• 16 Settembre 2024
Economia

Una eventuale presidenza Trump, indurrebbe ad un indebolimento del dollaro, favorendo un’impennata del prezzo dei Bitcoin, dell’oro e dell’argento, naturalmente favorendo le esportazioni e la creazione dei posti di lavoro, a discapito di una presunta recessione, programmata di recente, o supposta con uno sconquasso generale delle borse mondiali. Ovviamente ciò determinerà anche un calo dei prezzi del petrolio, contribuendo in caso di vittoria di Trump, per l’appunto ad un aumento dei prezzi degli assett. 

Mentre le azioni o presunte visioni politiche di J. Biden ormai fuori gioco, hanno aumentato significativamente i prezzi causando inflazione e colpendo duramente i poveri e la classe media americana.

Questa previsione non rientra tra le predizioni economiche monetarie più accreditate, in quanto si pone Trump, lontano da una reale politica monetaria, la cui escalation avrebbe comunque un riverbero significativo in termini anche di contenimento inflazionistico nell’ambito europeo. Eppure molti sostenitori di Bitcoin, recentemente hanno esortato gli investitori all’acquisto dei Bitcoin e dei metalli preziosi, per rilanciare una grande operazione monetaria virtuale, che si potrebbe trasformare in una grande mano di rilancio dell’economia statunitense nei confronti dei Brics e in particolare della Cina, che esportando la sua crisi spudoratamente vuole surclassare il dollaro e l’economia americana.

Ma gli analisti di settore non perseguitano ciò e si pronunciano su un’escalation contraria puntando il dito sul crollo dei titoli dei semiconduttori e sulla possibilità dei mercati geopolitici di non ricorrere i Bitcoin bensì altre disfunzioni del mercato finanziario, come per esempio quello immobiliare causa della recessione presunta cinese.

Ma le crypto valute sono degli indicatori ormai di efficienza dell’intero sistema globale, nonché anche dei suoi disavanzi di bilancio, in particolare in Europa, dove l’avvento dell’euro digitale, crea e creerà un surplus di extraprofitti da orientare nel mercato finanziario, pertanto l’avvicinamento della vice  presidenza al magnate dei Bitcoin, desume un chiaro segnale, che le presidenziali, muteranno lo scenario e l’asset globale geopolitico monetario, direzionandolo verso un mercato finanziario oltremodo digitale, che non percorrerà più la via della seta o i viaggi di Marco Polo, ma semplicemente metterà la Cina all’angolo del mercato finanziario globale.

Il ring globale si sta per definire, e lo slogan trumpiano, “ drill , baby, drill” denota una rievocazione reale di far riemergere l’America e le sue giacenze auree, e nonché l’impennata dei prezzi dei Bitcoin.

Rivalutare la più importante e grande criptovaluta del mondo, rimette in gioco la candidatura del senatore J.D. Vance a vicepresidente delle criptovalute, in qualità di sostenitore della moneta digitale, evidenzia che il Bitcoin e diventato formalmente una potenza politica, e la sua sostenibilità è necessaria in queste elezioni a discapito dei diritti sociali dei democratici capeggiati da Kamala Haris, le cui lobby gender potenti e intricanti non riusciranno a soppiantare la forza del sistema monetario digitale.

L’annuncio di Vance e della sua candidatura, ha rafforzato le criptovalute, e ha promosso una futura legislazione favorevole a favore delle industrie finanziarie delle criptovalute.

Ovviamente il movimento di sostegno a favore di Trump è sollecitato non solo da ciò ma è quanto detto che implementerà il capitale dei Bitcoin e il suo valore futuro quotandolo al disopra di ogni moneta.

L’ambiguità della Kamala Harris, posta come rappresentante degli immigrati oppressi, schiavizzati e dimenticati, e a favore dei diritti civili, dunque paladina della società e delle sue mille forme di razzismo, non le appartengono, in quanto lei è figlia di un noto economista , nonché procuratrice generale della procura di San Francisco , una sorta di ministro della Giustizia , nel processo a Trump ha dovuto affrontare una moltitudine di critiche per la sua duplice veste, una carriera in toga da politico dissacratore. Dunque non è ben percepita per risollevare le sorti dell’economia americana, e nemmeno per tutelare i diritti sociali.

Essere l’alfiere del sistema monetario statunitense, non si acquisisce, per scelta politica,  ma per trascorsi forse professionali, il sì alla tecnologia delle criptovalute, pone la candidatura di Trump, al centro del dibattito mondiale, e denota una sua visione riformista conservatrice all’avanguardia, dal punto di vista di una politica monetaria che globalmente non può cedere lo scettro alla Cina, che fino ad oggi si è resa neutra per la crisi Ucraina e le diverse crisi geopolitiche mondiali, cercando un anonimato commerciale favorito sia dalle alleanze Brics, ma in particolare da un mercato finanziario vantaggioso.

Porre fine al dominio del dollaro è per Pechino una strategia, di notevole attenzione, quindi spingere per il dollaro digitale è riduttivo, come lo è per l’Euro digitale, la prepotenza dei bitcoin, sarà premiata da un portavoce di eccellenza, e sostenuto da un finanziatore di qualità come E. Musk , molto attivo nel mondo delle criptovalute.

Ormai le presidenziali americane stanno catalizzando l’attenzione, verso l’asset della moneta virtuale più importante al mondo, con una particolare attenzione ad una rinnovata deregolamentazione per una ripresa dei corsi del bitcoin, e delle cripto- valute. Un programma politico, quello, di Trump diametralmente opposto a quello di Kamala Harris, infatti le condizioni macroeconomiche stanno favorendo un breakout significativo nonostante i tentativi speculativi di destabilizzazione delle borse mondiali, infatti i Global Macro Investitor, permetteranno comunque nel breve termine, una crescita del prezzo dei Bitcoin, favorendo la preferenza del candidato in questione.

Il movimento verso un nuovo record del prezzo del Bitcoin, agevolerà il trend dei rialzisti e confermerà il breakout macroeconomico, agevolando l’economia in questione.

La fuga nell’oro inoltre è pur sempre agevolata dal crollo dei mercati mondiali, ed è ovvio che la Federal Reserve taglierà i tassi, ma ciò che più dobbiamo riqualificare, è l’intervento geopolitico in tutto ciò, e le intenzioni di Ronald Trump, che con la sua politica ricapitalizzerà quanto perso da una eventuale svalutazione delle cripto- valute.

La convergenza tra l’oro e le cripto valute, si deduce non solo dalla escalation della crisi ucraina o israeliana, ma anche da una forte autonomia e indipendenza della Fed rispetto alla campagna elettorale presidenziale americana, tale da garantire una reale stabilità economica che può protrarsi nel lungo periodo, certamente durante l’amministrazione Nixon la tensione tra la Federal Reserve e la casa Bianca raggiunse il suo apice con attenuanti e deterrenti che furono precostituite da Kissinger e la sua leadership con agganci concreti attraverso interferenze cinesi, tali da riportare l’America ad un livello di riequilibrio monetario.

Oggi, si sente nuovamente la necessità di un diplomatico e non solo che sia in grado di condurre il gioco politico e monetario, tenendo questo filo con la Fed, e ciò può farlo al momento solo Vance, senza interferire, sminuendo l’autonomia della Fed ma contemporaneamente assumendo decisioni importanti per gli Stati Uniti d’America.

In altre parole un Presidente americano deve avere un potere legittimato dalla sua autorevolezza, dal calibro della sua potenza politica economica e monetaria, deve egli poter assumere decisioni scevre da ogni amministrazione federale, in tema di tassi di interessi, sia in guerra sia in democrazia.

Controllare l’inflazione o massimizzare l’occupazione, viene devoluto alle banche centrali mondiali, con obiettivi del tutto autonomi e insindacabili, ma Trump vuole sottrarre potere a questa consuetudine, attraverso Vance, e rimodulare i poteri decisionali negli Stati Uniti, anche perché il presidente della banca centrale americana è eletto dal Presidente degli Stati Uniti, nel pieno dei suoi poteri, pertanto il rapporto amministrazione Fed e Presidente, sarà rimodulato in vista di una politica attenta e predittiva in particolare nel lungo periodo.

Molto si può argomentare in tal senso, tuttavia, si punta alla stabilità monetaria, senza scopi o obiettivi speculativi, finora attuati in forza di una indipendenza e autonomia della Fed, certamente l’influenza dell’esecutivo determina un’influenza politica, che potrebbe essere meno credibile dal punto di vista degli investitori tale da indurre ad un aumento in automatico dell’inflazione. Ma opportuna e credibile potrebbe essere la reazione dei mercati internazionali, a parte un minuto manipolo di investitori propensi a sottovalutare le politiche di Trump, con il sostegno di Vance, ma ciò non diminuirà l’implementazione di un’azione simile anche in Europa dove la Bce, viene guidata privatisticamente senza influenza politica indicativa nonché senza potere sovranazionale precostituito da uno Stato federale europeo che non c’è.

Ma per andare oltre la politica monetaria Trump dovrà far crescere anche la politica e l’economia reale, far crescere l’occupazione, e la sua lotta all’importazione dell’offerta cinese pone dei limiti questionabili, perché da agenda programmatica, Trump, vuole aumentare i dazi mai soppressi da Biden, e ciò secondo uno studio di Moody’s consentirà all’inflazione di crescere già a partire dal 2025, sminuendo l’azione presidenziale sulla Fed.

Orbene in un quadro di crescenti tensioni geopolitiche mal si innesta il programma di Kamala Haris, molto meglio quanto stabilito da Trump, poiché le banche centrali devono ora, diversificare le proprie riserve valutarie, e ciò è possibile sia in favore dell’oro che delle cripto- valute, diminuendo nonché riducendo la disponibilità dei dollari e dello yuan. Ciò vale a livello mondiale quanto americano, Pechino resta il maggior detentore del debito statunitense, e la geopolitica attuale, denota che tutti stanno prendendo le distanze tanto dal dollaro quanto dalla moneta cinese, e le riserve auree crescono. Quindi anche l’America deve modificare i suoi asset, per evitare un crollo monetario e commerciale, deve creare un asset alternativo, per evitare una strategia di disinvestimento sul dollaro, e solo con scambi paralleli, e bilaterali ciò è possibile, con una forte moneta virtuale, che crescerà senza essere legata ad una stabilità finanziaria stretta al potere dei paesi esteri.

Evitare il rischio di una recessione per ora resiliente, ma che non va esclusa nella sua performance non improvvisata di contrazione economica, l’America enuncia degli indicatori per l’appunto economici, un trend crescente della disoccupazione, il crescente rapporto debito/Pil, con una chiara inversione dei rendimenti di mercato, tutti segnali che denotano effetti preoccupanti. Aggravati da duecento miliardi di spese belliche per la crisi Ucraina.  

Autore

Economista, Bio-economista, web master di eu-bioeconomia, ricercatrice Unicas, autrice e ideatrice di numerosi lavori scientifici in ambito internazionale. Esperta di marketing. Saggista, studiosa di geopolitica e di sociopolitica. È autrice dei saggi “Il paradosso della Monarchia” e di “Europa Nazione”. Ha in preparazione altri due saggi sull’identità e sulla politica europee.