• 7 Aprile 2025
Editoriale

L’Europa siamo noi, siamo noi cittadini che muoviamo le file delle dinamiche sociali nell’ambito europeo, sebbene nella costruzione dell’Europa hanno contribuito diverse variabili, di ordine primario, come l’unione dei mercati, delle ideologie politiche, che hanno rasentato sempre l’economia nel corso dei tempi storici di evoluzione.

Un elemento di spicco che ha anticipato la società moderna costruendone e identificandone le fondamenta è stato il rapporto crescendo tra la filosofia politico giuridica e la coscienza civica dei cittadini europei, appartenenti ad un continente variegato nell’identità, geografica, culturale, nella vita sociale, politica e dunque economica.

Tuttavia, la stabilità di questi elementi e i loro rapporti con la filosofia corrente delle varie epoche ha reso possibile lo sviluppo di una coscienza riflessa univoca di relazione tra i problemi congiuntamente umani alla vita politica e socioeconomica.

In particolare i rapporti tra filosofia italiana ed inglese, nel medioevo, epoca i cui  le due società erano meno diverse, si sono protratti fino al rinascimento, sulla base del aristotelismo e del neoplatonismo, che hanno formato una certa filosofia europea che è giunta fino all’illuminismo, e al positivismo evoluzionistico, forgiando non solo la dialettica dei tempi, ma del pensiero foriero di una coscienza europea, passando per l’idealismo di De Sanctis e di Spaventa, di Croce e di Gentile,De Ruggero fino a giungere al pensiero di Kant e la filosofia di Hegel.

Ma le diffidenze e l’anti-idealismo, hanno preso il sopravvento, e la filosofia unico punto di contatto, sociale e di pensiero, che congiungeva gli uomini e i pensatori di un vasto continente quale quello europeo, con contattati filotedeschi, giunsero ad un bivio e ben presto in materia morale e politica la filosofia rinuncia ad un ruolo guida, abdicando dalla sua funzione primaria di coscienza e riflessione e di responsabilità sociale. L’Europa diviene presto un campo di guerra sociale, nel 1941, e le dittature dominavano ovunque, e la tirannia non consentiva la cura dei cittadini, e delle comunità umane.

Oggi dominano i crolli finanziari, i filosofi sono stati sostituitidagli analisti di mercato, e le tensioni, sono frequenti in un clima perenne di incertezza sovrana.

La vera dittatura è un neocapitalismo finanziario strisciante che ha preso il sopravvento, in una società dove le crisi e le guerre fanno meno paura dei crolli finanziari, infatti si paventa un nuovo crollo, annunciato da questo nuovo paradigma non più filosofico, come già avvenuto nel 1987, nel 2000, nel 2008, un crollo definito devastante, dove la coscienza umana, dove gli europei, saranno devastati, anche socialmente, e fraudati delle loro certezze reali ed economiche.

Siamo in uno scenario macroeconomico pieno di incognite, dove gli investitori forieri delle istanze del passato stanno correndo a forzate forme di riparo, per prevenire il peggio, e le strategie autonome europee non riusciranno a calibrare il prossimo terremoto finanziario.

Ma intanto il concetto di Europa sempre più unita è diventato di moda e sembra sempre più un passaggio obbligato verso un’unione dei capitali, dei risparmi, verso un’unione Stato o un comportamento simile che preannunci fin da subito, un Europa solida e al riparo dalle minacce finanziarie, belliche, ma un Europa, in costruzione è o non è un affare di Stato? Un Europa che i sentimenti sociali, divergenti nelle culture e nelle politiche ideologiche, che hanno abbandonato esse stesse la retorica delle idee, per un pragmatismo, volto verso il greendismo planetario, indicizzato da un azionariato globale, che ora peculiarmente si sposta verso un riarmo di qualità giustificato da un’emergenza non sostenibile?

La filosofia europea di un tempo, con fisonomia geografica sempre meno americana, e sempre più germanica e anglosassone, abbandonata per una sovranazionalità sviluppatasi intorno ad una governance finanziaria, meno pubblica, ritorna e l’Europa che nacque in funzione euro americana, oggi lasciata sola al suo destino, invoca un “Europa Subito”, ma l’espansionismo tedesco rivalutato da un riarmo inaspettato, complica lo scenario, e il declino da una morale filosofica di altri tempi, non coniuga il passo verso una scelta politica dove i cittadini europei, non si sentono ancor partecipi.

Dire cive europeo, dire uomo europeo, è un concetto descrivibile, umanisticamente, ma che risente ancora non solo di preconcetti storici e antistorici, come le bandiere dei partiti, come i “manifesti” precostituiti all’origine, in tempi troppo anacronistici e di ferocia umana, ma rivendicare l’universalità europea, e l’ideale cosmopolita, al di là di ogni idea, di ogni confine, e del nostro continente è indispensabile, e sebbene il nuovo paradigma finanziario dei mercati globalmente ci avvolge contravvenendo il nostro futuro e il nostro destino, e dobbiamo agire come se fossimo un unico Stato d’Europa, allora dobbiamo lavorare, non solo sull’educazione di essere cittadini europei, unificandoci in ogni ambito, al di là della maggiore cooperazione e maggiore interscambio, ma dobbiamo essere inclusivi, in particolare nell’ambito finanziario.

L’inclusione finanziaria, tanto agognata, è in realtà un problema concreto, perché per esempio in Italia 1.3 milioni di cittadini sono completamente esclusi dal sistema bancario, emarginati dall’economia digitale, e dal sistema stesso, per motivi sociali, culturali, o di età, vivono in una sorta di alfabetismo dei servizi finanziari, e così si evidenzia una desertificazione bancaria, propedeutica ad una impossibilità di raggiungere l’obbiettivo, socioeconomico finanziario.

“Senza educazione finanziaria la democrazia è a rischio: saper gestire i soldi è oggi importante come leggere scrivere” questo è quanto asserisce un economista italiana di fama mondiale Annamaria Lusardi (docente di Stanford University) nel suo saggio “Il sapere che conta” dove si enuncia un approccio pratico all’alfabetizzazione finanziaria, sia per i giovani che per le persone di ogni fascia di età, per sdoganare il benessere finanziario.

Siamo europei, ma l’Europa richiede una costruzione e un’inclusione sociale, il rafforzamento delle garanzie civiche, pubbliche, il potenziamento dei servizi finanziari, visto il cambiamento della realtà economica declinata nell’ambitofinanziario, per giungere ad un riequilibrio degli investimentie al benessere finanziario. Ogni disinformazione e ogni diserzione dalla conoscenza economica finanziaria crea forme nuove di solitudine ed esclude dalla realtà, stiamo viaggiando verso un immaginario di un futuro diverso, dove ogni cosa che non impariamo o disimpariamo, forse non riusciremo ad imparala mai più, e non sapremo mai più insegnarla alle future generazioni, saremo sostituiti dagli algoritmi delle intelligenze artificiali.

Bisogna puntare ad una autodeterminazione economia e finanziaria, in un’etica della realtà e delle scelte, evitando di formalizzare un Europa a due marce dove si evidenzia un sistema finanziario veloce e senza morale filosofica, e una realtà emarginata e smaterializzata perché lontana dai servizi necessari.

L’inclusione resta la valvola paradossale per omogenizzare un Europa che omogenea non è, che respinge l’isolamento economico politico, e si spinge verso una responsabilità sociale non filosofica ma che passa attraverso l’attivismo bancario responsabile, che deve produrre un’offerta di accesso al credito e conto correnti inclusiva per tutti, con politiche di credito senza rischio e senza penalizzazioni di sovraindebitamento, per aiutare l’economia reale, per ogni fascia di reddito e di età. In altre parole, con obiettivi sostenibili, volta alla riduzione delle disuguaglianze. La felicità finanziaria, primo step di questo capitalismo globale, deve passare attraverso una domanda interpersonale inclusiva dell’economia, per generare altra economia dal sapere finanziario.

In questo periodo di crisi per concretizzare una vera idea unitaria dell’Europa è necessario approfondire sulla base del processo intrapreso, la sostanziale validità dei motivi che hanno condotto le forze politiche a imporre delle scelte volte a seguire la via della cooperazione intergovernativa allora e oggi dell’unità settoriale, prima di costituire e costruire una vera governance pubblica in termini di Stato centrale.

Oggi possiamo profetizzare o auspicare una pace duratura solo, trovando le ragioni motivazionali dei nostri comportamenti politici, al fine di salvaguardare una vera pace mondiale, eliminando le sovranità o ancora meglio le competitività e rivalità nazionalistiche,  superando la dimensione dell’entità autarchica nazionale, cedendo il passo ad una sovranità più ampia, come professò Schuman agli albori dell’Europa, e come oggi una leadership europea deve realizzare in una dimensione di spazio economico molto finanziario, e molto avanguardista e riformatore.

Provocando, l’attuale stato di processo integrativo, il problema della difesa, è molto serio e significativo, anche se necessario, un ritorno ad una grave involuzione della politica internazionale, e in particolare dell’Europa occidentale, ad una politica degli equilibri tra gli Stati mondiali, basato su un rapporto di forza. Ma è pur sempre un’intrapresa anche finanziaria, volta alla felicità dell’utente finanziario.

Cioè siamo difronte ad una negazione dello spirito filosofico che ha infervorato il passato europeo, che responsabilizzò la collettività gradualmente verso uno spirto unitario, e verso una comunità unitaria, che spinse verso una politica di integrazione, decisiva, non solo settoriale.

Dobbiamo evitare con una leadership identitaria che l’Italia ha, poiché tanta parte ha avuto nella costruzione dell’Europa, che sia marginalizzata in un momento così determinante, qualificando le nostre azioni in ordine ai problemi concreti che il momento storico propone, in ordine al nuovo asset finanziario mondiale, riabilitando il nostro sapere finanziario, evitando alle future generazioni un’infelicità economica.

Autore

Economista, Bio-economista, web master di eu-bioeconomia, ricercatrice Unicas, autrice e ideatrice di numerosi lavori scientifici in ambito internazionale. Esperta di marketing. Saggista, studiosa di geopolitica e di sociopolitica. È autrice dei saggi “Il paradosso della Monarchia” e di “Europa Nazione”. Ha in preparazione altri due saggi sull’identità e sulla politica europee.