Napoli, città che, con le sue contraddizioni , bellezza e vivacità, ha ispirato una pluralità di artisti, scrittori, musicisti ,i quali sono stati attratti dai colori della vita quotidiana, che muta di quartiere in quartiere, per dar sfogo alla propria vocazione e passione.
A tale proposito, ricordiamo Matilde Serao, poligrafa, la cui vita fu costellata da tante scritture, infatti ,scrisse fino alla sua morte; negli anni è stata oggetto di analisi critica da parte di molti studiosi di letteratura, in Italia e in Francia, ma anche di storici della lingua italiana, storici del costume, del giornalismo, ma anche di studiosi che si sono focalizzati sulle questioni di genere. La sua vocazione si espresse su più versanti, come il giornalismo e la narrativa. Ella seppe dare valore al pubblico femminile , con spirito materno , elemento con il quale affrontò, in generale, tutti gli episodi strategici della sua vita; infatti, Pietro Pancrazio scrive: << Materno fu il suo sentimento fondamentale verso la vita(…)>>.
Anna Banti, nella sua biografia, scriveva:<< Donna Matilde ha il giornalismo nel sangue>>. Matilde, donna savia, scaltra, con la passione che le ardeva nel cuore, si creò un destino insolito per una donna di fine Ottocento.
<<Io appartengo alla gente da tavolino>>, dichiara in un’ intervista; invece, in una lettera alla figlia, scrive <<Sono grafomane e la carta, la penna e il calamaio sono le sole cose che mi avvincono, fra tutti gli oggetti di questa terra>>. La sua vera vocazione per la scrittura diventa elemento cardine della sua esistenza, che le permette di diventare una scrittrice e giornalista ammiratissima, oggigiorno, molto rivalutata e apprezzata.
Leggeva Shakespeare, Balzac, leggeva tutto ciò che si trovava sotto agli occhi, cibandosi di parole lette e, poi, scritte su carta.
È bene ripercorre le tappe della sua travagliata vita privata e quelle della sua straordinaria carriera professionale di giornalista e scrittrice.
I napoletani esclamavano <<Passa la Signora>>. Era solita, dunque, camminare tra le strade della città e farsi notare su di una carrozza, nei pressi del Mattino. Matilde, amava gustare dolci e soddisfare i piacere del palato, vestiva di scuro, indossava sovente collane di perle ,che arricchivano la sua figura carismatica. Osava esclamare :<<Mi cibo di dolci e libri!>>. Si sapeva distinguere e farsi notare non solo per la sua personalità egregia ed elegante ma, soprattutto, per la sua intelligenza. A questa altezza cronologica, Matilde già è una donna ben affermata nella vita lavorativa e nota al pubblico. Henri Bergson diceva di lei che avesse quel <<Supplemento d’anima>>, utile per rappresentare su carta quello che aveva visto e vissuto nella sua quotidianità partenopea.
Matilde Serao, designata da Angelo De Gubertis come <<La più poderosa per ingegno, vivace fantasia e vigore di stile fra le nostre scrittrici>>, dunque , è stata una figura eminente come scrittrice e pioniera del giornalismo italiano al femminile ; una vera e propria scrittrice prolifica nata a Petrasso, in Grecia, nel 1856.
Coraggiosa, talentuosa, determinata si è distinta per aver fondato e diretto il quotidiano, “Il Corriere di Roma”, e ,poi, ugualmente fece con “Il Mattino” e “Il Giorno”.
Il padre fu un avvocato e giornalista che, nel 1848 dovette lasciare la sua città ,perché anti-borbonico dirigendosi ,così ,verso la Grecia. Qui sposò Paolina Borrelly e , a causa della caduta di Francesco II, riuscì a ritornare in Italia, a Carinola, nel 1860.
Il padre di Matilde iniziò a lavorare come giornalista a “Il Pungolo”. Matilde , dunque, visse sin dalla sua prima adolescenza l’ambiente del giornalismo ,dal quale fu molto influenzata. Nonostante ciò, imparò a leggere e a scrivere con ritardo a causa delle travagliate condizioni economiche della famiglia; nel 1874 si diplomò e vinse un concorso per ausiliaria di Telegrafi di Stato. Questo fu un impiego temporaneo che influenzò, in seguito, la stesura di un libro dedicato all’universo delle telegrafiste, ovvero “Il romanzo di una fanciulla”, edito nel 1886.
Continuò a lavorare come telegrafista, ma c’era qualcosa di più che occupava le sue giornate, ovvero la propensione letteraria, vera e propria vocazione. Per “Il Giornale di Napoli” iniziò a scrivere articoli piuttosto brevi, poi,si dedicò anche alla stesura di bozzetti e novelle portando a termine “Opale”, che indirizzò al “Corriere del Mattino”.
Legata da una sincera amicizia con Eleonora Duse- attrice nella Compagnia dei Fiorentini di Napoli-, la sostenne nella difficile relazione con Martino Cafuero, ma anche nel periodo della gravidanza,dopo il quale nacque un bambino esanime.
Ingegnosa, talentuosa, intelligente, di grande levatura culturale, Matilde cercò di mutare il percorso della sua vita cambiando città e trasferendosi a Roma. Qui, dunque, collaborò con il “Capitan Fracassa”, occupandosi di cronaca rosa, critica letteraria e frequentando i salotti letterari della città, sperimentando la vita mondana.
Nel 1883 uscì il libro intitolato “Fantasia” che Edoardo Scarfoglio non apprezzò particolarmente.
A tal punto, il suo percorso professionale si intrecciò con la sua vita privata, perché Matilde incontrò Edoardo Scarfoglio nella redazione del “Capitan Fracassa”; Scarfoglio ammirò la sua intelligenza. Così, nacque una relazione sentimentale e i due si sposarono il 28 Febbraio 1885. Dalla loro unione nacquero quattro figli maschi: Antonio, Carlo e Paolo (gemelli), Michele.
Madre, moglie, scrittrice, giornalista continuò a scrivere nonostante le gravidanze, senza mai abbandonare la sua passione. A questi anni risalgono i romanzi: Pagina Azzurra, All’erta!, Sentinella, La conquista di Roma, Piccole anime, Il Ventre di Napoli,e altri.
Edoardo e Matilde nel 1885 fondarono il “Corriere di Roma”, evento che sancì il loro sodalizio professionale. Tutto ciò che Serao visse con il giornalismo, lo trasferì nei suoi romanzi, di cui si ricorda”Vita e avventure di Riccardo Joanna” che, infatti, Benedetto Croce giudicò”il romanzo del giornalismo”.
Ella pubblicò, inoltre, anche sul “Giornale delle Donne”, importante rivista di emancipazione sociale delle donne. Insomma, partecipava attivamente alla realtà che la circondava, analizzandone tutte le sue sfaccettature , le sfumature della vita e dell’ animo umano.
Il “Corriere di Roma” , nel contempo, attraversava una crisi finanziaria, ma Matilde e il marito non sapevano come porvi rimedio. Fu l’incontro con il banchiere livornese Matteo Schilizzi , proprietario del “Corriere del Mattino”, che permise di risolvere la questione. Questi, infatti, consigliò alla coppia di ritornare a Napoli e dedicarsi al giornale. Nonostante la coppia avesse acconsentito a tale proposta e il banchiere avesse posto rimedio alla situazione debitoria, il 14 novembre 1887 , il “Corriere di Roma” pose fine alle sue pubblicazioni, venendo fuso con il “Corriere del Mattino”. Nacque , così, il “Corriere di Napoli”, le cui pubblicazioni iniziarono il 1° gennaio 1888. A collaborare con il giornale furono personaggi eminenti e prestigiosi in ambito letterario, come Giosuè Carducci, Gabriele D’Annunzio e Salvatore di Giacomo.
In seguito, accadde che Serao e Scarfoglio vendettero la propria quota del giornale e fondarono “Il Mattino”. Il 16 marzo del 1892 uscì il primo numero. Da notare che Matilde osava firmare gli articoli non con il proprio nome, ma con pseudonimi come Gibus, Riccardo Joanna , Chiquita.
Il 1892 fu un anno particolare per Matilde, gremito di difficoltà morali e alquanto negativo. Matilde, in seguito a un litigio con il marito, si trasferì in Valle d’Aosta e , contestualmente, il marito avviava una relazione sentimentale con Gabrielle Bessard, una nota cantante di teatro. Quest’ultima , dopo alcuni anni, rimase incinta ,ma Scarfoglio non volle lasciare Matilde, sua moglie. La Bessard andò a casa Scarfoglio, lasciò la figlia e sull’uscio si tolse la vita con un colpo di pistola.
Da brividi è, sicuramente, il biglietto che scrisse a Edoardo Scarfoglio: <<Perdonami se vengo a uccidermi sulla tua porta come un cane fedele. Ti amo sempre>>.
Con un atteggiamento poco deontologico, la notizia fu taciuta dai giornali, ma il 31 Agosto furono portati a conoscenza i lettori. “Il Mattino” , il 1° settembre 1894, pubblicò, in cronaca, la notizia, con un articolo intitolato così: Il fatto della Bessard e le bassezze del signor Schilizzi.
Il fatto suscitò grande scalpore e chiacchiericcio in tutta Napoli. La figlia venne accudita dalla coppia e le fu dato il nome Paolina, in ricordo della madre di Matilde. Quest’ ultima, dunque,dopo aver perdonato il marito, decise di interrompere la relazione sentimentale.
Nel 1900 Scarfoglio fu accusato di corruzione e collusione con la giunta comunale. Matilde, invece, fu accusata di aver fatto raccomandazioni per posti di lavori in cambio di soldi. Scarfoglio la difese con un articolo di cronaca su “Il Mattino”.
Matilde ,da parte sua, non pubblicò più per “Il Mattino” , presentando le sue dimissioni; grazie alla sua innata creatività, creò una rubrica “Api, mosconi e vespe”, che ebbe molto successo e accompagno’ per 41 anni la sua carriera. L’ultimo giornale creato dalla Serao fu “Il Giorno”, che fondò con il giornalista Giuseppe Natale. “Il Giorno” si presentava meno polemico , costellato da una scrittura tranquilla e poco aggressiva. Dalla relazione sentimentale con Natale nacque Eleonora , nome che le ricordava il legame affettivo con la Duse. Nel 1911, inoltre ,iniziò a dirigere il settimanale “La moda del giorno”.
Dopo la morte di Scarfoglio, Matilde sposò Giuseppe Natale il quale morì e , così, ella rimase sola ma, autonomamente, continuò il suo lavoro di giornalismo , dedicandosi anche all’ambito letterario con energia e vitalità, prerogative che, da sempre, l’avevano contraddistinta. Donna tenace, intelligente, fervida lettrice e scrittrice, nella sua vita non ebbe paura di affrontare le sfide, costruendosi un brillante destino in anni in cui molte donne vivevano celate dal pregiudizio e dalla grettezza mentale e culturale.
Candidata al Premio Nobel per la letteratura, non riusci’ ad ottenerlo in quanto antifascista e il Nobel fu assegnato a Grazia Deledda. Mentre scriveva, nel 1927, Matilde morì a causa di un infarto. Fu sepolta a Napoli.
Matilde, insomma , caratterizzata da questa forte creatività, dà luogo alla “Piccola Posta dei lettori”, supplementi letterari; scrive per il cinema, per la pubblicità; fonda “Il Mattino”, “Il Giorno” ed altri quotidiani locali.
Si decida, inoltre,alla narrativa; ricordiamo due romanzi molto noti: “Fantasia”, pubblicato nel 1883,in cui si concentra sulla narrazione della storia tra due amiche , apprezzato dai lettori;” Il Ventre di Napoli” , “Il paese di cuccagna”.
La sua libertà di pensiero, la sua vocazione e la sua intelligenza saranno apprezzati da intellettuali come Henry James , Edith Warton, il quale nel 1934 , afferma: <<La viva immaginazione della narratrice (due o tre dei suoi romanzi sono magistrali) era alimentata da vaste letture e da una varia esperienza di classi e di tipi che le veniva dalla sua carriera giornalistica; e la cultura e l’esperienza si fondevano nello splendore della sua poderosa intelligenza>>. Infine, fu “magister” per i suoi successori, come Rea, La Capria.
Attraverso la narrativa, Matilde ci permette di leggere una realtà che, forse, è sempre attuale, perché sempre attuali sono la disgregazione morale, il pressappochismo dei più , il desiderio di mutare il proprio status, la scalata sociale degli individui.
Nei suoi scritti di narrativa crea carte geografiche di parole; ci si sposta, infatti ,da Chiaia ai quartieri Pendino e Mercato, sempre con quell’ accesa voglia di riportare , nella sua scrittura,la vera realtà degli umili e disagiati, dando peso anche alla psiconarrazione.
Una donna da onorare , nella fattispecie ,per chi ha intrapreso la carriera giornalistica al femminile, in quanto ha permesso all’universo femminile di emanciparsi, di lottare per il proprio futuro e di costruire destini lavorativi migliori.
Trascendendo dagli aspetti narrativi, linguistici, Matilde deve essere un punto di riferimento non solo per chi l’ha studiata e fa parte di una società letteraria; Matilde è e sarà sempre un modello di vita , che travalica le sfere dei cultori e giunge a quanti si sentono privi di coraggio per costruirsi un destino diverso e più sfavillante; questo è il mio auspicio.