• 22 Dicembre 2024
Editoriale

L’uomo può considerarsi libero? O è imbrigliato in una prospettiva di vita escatologica?

Nell’arco di duemila anni, l’uomo ha potuto risolvere la sua esistenza, guardando a Gesù, formulando una grande sintesi di pensiero e di vita, volgendo la sua attenzione ad una santità apostolica e cattolica, il cui centro resta sempre Gesù.

Egli diviene l’espressione focale del cristianesimo, in particolare di un grande culto religioso, ma anche teologico e filosofico, delineando in Oriente l’attenzione sulla celebrazione della Resurrezione ed in Occidente sulla sua Passione, evangelizzando con dovizia di intenti il culto della Croce, dando spazio nei secoli ad una liberazione umana senza peccati e senza pregiudizi, motivando un processo di santificazione, eccelso, che va da San Paolo della Croce a San Francesco d’Assisi, ma la vera liberazione avviene con la Natività, con un Dio che si fa uomo, senza indugio, in sembianze vere liberando l’umanità da ogni vincolo della carne e sublimando il suo arrivo nella semplicità e povertà più assoluta della vita.

Imprimendo con la sua nascita, un assoluto, una unicità, che solo l’Occidente ha saputo e potuto cogliere, il miracolo di un Dio vivente, nella natività più ricordata dell’umanità. Si apre così al mondo un messaggio di pace e di speranza, ribaltando ogni interrogativo esistenziale, e d’ogni inquietudine, che spinge ad attese di rinnovamento per il mondo intero.

Il Bambino della Natività è vita, verità infinita, e legittima con la sua venuta ogni cosa, ogni dono della creazione.

Perché il mondo creda, Gesù viene, fra noi, senza filtri, senza miracoli occulti, ma con un semplice “Sì” di Maria dietro il quale si nasconde, tutta la sapienza e la conoscenza del futuro cristiano. A noi appare come un dogma, come un mistero, ma in realtà è il momento di svolta dell’intera umanità, dove una semplice Donna, si apre al mondo e al suo mistero più grande.

Il Verbo cristiano, si palesa all’uomo, e questi si rispecchierà in Lui nell’agire mediante la verità, e il bene morale. “Cristo è venuto al mondo per tutti questi popoli, Lì ha redenti tutti e ha certamente le Sue vie per giungere a ciascuno di essi, nell’attuale tappa escatologica della storia della salvezza”, scriveva  Giovanni Paolo II, (Varcare la soglia della speranza, Mondadori).

Dunque Gesù rende salva, l’umanità, e libera l’uomo nella sua identità. In una Confessione unica, dove la pastorale, si impregna non solo di teologia, ma di verità assoluta, nell’agire secondo una conversione dell’animo e dello spirito. Secondo un’unione definitiva con Dio, che espressa secondo la fede, più vera, resta la vocazione, il destino, il fine ultimo di ogni uomo.

In altre parole l’uomo viene reso libero, nella Natività, semplicemente con la sua venuta, e con l’aver reso il messaggio del Padre comprensibile ai più, a tutti coloro che intesero e a tutti coloro che ancora oggi, si affidano senza remore.

Egli libera l’uomo dalle paure, dalle pressioni dell’animo, dalle sue azioni più infime e becere, infatti parla di vita eterna, di doni, di talenti da non sprecare, il suo non è un giudizio escatologico, limitato ad una punizione corporale, fine a sé stessa, relegata all’immaginario dell’inferno, del purgatorio, o del paradiso, che fu dopo della chiesa e dei documenti analogici.

Egli ricorda all’uomo che la libertà, nasce dalla nostra salvezza interiore, l’uomo solo così è libero e responsabile. Egli enuncia nella sua venuta, che l’uomo nella sua responsabilità personale e sociale, diviene responsabile e libero davanti all’umanità e davanti a Dio.

È proprio nella “responsabilità” che consiste la grandezza dell’uomo, e si implementa senza escatologie ecclesiastiche, senza filtri dogmatici, nella santificazione della quotidianità, sia essa formulata e posta in essere in ruoli, umili quanto complessi della vita.

Ergo la nascita di Cristo, capovolge le aspettative di ogni individuo, di ogni popolo, di ogni nazione, la vocazione della responsabilità sia esplicitata nel quotidiano che nel lavoro, diviene una chiamata universale, per coloro che non vogliono sprecare i propri talenti, facendone buon uso.

Le parole di Gesù negli anni, della sua vita, sono rivolte a tutti, coloro che intesero sotterrare, pensieri di pace e di speranza divenendo schiavi dei propri vizi, ma ancor più intesero sotterrare i propri talenti, scendendo in azioni che non appartengono all’amore verso il prossimo.

La chiamata della natività divina di Gesù, è salvezza per tutti, solo liberandoci di una identità escatologica, e forse agnostica della creazione, possiamo comprendere il vero significato dell’amore in Cristo, l’universalità del suo messaggio, ancora oggi, attualizzato dal pensiero libero di molti  pensatori e filosofi, ma anche scienziati, che della “responsabilità umana” fanno intimamente uso, coniugandosi ad una santificazione delle proprie idee, e ad una controrivoluzione del quotidiano dove i valori umani, di un cristianesimo di altri tempi, si traduce in fondamenti di pace e speranza per il benessere di ogni popolo, di qualsiasi religione, governo, istituzione.

La vera restaurazione, è cominciata con la nascita di Gesù Cristo, ci sono stati secoli bui, dove, la verità, non è stata sottesa, applicata, anzi emarginata, dove gli olocausti, i genocidi, hanno reso irreversibile la speranza e la libertà dell’uomo, dove gli umili hanno sofferto con afflizione, dove le donne e i bambini, sono stati vessati da ogni aggressione possibile, violenze, aborti, oggi, i tempi non sembrano essere cambiati, e la libertà negata, le guerre, le aggressioni, ritornano rendendo ancora una volta imperfetta la creazione divina .

Quindi non basta accogliere l’immigrato e suoi figli, non basta liberare il mondo dalle mondezze del progresso, non basta riempire i vuoti dell’animo senza trasgredire la morale, la vera libertà ci deve liberare da una tradizione escatologica della nostra spiritualità permanente ed immanente.

Dobbiamo centrare la vita universale, la visione di Gesù bambino, che diventa responsabilmente uomo e opera per fare la volontà del Padre Suo.

Ormai l’uomo si è smarrito in una dimensione cosmica, con la sua individualità, senza responsabilità, si è smarrito in un destino che guarda ad un futuro escatologico, dove pensa ad una divisione netta tra il bene e il male e non produce verità, non agisce per il bene vero dell’umanità.

Bisogna avere il coraggio di agire, di andare oltre la speranza, di essere responsabili nel divenire del quotidiano per santificare le nostre opere, senza essere dimentichi della misura, e di non smarrirsi, negli eccessi, personali, collettivi, nazionali.

Perché, il messaggio del Bambino che nasce fra noi, è universale, si trasla, verso l’imponderabile, verso l’eternità dell’esistenza purché sia una quotidianità pura, senza paura di osare andare oltre il male, nella libertà.

L’uomo nella presente civiltà, non è civile, ma solo un cittadino passivo, divenendo poco sensibile alle cose ultime, agli umili, ai poveri, agli emarginati, agli invisibili, di una quotidianità atroce.

In una secolarizzazione, e il secolarismo di un utente consumista, schiavo della volontà del mercato, orientato solo verso il consumo e il godimento dei beni terreni, dimenticando le esperienze passate dei sistemi totalitari, dei campi di concentramento, dei raid e dei bombardamenti, senza dimenticare l’atomica di Hiroshima.

In ultimo non si deve dimenticare la furia della natura e delle sue catastrofi, e non bisogna dimenticare gli errori umani derivanti dall’incapacità di amare il prossimo.

  Dunque l’uomo non è libero se non si affida al Bambino, della culla che è divenuto libertà di amore verso l’uomo e la sua vita, che in una mangiatoia spoglia ha cambiato la sensibilità umana, ma che l’umanità inconsapevole ha reso il mondo infernale, un escatologia del bene e del male, dei buoni e dei cattivi, dell’inferno e del paradiso, modernizzando le tecnologie hanno, modernizzato anche gli orrori del nostro tempo, in una contemporaneità smarrita, non in grado di seguire o temere un giudizio finale.

La consapevolezza della coscienza contemporanea non si è solo smarrita, in assenza di amore, assenza di pace e di misericordia per tutti, gli uomini di buona volontà, ha perso la libertà di essere, ha tradito l’uomo e la sua vera umanità, ha tradito il messaggio della culla, che non vuol essere avulso dall’amore verso Gesù e il Padre Dio Nostro.

La culla della Natività, è l’emblema dell’amore, preparare una culla per un nuovo nato è amore senza aspettative, che ci rende liberi da ogni condizionamento, da attese inutili, da possessi terreni, da guerre geopolitiche, da odii e razzismi di ogni genere, etnici e religiosi.

Quindi se l’uomo non si libera di una visione escatologica della sua libertà, non sarà mai libero di amare, di donarsi come si è donato Gesù, come si è donata Maria nel metterlo al mondo, offrendosi senza pudori all’amore di Dio.

Dobbiamo essere redenti, risorgere a nuova vita, rimettendo in nostri peccati collettivi, che dilaniano i nostri ricordi, e ci fanno avere paura del futuro, solo mettendo il Bambino al centro della nostra vita e delle nostre famiglie, del nostro lavoro, della nostra quotidianità saremo liberi, e avremo la conoscenza della verità in una coscienza collettiva che ci potrà appagare e liberarci dalle nostre stesse schiavitù morali.

La dannazione non deve appartenere all’uomo, dobbiamo ardere di amore verso la verità divina, verso una rinascita spirituale che non sia solo individuale ma universale.        

Autore

Economista, Bio-economista, web master di eu-bioeconomia, ricercatrice Unicas, autrice e ideatrice di numerosi lavori scientifici in ambito internazionale. Esperta di marketing. Saggista, studiosa di geopolitica e di sociopolitica. È autrice dei saggi “Il paradosso della Monarchia” e di “Europa Nazione”. Ha in preparazione altri due saggi sull’identità e sulla politica europee.