• 4 Luglio 2024
Religione

“Quella che stiamo vivendo – ebbe a dire qualche anno fa Papa Francesco –  non è semplicemente un’epoca di cambiamenti, ma è un cambiamento di epoca”. In questo “cambiamento di epoca” il peso della crisi contemporanea è tanto più grande in quanto paiono venire meno, nel sentire collettivo, i riferimenti  di una “religione culturale” che, per secoli, ha dato un ordine alle coscienze personali e perfino agli Stati. Oggi, sotto i colpi di una modernità corrosiva, la Chiesa non vive più in un mondo che è già cristiano. La conseguenza non è solo una perdita di potere da parte della Chiesa ma uno spaesamento collettivo ed una serie di nuove domande per chi voglia ritrovare il senso ed il valore attuale  di principi che hanno informato la nostra Civiltà e dato ragioni esistenziali profonde alle genti.

Che fare allora in un tempo che sembra avere perso il valore culturale, oltre che religioso, del cristianesimo ? Come ritrovare la missione universale della Chiesa ? E dove recuperare, oggi, il senso di una sfida tanto più grande tanto più il mondo appare irreparabilmente secolarizzato ?

Le risposte facili non servono, tale è la sfida in atto. E neppure la facile assuefazione alle mode correnti, ad un arrendevole conformismo relativista. Occorre piuttosto riacquistare il valore di una ricerca a tutto campo, dove  non sia negato  lo spazio ad  una visione trascendentale della vita, in grado di farsi vissuto quotidiano.

“Ciò di cui abbiamo soprattutto bisogno in questo momento della storia sono uomini che, attraverso una fede illuminata e vissuta, rendano Dio credibile in questo mondo. Uomini che tengano lo sguardo dritto verso Dio, imparando da lì la vera umanità. Soltanto attraverso uomini che sono toccati da Dio, Dio può far ritorno presso gli uomini”: a pronunciare queste parole è stato Benedetto XVI (a Subiaco, l’1 aprile 2005). Le troviamo,  quale  efficacissimo esergo,  in   apertura del nuovo libro di Riccardo Pedrizzi Joseph Ratzinger/Benedetto XVI, La ragione delluomo sulle tracce di Dio (Edizioni Cantagalli).

Si tratta di un’indicazione impegnativa, in quanto “programmatica”, che bene collega il quadro della crisi contemporanea, crisi non solo geopolitica, di modelli economico-sociali, con una più profonda incertezza valoriale. E dunque con la necessità di individuare convincenti vie d’uscita, in grado di coniugare una “fede illuminata e vissuta” e la presenza  di Dio “credibile in questo mondo”.

L’opera di Pedrizzi, comunicativamente immediata, ma concettualmente profonda, nel recuperare il Magistero di Benedetto XVI apre al lettore scenari inusuali, di attualità ed insieme di  forza ricostruttiva.

JOSEPH RATZINGER BENEDETTO XVI

Come nota nella prefazione il Card. Giovanni Battista Re “dall’insieme dei vari testi scritti da Padrizzi emerge che Papa Ratzinger è intervenuto con grande chiarezza sui principali temi dottrinali, morali e culturali. Ha cercato inoltre di capire il mondo nel quale la globalizzazione – come egli afferma nella Caritas in veritate – ha reso gli uomini più vicini, ma non più fraterni”.

Ad emergere – grazie a Pedrizzi –  è  un’immagine nuova e veritiera di Benedetto XVI, Pontefice popolare ed amato, a differenza di quanto scritto  da certa vulgata corrente, un affetto che ha trovato piena consacrazione durante i  suoi funerali, segno di un bisogno profondo da parte dell’opinione pubblica, di ancoraggi spirituali e culturali, capaci di dare risposte ed orientamenti adeguati alle grandi emergenze della contemporaneità.

Di questi “orientamenti” l’autore di Joseph Ratzinger/Benedetto XVI, La ragione delluomo sulle tracce di Dio offre un’ampia rassegna: dal ritrovato “ruolo pubblico del cristianesimo” (con l’invito ai cattolici di essere testimoni convinti della propria fede e non nascondersi) alla critica della tecnocrazia, dello scientismo e della tecno-scienza; alla battaglia spirituale finalizzata  a riaffermare e ribadire la necessità per l’Europa e per l’Occidente di non smarrire le proprie radici profonde; alle riflessioni riservate al mondo dove Dio è morto e alle sue aberrazioni ideologiche (libertarismo, libertinismo, sincretismo, scetticismo, marxismo, relativismo); al ritorno al patrimonio identitario della cattolicità apostolico-romana, dialogante, ma ben ancorata nella propria tradizione spirituale e nella propria fede.    

Al centro delle analisi di Pedrizzi, lungo le “tracce di Dio” individuate da Benedetto XVI, una domanda di fondo, ben incardinata in un magistero religioso che non distoglie lo sguardo dalle sfide poste all’uomo dalla modernità secolarizzata: “E del resto che cosa si vorrebbe ? Che il cristianesimo, e ancor più il cattolicesimo, che è una religione, etica e per la quale il giudizio di Dio dipende dal comportamento che l’uomo assume sulla Terra, si disimpegnasse dalle battaglie più urgenti dell’ora presente”?

Senza le “battaglie culturali” che hanno segnato la Storia recente e passata del cristianesimo tutti saremmo più poveri, culturalmente e spiritualmente più “indifesi” e quindi meno capaci di affrontare le trasformazioni della modernità. Per  usare una terminologia “politica” è sui crinali della conservazione e dell’innovazione (senza derive “progressiste” però) che il pontificato di Benedetto XVI ha saputo affrontare le avvisaglie di un  “cambiamento d’epoca” che oggi manifesta i suoi tratti più complessi ed inquietanti. Ed in quanto tale va affrontato, senza falsi moderatisti ed infingimenti, dall’alto di una visione lunga, fatta di principi e di azioni/proposte concrete. Di fronte a chi dice essere venuto meno il “valore culturale” del cattolicesimo, sopravanzato dal relativismo, Papa Ratzinger, la sua Opera, ci riconsegna – al contrario – il valore – usiamo le parole  di Pedrizzi – di una “battaglia spirituale per riaffermare e ribadire la necessità per l’Europa e per l’Occidente di non smarrire il ricordo e l’ancoraggio alle sue radici profonde”. Di questo “ancoraggio” c’è oggi un gran bisogno. A ciascuno e a tutti quanti credono in questa buona battaglia  di incarnarne, con l’esempio,  l’essenza.

Autore

Giornalista e scrittore, a partire dalla seconda metà degli Anni Settanta ha collaborato alle principali pubblicazioni dell’area anticonformista. Dal 1990 al 2000 ha fatto parte della redazione del mensile “Pagine Libere”, specializzandosi in tematiche economiche e sociali, con particolare attenzione alla dottrina partecipativa. Scrittore “eclettico” ha al suo attivo diversi saggi dedicati al sindacalismo rivoluzionario e al moderno movimento delle idee. Tra gli ultimi libri: L’Idea partecipativa dalla A alla Z. Principi, norme, protagonisti (2020), La Rivoluzione 4.0 (2022). E’ direttore responsabile del trimestrale “Partecipazione”. Dal 2017 al 2022 è stato componente del CdA della Fondazione Palazzo Ducale di Genova. Dal marzo 2023 fa parte del CdA del MEI (Museo dell’ Emigrazione Italiana).