Tra i monti Erbano e Acero, nel Beneventano, sorge la ridente località di Faicchio.
Nel cuore di questo paesello di circa 4000 anime, giungendo in piazza Roma, si scorge imponente un castello risalente al XII secolo.
La fortezza nasce su pianta trapezoidale ed è sorretta da tre torrioni (dei quattro originari).
Vi si accede da un grosso portale ornato da una corona di bugnato composta da rocchi alternativamente stretti e larghi alla maniera del Seicento.
Una volta entrati si respira aria di passato, di antichità, di vissuto e non è difficile immaginarsi in abiti d’epoca passeggiando nel cortile e fantasticando su quello che è stato.
E’ facile immaginare il rumore del ponte levatoio che si chiude alle spalle o che si abbassa e permette l’accesso di altri al di sopra del fossato che circondava tale maestosa architettura. Ponte levatoio che da fantasticheria diventa subito elemento certo osservando i due fori ancora visibili sopra il portale d’ingresso attraverso cui passavano le catene di ferro che permettevano il movimento.
Dal cortile, poi, era possibile scegliere strade diverse: chi desiderava accedere alle stanze di rappresentanza o agli ambienti privati doveva optare per le importanti scale centrali che conducono al primo livello; chi, ahimè, era obbligato a percorrere la scala dei sotterranei, spazio ampio ma oggi non del tutto praticabile, o a rimanere al piano terra, poiché condannato al carcere dove ancora oggi nell’intonaco si possono vedere le scritte incise dai detenuti; chi, invece, desiderava recarsi al terrazzo, al di sopra del loggiato, protetto da una balaustra con anelli in tufo locale scuro, e si incamminava, dunque, per la prima scalinata accanto all’ingresso e dopo averla percorsa tutta riusciva a godersi un meraviglioso panorama. Inoltre, osservando le spesse mura e notando strette aperture verticali, piuttosto larghe dal di dentro, da dove venivano scagliate le armi di pietra o, successivamente, armi da fuoco contro gli aggressori è semplice portarsi con la mente ad antiche e cruente battaglie e duelli all’ultimo sangue .
Al castello nel periodo medioevale è legata anche una leggenda particolare. E questa volta, non converrebbe immaginarsi nei panni dei protagonisti di queste vicende. Comunque, nel corso del medioevo e per decenni a seguire era diffuso un po’ dovunque lo ius primae noctis, il diritto secondo cui qualsiasi fanciulla doveva trascorrere la prima notte di nozze col signorotto del paese che, a Faicchio, coincideva solitamente col proprietario del castello. Ora, la mal capitata forse accettava non troppo a malincuore sperando in un giovane somigliante ad un contemporaneo Raul Bova ma se era a conoscenza del signorotto e questo fosse stato un antenato di Gargamella, era sicuramente il caso in cui la fanciulla rifiutava. Veniva in ogni caso condotta con la forza al castello e, in particolare, nella cappella Palatina (oggi sovrastata da un campanile aggiunto nel XVIII secolo). All’interno di questo piccolo ambiente religioso era affisso un bellissimo dipinto di Santa Barbara. La ragazza, in seguito a delle orazioni, era invitata ad indirizzarle alla santa cristiana e a chinarsi per baciare la raffigurazione della martire, protettrice, tra l’altro, delle morti improvvise. Nel momento in cui ella si chinava, però, un sistema di funi e lame che richiamava la moderna ghigliottina tagliava il collo della fanciulla e la testa finiva tramite una botola (al cui interno furono trovati poi resti umani e alcuni crani incastrati) fino al fiume Titerno, mentre il corpo veniva dato ai familiari per la sepoltura senza però rivelare il come della morte. Nascevano diverse voci su ciò, solitamente si parlava di fanciulle condannate come serve ed incidenti nelle segrete del castello, fatto sta che a distanza di secoli la cappella, restaurata poi nel XVIII secolo, e gli ambienti circostanti furono soprannominati i luoghi del “Trabocchetto”.
Ma non per forza questa maestosa architettura deve portarci con la mente al medioevo poiché è stata più volte rimaneggiata e ha vissuto numerose ed alterne vicende.
Il castello, infatti, eretto per volontà dei Sanframondo, dal 1479 al 1520 ebbe nuovi proprietari, i Monsorio, che sottoposero l’edificio a ristrutturazione rifacendosi a Castel Nuovo a Napoli . Nel 1612 la proprietà passò a Gabriele de Martino, duca di Faicchio, che restaurò il castello e lo trasformò da fortilizio a residenza ducale, con l’aggiunta di diverse decorazioni barocche.
Il 5 giugno 1688, un forte terremoto provocò danni ingenti all’intero territorio ma la struttura rimase quasi del tutto intatta e per questo motivo ospitò il vescovo della diocesi Giovanni Battista de Bellis. Quest’ultimo, appena terminati i lavori all’episcopio di Cerreto, andò via perché la sua presenza nel castello era mal tollerata dal locale feudatario. Nel 1806, a seguito dell’abolizione del feudalesimo, il castello rimase abbandonato fino al restauro degli anni ’60 del novecento, ad opera della famiglia Fragola.
Potremmo, quindi, catapultarci tra i banchi della “Libera Università di Studi Turistici” che aveva sede in questo luogo prestigioso dal 1973 al 1977 o, successivamente, andare a ballare nella famosa discoteca “Il castello” degli anni ’80 che ospitava tantissimi musicisti tra cui gruppi locali come i Fantasmi ed i Golden boy oppure, perché no, seguire convegni e riunioni di importanza locale e, ancora, sederci a tavola e gustare appetitosi piatti dell’albergo-ristorante “Il castello ducale” che negli anni 2000 ha avuto sede nelle prestigiose sale.
Oggi il castello riprende vita durante alcuni appuntamenti. Innanzi tutto, in occasione di banchetti e cerimonie del ristorante di lusso “ Il castello del duca” . Inoltre, si accende in occasione della festa patronale di Faicchio, dedicata a S. Giovanni Battista, l’ultima domenica di agosto, con uno spettacolo pirotecnico e musicale intitolato “Incendio al castello” che raccoglie una piazza piena di gente incollata ad osservare col naso all’insù il prospetto principale contorniato da due torrioni e quello verso piazza Roma che presenta due ordini di terrazze (quello inferiore correlato alle sale di rappresentanza e quello superiore in corrispondenza degli appartamenti privati). Così come il castello diventa nuovamente protagonista durante la tanto apprezzata festa medioevale o Medioevalia, un week-end che riprende usi, tradizioni, giochi e costumi di un’epoca tanto lontana, un tempo che incute timore e al contempo affascina. Evento che attira sempre tantissimi turisti anche da fuori e che, dopo la pausa di quest’anno, si speri ricominci con maggiore vigore.