• 22 Dicembre 2024

Manca poco per vivere il Natale insieme agli affetti più cari che ci circondano. Il calore del camino, i regali sotto all’albero e il presepe che riecheggia il vero significato della natività: questi sono tutti elementi che permettono di farci sentire protagonisti attivi delle festività natalizie e di percepire la meraviglia che caratterizza il mese di Dicembre. Il clima freddo, le luci che illuminano le strade dei piccoli borghi, la gioia che si legge negli occhi delle persone, le voci dei bambini, il motivo Sacro che induce chiunque a recarsi in Chiesa la notte di Natale per vivere la celebrazione della natività. Un periodo dell’anno, dunque, in cui si vivono atmosfere quasi fiabesche, costellate da luci colorate che fanno risplendere gli animi.

A tale proposito, la letteratura permette di riflettere sul significato proprio del Natale; esso è, infatti, una costante presente in opere di svariati poeti italiani e stranieri; una vera e propria valvola di ispirazione e, per i lettori, motivo di riflessione.

In un mondo dominato dall’odio, dal pressappochismo, dal menefreghismo, ma anche dalla gratitudine, dalla generosità, è bene riflettere sulla letteratura, veicolo di importanti messaggi morali, in modo tale da comprendere che, in realtà, non tutti vivono questo periodo dell’anno in egual modo e con un animo gioioso.

La letteratura novecentesca, ma non solo, è ricca di opere inerenti il Natale. Tanti scrittori e poeti si sono fatti ispirare da questa festività; infatti, il tema del Natale è presente in molte opere di alcuni grandi poeti del Novecento italiano, come Quasimodo, Saba, Alda Merini.

Uno sguardo approfondito, nella fattispecie, ci permette di delineare una sorta di triangolo letterario e immaginario- laitmotiv del nostro discorso- tra Buzzati, Sciascia e Calvino, affinché se ne possano evidenziare le analogie e divergenze contenutistiche inerenti il Natale.

Dino Buzzati (1906-1972), è stato uno scrittore, giornalista, pittore, drammaturgo, poeta italiano. Ha collaborato, inoltre, con il Corriere della Sera ed è stato definito il “Kafka italiano”, perché autore di molti romanzi e racconti surreali e fantastici. Il  “Racconto di Natale” è apparso nella raccolta intitolata “La boutique del mistero”, edita nel 1968. L’atmosfera che aleggia è surreale, l’autore analizza il motivo del significato intimo e profondo del Natale, che egli stesso considera condivisione dell’amore divino, in un mondo caratterizzato dall’ egoismo, dalla freddezza interiore, ben visibile nei rapporti interpersonali. Il protagonista è Don Valentino che ha mandato via un mendicante, dalla cattedrale, durante la celebrazione della notte di Natale; egli non riesce più a sentire dentro di sé la presenza di Dio, la luce divina. Buzzati, con un tocco di maestria, racconta: << Tetro e ogivale è l’antico palazzo dei vescovi, stillante salnitro dai muri, rimanerci è un supplizio nelle notti d’inverno. (…) Tutti hanno una consolazione: il bimbo ha il treno e pinocchio, la sorellina ha la bambola, la mamma ha i figli intorno a sé, il malato una nuova speranza, il vecchio scapolo il compagno di dissipazioni, il carcerato la voce di un altro dalla cella vicina. Come farà l’arcivescovo? Sorrideva lo zelante Don Valentino, segretario di sua eccellenza, udendo la gente parlare così. L’arcivescovo ha Dio, la sera di Natale>>.

Se Buzzati, dunque, si focalizza sul motivo 

sacro del Natale e su ciò che esso suscita nell’animo degli uomini, Sciascia e Calvino, invece, ci riportano in un’atmosfera quasi realista, quindi, molto vicina alla realtà quotidiana.

È, inoltre, importante, a tale proposito, menzionare una delle più eminenti figure letterarie del Novecento italiano ed europeo, ovvero Leonardo Sciascia (1921-1989), anch’egli scrittore, giornalista, poeta italiano. Nella sua opera letteraria, “Natale a Regalpetra”, pubblicata da Laterza nel 1956, Sciascia racconta come si trascorreva il Natale a Regalpetra, durante la sua esperienza di insegnamento nelle scuole. Il focus consiste nella cronaca sulla vita che si svolge in un paese immaginario della Sicilia: Regalpetra è un paese che non esiste. L’obiettivo principale di Sciascia è quello di argomentare sulle condizioni delle classi povere, che vivono situazioni difficili a causa della loro scarsa paga. Per i più, a tal proposito, la scrittura potrebbe mutare la loro condizione, ma Sciascia pensa che la sua penna possa apportare solo fievoli e modesti cambiamenti. Racconta, inoltre, la situazione del contesto scolastico; e, per quanto vi sia un’atmosfera fantastica, comunque, alcuni fatti sono verosimili. Lo scrittore, dunque, riflette sui racconti degli alunni inerenti il periodo natalizio da loro vissuto, affinché il lettore si cali, completamente, in quella realtà e la rapporti alla sua contemporaneità:<< Il vento porta via le orecchie-dice il bidello. (…) Come al solito, in una paginetta di diario, i ragazzi mi raccontano come hanno passato il giorno di Natale: tutti hanno giuocato a carte, a scopa, sette e mezzo e ti-vitti; sono andati alla messa di mezzanotte, hanno mangiato il cappone e sono andati al cinematografo. Qualcuno afferma di aver studiato dall’alba, dopo la messa, fino a mezzogiorno; ma è menzogna. (…) “La mattina del santo Natale-scrive un altro- mia madre mi ha fatto trovare l’acqua calda per lavarmi tutto”. La giornata di festa non gli ha portato nient’altro di così bello. Dopo che si è lavato e asciugato e vestito, è uscito con suo padre “per fare la spesa”. Poi ha mangiato il riso col brodo e il cappone. “E così ho passato il Santo Natale”>>.

Come ben notiamo, Sciascia fa comprendere, attraverso questi racconti espliciti, che non tutti i suoi alunni hanno vissuto il Natale in modo pomposo-il riso cibo molto semplice-a causa di fenomeni sociali ed economici divergenti.

Il triangolo immaginario, si chiude con Italo Calvino (1923-1985), scrittore neorealista che, nella sua opera “I figli di Babbo Natale”, ultima novella della raccolta “Marcovaldo, Le stagioni in città”, pubblicata nel 1963, racconta come il Natale è vissuto da un bambino ricco e, poi, da uno meno abbiente.

Protagonista è Marcovaldo che lavora presso la “Sbav”; egli, dunque, per lavoro commissionato dall’azienda per cui lavora, vestito da Babbo Natale, consegna i regali; ma, con se porta il figlio Michelino, che dopo aver conosciuto il figlio di un industriale -un bimbo molto viziato- vuole donare un regalo a un bambino povero consistente in un martello, un tirasassi e dei fiammiferi, con i quali distrugge la sua casa. L’industriale, tuttavia, rimane colpito da questi doni, perché il figlio si è divertito, tanto che la Sbav mette in commercio il “regalo distruttivo”.

Da come si evince, questi autori hanno denunciato le divergenze tra le classi sociali e il modo che tali inducono a vivere le festività natalizie. Un’ attenta analisi ci permette di riflettere sul fatto che, oggigiorno, vi sono persone che vivono le festività natalizie in totale solitudine, disagio sociale o chi, invece, sceglie di assaporare la semplicità e il valore sacro, senza essere proteso a favorire il consumismo che ruota sempre più intorno alla festività natalizia.

Analizzando la realtà di tutti i giorni è possibile comprendere che il Natale dovrebbe essere motore di insegnamento da attuare sempre, ogni giorno della propria vita.

Come dicevo poc’anzi, la letteratura ci permette di riflettere e di apportare un mutamento alle nostre abitudini- sempre e solo se lo si ritiene opportuno- perché essa racconta la quotidianità- a volte cruda, ma vera- la vita degli uomini e analizza in profondità i sussulti della coscienza umana.

I bambini, dunque, sognano e scrivono le loro prime lettere, racchiudendo in esse i desideri, le speranze per la vita che li attende e per auspicare la pace tra gli uomini e nel mondo. Tanti, infatti, sono i loro messaggi positivi in prossimità del Natale. Da bambina ho sempre scritto su un foglio ciò che il Natale evocasse per me; il suo significato si potrebbe racchiudere nella parola “rinascita”; mi piace ancora pensarla così e protrarre ciò nella mia quotidianità: chi rinasce dopo una lunga degenza medica, ritrovando la luce divina che aveva smarrito; chi rinasce dopo un periodo di stasi e di disgregazione morale.

Il Natale, dunque ,porta con sé un miscuglio di accezioni positive: solidarietà, generosità, bontà, sogni, desideri, amore, rinascita, luce. Però, nonostante la tanta meraviglia e gioia del momento, bisogna fare attenzione a non eccedere la soglia del consumismo, catalizzandovi sul suo profondo significato etico e sacro; tutto ciò, affinché il Natale non  risulti, sempre più, una festa legata alla corsa per acquistare il regalo più bello dell’anno!

A dire il vero, i regali materiali, li ho quasi sempre debellati dalla mia mente, rievocando, sovent nei miei ricordi, i doni affettivi, come il calore dei miei familiari, dei miei nonni, l’amore sfavillante, le parole di conforto che ho donato o quelle di gratitudine e orgoglio che, invece, mi sono state donate.

Queste sono tante piccole luci che si sono accese nel tempo, permettendomi di rinascere ogni giorno, affinché dentro non fossi buio, ma luce che illumina e che si infonde.

Non bastano i regali materiale perché, a volte, anche un gesto elegante, una parola di affetto o un sorriso, possono infondere tanta gioia che, nella sua apparente semplicità, supera il valore di un regalo, benché si possa uscire dall’oblio, rinascere e risplendere.

La letteratura, infine, dovrebbe essere un faro sempre acceso nell’esistenza umana, nella fattispecie, nei momenti in cui, la bellezza del momento, ci discosta dalla purezza profonda del Natale, invocando a spostare lo sguardo verso l’altro, alla sua quotidianità nefasta, attraverso piccoli gesti di solidarietà, umanità e generosità.

Autore

Originaria di San Salvatore Telesino,laureanda in Lettere e Filosofia presso l'Università di Napoli, Federico II, sin dall'adolescenza si è dimostrata attenta alle tematiche sociali e di attualità. Ha collaborato , per alcuni anni, con il gruppo "Spazio Giovani". Inizia a suonare il pianoforte durante l'infanzia, in seguito, decide di interrompere questo percorso per cimentarsi in altre passioni, come la scrittura. Nel 2021 scrive il romanzo introspettivo intitolato "Scaffali di ricordi", pubblicato nel 2022 dalla casa editrice 2000diciassette. Ha partecipato a diverse presentazioni di libri-soprattutto romanzi- in qualità di relatrice. Si dimostra, inoltre, particolarmente interessata alla Letteratura Italiana novecentesca e ai fatti culturali della sua località d'origine: a ciò dedica alcuni articoli di stampo culturale. Collabora, infatti,con più testate giornalistiche. È impegnata, attualmente, nella stesura di articoli culturali e di cronaca per svariate e note testate giornalistiche.