• 16 Marzo 2025
Cultura

Cosa è l’ovvio? Ciò che sembra semplice, plateale, facile, di lettura immediata. È sempre qualcosa che si cattura con l’immagine, con l’intuito, con l’interpretazione? Tutto comprensibile? Bisogna sempre andare oltre l’ovvio. È necessario in un tempo di consumi che creano un impatto, oggi, mediatico. Ma è anche una “filosofia” della confusione perché ciò che sembra comprensibile può essere letto con la leggerezza del nulla. Ovvio e leggerezza sono due termini che la nostra banale società ci ha educato. La leggerezza fa i conti con la profondità. L’ovvio con il dubbio. La strada non è mai spianata e non tutto che sembra leggibile, appunto, può essere usato come termine interpretativo. Siamo figli di una generazione del subito immediato e del politicamente privato. Non è così. Il privato non è politico. Il subito non è l’immediato. Intorno a questa visione occorre anteporre il pensiero la riflessione la meditazione. Dentro questi aspetti bisogna proporre il modello di un umanesimo che guardi alla tradizione e alle eredità vere. Su questi temi si è soffermata a lungo Ida Magli sia sul piano antropologico che filosofico. Antropologia e filosofia sono elementi culturali interattivi. Ciò significa che dobbiamo possiamo andare verso il “dissolvimento dell’ovvio”. È il dato centrale nella conversazione tra Ida Magli e Giordano Bruno Guerri nel volume “Per una rivoluzione italiana”, che segna una collaborazione fondamentale tra il senza politico oltre l’ideologia e società in una rivoluzione del pensare e del rapporto tra idea e pensiero. Due concetti forti che vanno chiaramente oltre l’ovvio. È questo il necessario di cui abbiamo bisogno per dare vita a quell’uomo pensante che non può essere l’uomo leggero e tanto meno può essere la leggerezza del pensare. Un richiamo che ci porta a una filosofia della consapevolezza scavando tra le macerie del mondo moderno e le rovine della memoria. Un “laboratorio della rivoluzione” infatti che va anche oltre gli stereotipi di democrazia in una logica di un “democraticamente corretto”. Come il rapporto tra cultura e sacro che ha interessato Giordano Bruno Guerri scrivendo un attento e lungimirante saggio sul Gesù di Ida Magli. Infatti Guerri osserva: “Ida Magli affronta il problema del Sacro. Il Sacro è potente e si infiltra dappertutto, anche dove non ci rendiamo conto della sua presenza. Persino noi, che al Sacro oggi sembriamo pensare poco, in realtà attribuiamo valore sacrale (e quindi di tabù) a certi ambiti ideologici con ricadute pratiche e sociali concretissime. «Pensiamo per esempio – sostiene Magli – a cosa è diventata per noi un’idea astratta come la democrazia: a parlarne contro, si prova come un senso di disagio, un pudore, quasi una sensazione di colpa e di timore di una punizione. La verità è che questo concetto per noi comporta della sacralità»”. Uno scritto emblematico per entrare nel vero della problematicità tra senso e profezia. Siamo chiaramente oltre l’ovvio. E lo siamo ancora di più quando si legge nel saggio di Guerri sempre riferito al lavoro della Magli: “Gesù scaccia dal tempio i venditori di colombe perché ai suoi occhi non è più necessario il sacrificio delle colombe. Sacrificio è un termine fondamentale, e sul sacrificio è stato perpetrato il maggiore tradimento all’insegnamento del Cristo. È stato un tradimento dettato dalla volontà di fondare il Potere, il quale ha come base necessaria simbolica e concreta il sacrificio, che consiste nell’uccisione di una vittima vicaria e più debole al posto di quella originaria, umana. La vittima è necessaria per fondare qualsiasi Potere. È per questo che Gesù non voleva vittime. La Chiesa invece ha addirittura teorizzato Gesù stesso quale vittima sacrificale”. Così si aprono prospettive e innovazioni scavanti tra cultura, sacro e filosofia. Perché la Magli affronta la questione con la sensibilità originale che si incastra proprio nel legame tra antropologia e filosofia nel tempo del superamento Giordano Bruno Guerri dunque va oltre in una interpretazione lungimirante della Magli nel dire: “…è veramente possibile organizzare una società, e quindi anche un Potere, senza renderlo Sacro? E con Sacro non si intende solo ciò che rientra nella sfera del religioso: come abbiamo visto, il Sacro può anche circondare e rendere tabù un concetto apparentemente laico e politico come democrazia, e l’effetto necessario è che non posso più parlare male della democrazia”. È qui che si compone il principio appunto incastonato nel pensare al valore di democrazia. In Ida Magli si legge dunque: “Come sarà mai venuta in mente a Gesù una serie così drastica di tagli col passato e col suo presente, tagli che gli sono costati tanto cari? E mi sono data anche delle risposte. Ad esempio: che Gesù era un grandissimo poeta, un genio, un artista che amava la bellezza. Pensiamo alla luce dei suoi paragoni: i gigli del campo, gli uccelli del cielo, la dura roccia che rende infecondi i campi così faticosamente coltivati col sudore umano. Lui guardava la natura attorno a sé con l’occhio dell’esteta che vede la bellezza nelle cose. Io credo che, amando la bellezza, si possa arrivare in fondo alla verità delle cose con molta semplicità, senza tanti passaggi”. Come per dire che in Gesù non c’è logica perché Egli non è”logico”. Una posizione contrapposizione che Guerri analizza e che la Magli propone in una visione decisamente profetica: “Io credo che lui sia arrivato prima di tutto attraverso l’emozione della bellezza a capire cosa fosse falso e ingiusto intorno a lui”. La bellezza è oltre la ipocrisia della modernità della bellezza stessa. In un contesto come quello “vivente” l’ovvio ci riporta indietro. Ma Gesù non propone l’ovvio. Centralizza non il religioso teologico. Bensì il sacro profetico e umanistico. La rivoluzione vera sta proprio nella coscienza e non nella consuetudine. I miti crollano e precipitano. Il Mito resiste e si confronta con il Sacro Profetico. Infatti la Magli è andata oltre ogni consuetudine della cultura moderna scavando nel cuore delle civiltà e contrapponendosi al fuggire dell’attimo e incarnandosi nel tempo.

Autore

nato in Calabria. Scrittore, poeta, italianista e critico letterario. Esperto di Letteratura dei Mediterranei. Vive la letteratura come modello di antropologia religiosa. Ha pubblicato diversi testi sulla cristianità in letteratura. Il suo stile analitico gli permette di fornire visioni sempre inedite su tematiche letterarie, filosofiche e metafisiche. Si è dedicato al legame tra letteratura e favola, letteratura e mondo sciamanico, linguaggi e alchimia. È presidente del Centro Studi e Ricerche “Francesco Grisi”.