là dell’orientamento sessuale. Oggi, nel terzo millennio, troviamo film come “Le fate ignoranti,” “Breakfast on Pluto”, “The history boys”, “La mala educacion”, “Transamerica”, “Milk”, “Pride”, “Moonlight” ; giusto per citarne alcuni.

Tutto questo da un lato sensibilizza e liberalizza un tema tanto delicato quanto controverso, ma dall’altro confonde, infatti secondo le statistiche tra gli adolescenti si creano paure e dubbi sul proprio orientamento sessuale con conseguente incertezza sulla propria identità sessuale negli anni, in quanto molto sperimentano approcci non confacenti con i loro impulsi, rimanendone imprigionati nel tempo.Quando si entra in pubertà si assiste a una trasformazione dell’identità. Negli studi psicologici è comune parlare di una fase di “transizione”, cioè di sperimentazione. Per esempio, per quanto riguarda le ragazze, spesso può accadere che passino quella fase in cui tengono per mano o abbracciano le loro amiche. È un passaggio che serve a scoprire la sessualità e che è considerata in linea con l’evoluzione dell’identità dell’individuo.
Poi c’è anche una questione di stile, quello con cui l’adolescente si presenta nel suo gruppo di pari, che è un sottogruppo specifico rispetto alla popolazione con cui normalmente un ragazzo si relaziona. In questo contesto i ragazzi manifestano simili modi di vestire, di atteggiarsi, di vivere la musica. E questo a volte può riguardare anche il modo in cui si esprime la corporeità. La nostra società è ancora patriarcale e le cose più importanti continuano a competere agli uomini. E poi anche la TV ci ha abituato a questo sguardo, sia nel rappresentare il corpo femminile sia nella presentazione dello stereotipo dell’omosessuale, che di solito è il tizio che non è abbastanza “maschio” e che è amico delle donne.
La figura dell’omosessuale finalmente si sta normalizzando nella nostra cultura. Oggi conosciamo di più, perché se ne parla di più. Anche solo la discussione sulle unioni o sulle adozioni delle coppie gay ha contribuito ad ampliare la conoscenza. Finalmente, per esempio, è caduto il pregiudizio che ci sia un legame tra omosessualità e pedofilia.
L’adolescente nel momento in cui non conosce un determinato mondo, come può essere quello dell’omosessualità, filtra il mondo attraverso gli stereotipi in cui è cresciuto: la famiglia, la scuola, i gruppi che frequenta, la tv. Solamente una maggiore apertura dei contesti di esistenza dell’adolescente può permettere di abbattere gli stereotipi.

Autore

Giurista e pubblicista. Ha lavorato presso casa editrice e collaborato in 4 testate giornalistiche sia nel Casertano che nel Beneventano; precedentemente titolare di un blog.