Siamo ormai al colmo dell’intellettualizzazione, vige una sorta di boicottaggio del revisionismo storico, in quanto colpevoli di eventi mostruosi, belligeranti e quanto mai unici, genocidi, olocausti, e pertanto non riusciamo più ad essere lucidi, difronte ai nostri persistenti sensi di colpa che collettivizzano l’immaginario dell’Occidente.
E nasce una sottile guerra, l’ennesima, contro gli ebrei e Israele, ovunque, nelle strade cittadine e non, negli atenei, nei collettivi, nell’associazioni, nei campus, nelle rispettive manifestazioni politiche, sociali, sindacali, stiamo volgendo le spalle alla storia, ignavi dei nostri errori ed orrori, colpevoli oggi di assumere come ieri uno scudo visivo e non accorgerci di quanto ancora siamo strumentali alla politica, strutturata in maniera propagandistica, per predestinare il destino dell’umanità e diffondere un odio divisivo.
L’intensità delle azioni, spingono le emozioni di massa, verso un fanatismo di militanza partitica, che prosaicamente traina e domina le menti, e discutibilmente alimenta nuovo odio e un nuovo razzismo.
Produciamo idealizzando senza oggettivizzare un neonazismo israeliano, volto a cancellare la responsabilità storica e la coscienza storica che l’occidente ha dell’Olocausto, infatti, paragonare gli israeliani a nazisti forse ci fa sentire più leggeri e dalla parte giusta della storia, e ci fa sentire meno colpevoli, in realtà stiamo seguendo il gioco di Hamas, un affronto che cerca di falsificare e rendere nulla la ricostruzione del passato, con un colpo di mea culpa, o con un nuovo olocausto,reciprocamente meno colpevolizzante e meno pesante.
Certamente tutte due le parti, devono fare prima i conti con loro stessi, per giungere ad un accordo intermediato, che possa indurre a superare l’odio nato da un doppio massacro. Un odio senza tempo, ma che ha trovato spazio in un conflitto, che deve trovare una tregua e una soluzione anche territoriale e geopolitica.
Ma la coscienza, resta, con le sue colpe, e non sarà facile alleggerire il carico, in termini di coscienza collettiva.
Le vere barbarie, naziste sono quelle di Hamas, che hanno intrapreso una strada senza ritorno, aggressori, di una civiltàisraeliana in fase di assestamento, non curanti della loro reazione, che ora appare ed è esagerata, certamente l’aggressore si assume sempre in un gioco delle parti, l’assoluta cattiveria, la provocazione, ma che in tal caso non doveva avere una risposta o per lo meno non una risposta di pari rilevanza, ovvero la vittima per l’occidente doveva restare vittima e non reagire. Ma purtroppo la risposta è stata smisurata.
La diabolica reazione, non doveva avvenire, dovevano i civili, ebrei, in Israele, restare inerti, e subire, come fu in passato, e come così doveva essere, ed implorare il ritorno degli ostaggi, in una moralità di vittimismo secolarizzato e di perdono perpetuato, senza riscatto alcuno. Ma ciò si sa è inconcepibile.
In altre parole gli ebrei israeliani dovrebbero ignorare le loro origini, cristiano giudaiche, ignorare la Torah e la Bibbia, ignorare le profezie, e sottrarsi da un credito di riscatto storico che ancora oggi li vuole soggiogati, al solo ricordo dell’Olocausto, solo nel giorno della shoah, di una morale antimorale, imbevuta di antisemitismo, ma antisemita e razzista di un popolo la cui etnia, a furore mondiale, non ha avuto solo un genocidio, ma anche un mancato futuro, una mancata terra promessa, reietto, dal mondo e dalle profezie.Ma che ora si ribella con un’azione altrettanto criminale, dividendo l’opinione mondiale e in particolare europea.
Una sorta di mistero che deve restare biblico, che non può avere una sua sostenibilità reale, in quanto è imperdonabile la reazione israeliana e resta tale, per l’opinione dei molti, ma cruciale ed inevitabile, per un popolo troppo tempo incompreso, dimenticato o forse solo commemorato a tal punto che in Europa e in Occidente, la questione sembra indurre ad un finale, destinato allo sterminio totale dello stato ebraico grazie anche ad una congiunta guerra mussulmana, che dobbiamo scongiurare e che forse potrebbe diffondersi anche in Europa, dove i probabili vincitori potrebbero rimuovere non solo l’identità di un continente antico, ma anche di distruggerne la sua civiltà, coniugando le sorti di Israele a quelle europee.
Certamente, senza una considerazione così fatalista, ci sentiamo meno coinvolti, ma il vero coinvolgimento persiste in un fanatismo strisciante antiebraico che pervade interamente l’Occidente e in particolare l’Europa, dove i sessanta milioni di mussulmani immigrati, e le loro fratellanze si sentiranno autorizzati a spadroneggiare, in un sentiero di terrorismo rinascente e inarrestabile.
Ed è inutile continuare a eludere i segnali di fumo, la crisi israeliana ci appartiene, secondo il gioco delle parti, e l’odio diffuso, volto verso un fanatismo antiebraico, o essere a ragione pro palestinesi, non è solo uno slogan o una bandiera per armarci, le guerre non sono solo assenza di pace, sono portatrici di destini distruttivi, e i fedeli mussulmani, hanno una febbrile capacità e volontà di primeggiare, là dove la nostra identità occidentale, sta cedendo il passo al loro segreto avanzare, praticamente ovunque, comprando il nostro destino.
Il mandato di arresto per il primo ministro israeliano Netanyahu e il ministro della difesa Galant, preannuncia una cessione per la Corte penale Internazionale, di sovranità militare dell’Israele, in ambito di difesa, ripudiando e ritenendo la sua condotta militare inaccettabile, in termini di crimini di guerra, in altre parole, subire doveva essere l’unica arma possibile e sostenibile, ma fino a che un popolo può subire? o essere completamente annientato?
Tuttavia non dobbiamo giustificare mai l’uso delle armi, sia in tempi di pace sia in tempi di guerra, o in presenza di una reale aggressione terroristica.
L’Occidente cede sempre più la sua autorevolezza anche militare oltre che giuridica ai mussulmani, depauperando così sempre più la cultura e la civiltà occidentale, spersonalizzando le cognizioni e le certezze di uno stato di diritto sia umanitario che civile, saremo sempre meno illuminanti ma illuminati dal corano e dalle sue istanze, dove le donne sono ancora prive di ogni umano elementare diritto.
Dopo l’impero d’Occidente, dopo aver gettato le basi per la conquista delle Americhe, capaci di conquistare anche l’Asia siamo pervasi da una febbrile dinamica mussulmana atta a devastare la nostra identità in nome di una geopolitica, e di una escalation energetica che sta ufficialmente motivando sempre più l’ordine delle cose in senso distruttivo. Ogni patto bilaterale, ogni azione strategica commerciale, ha un senso, ogni scambio culturale, ma mai soccombere ad una volontà integralista.
L’islam, sta facendo passi da gigante, e non sulla gobba di un cammello, ma desertificando le nostre intenzioni, privandoci delle nostre certezze, e in una prospettica visione politica, non solo di spiccato sovranismo nazionalista, ma certificandoscientificamente una probabilità complessa e statistica nella quale siamo, l’islam allora dominerà il mondo soggiogando forse dapprima Israele e poi come in una soluzione di continuità anche l’Occidente?
E poiché l’Europa si sta allontanando da una resilienza inclusiva dove lo stato di diritto sia dominante rispetto alla libertà di culto e rispetto all’integrazione politica immigratoria, ciò potrebbe essere non un’utopica visione ideologica.
Superare in Europa gli estremismi è doveroso, sia di destra che di sinistra al fine di superare ideologicamente il facinoroso nazionalismo neonazista tedesco, che ha pervaso anche le motivazioni ideologiche della crisi Ucraina, di cui non si sa per quale ragione non se ne fa menzione alcuna, o non si considera rilevante, considerando Zaleski una vittima semplicemente soggiogata all’aggressore e dalla sua follia egemonica.
Certamente come per il ritorno sionista nella patria ebraica israeliana, si è perseguito un atto di fede e resilienza, anche l’Europa deve inseguire una resilienza volta a non ignorare un ritorno islamista sempre più persistente, capace di ribaltare le sorti di una corporazione non ancora Stato federato.
E il parallelismo tra la crisi Ucraina e il neonazismo, nonché il così detto e paventato razzismo sionista israeliano non sono così distanti, Kiev covava una alcova di rinascenza sedata con la crisi, ora, è bene, capire che il superamento degli estremi, non sono azioni di fallace o mendace concretezza politica ma possono tracciare una possibile distensione e tregua dalla crisi, riducendo i contrasti geopolitici e i fanatismi.
Se in questo filosofeggiare, il paradosso di Kiev è il neonazismo, il paradosso dell’Occidente oggi è il fanatismo antiebraico in una perequazione ideologica che si èpreannunciata nelle rispettive crisi, e attraverso unantinazismo facinoroso non dimentico dei trascorsi storici, convergere ad un’Europa libera e di origine cristiano –giudaica fortemente scristianizzata, nella estinzione della suaidentità religiosa sta cedendo il passo ad una Europa islamizzata, al punto tale che la sharia prende sempre più il sostegno in un multiculturalismo di diversità, scientificamente definite ed elevate ad integrazione politica, che sebbene si incontrano nel diritto della governance sovranazionaleeuropea, poco si incontrano nella sovranità delle nazioni.
Londra, Parigi ne sono l’esempio concreto, anche Milano, dove i mussulmani definiscono e scandiscono, per presenza numerica non solo nelle periferie le relazioni sociali, culturali e scolastiche nonché di culto.
La rete sottile tra gli islam mondiali, non può essere ignorata, altrimenti subiremo un altro illuminismo ma fortemente islamizzante, che imporrà la sua traiettoria, poiché l’influenza internazionale dell’Europa sta subendo il fascino dell’islam e tra le dinamiche del medio oriente e l’ascesa inevitabile asiatica, distruggeranno definitivamente il misero equilibrio conquistato faticosamente dall’Europa a livello globale. Un ritorno all’equilibrio è opportuno, come lo è una pace duratura.
L’Israele, dunque, sta lottando anche per i nostri valori, e chiedere la resa della sua battaglia senza il ritorno degli ostaggi, resta una resa ideologica, una farsa una rinuncia alla democrazia, alla sovranità nazionale e sovranazionale europea, alla libertà, fondamento quest’ultimo, della comunità occidentale, sia per i diritti civili, umani e di genere, valori un tempo secolarizzati, ma di recente abbandonati da sinistre comunità elitarie, che hanno paura che tali valori siano perseguiti e protetti, e difesi proprio dagli israeliani.
E il consolidamento di una sorta di alleanza tra gli islamisti antiebraici, e i progressisti, di sinistra, confonde la memoria storica, finora emulata come esempio democratico di un futuro non più pericoloso, e si sventola una bandiera di un colore confuso, fosco, che volge le spalle alla storia, e alle nostre colpe.
Inoltre finora, abbiamo cassato e confutato, in Italia, un’itera dinastia reale, appellandoci all’antisemitismo e alle leggi raziali, abbiamo esiliato l’ultimo Re d’Italia e con esso la monarchia, ripudiandola come possibile forma alternativa di governo, con una norma anticostituzionale, al fine che si potesse volgere le spalle ad un passato antidemocratico, e a ben sentire totalitario, ed ora l’Italia di sinistra è in fibrillazione, contro coloro che vogliono proteggere i valori e i fondamenti della nostra democrazia.
Questa forma di paradosso storico, è non solo un eufemismo ideologico, confonde non solo la visione politica e stralcia pagine di storia, forzosamente scritte, e guarda ad un futuro incerto.
Un’ accordo di distensione è già incorso, una pace è auspicabile, deporre le armi doveroso per una sostenibilità delle idee, sane e durature e frangere il muro dell’odio ed del fanatismo antiebraico.