• 3 Dicembre 2024
La mente, il corpo

Il mondo sempre più si adopera per una distinzione tra noi e loro o l’Altro. E vi è un atteggiamento pregiudizievole e discriminatorio nei confronti di chi è diverso da noi. Da sempre tutti i rapporti interpersonali, sono rovinati dal pregiudizio, che è una difesa ma anche un’offesa, utilizzata dall’essere umano.  

I pregiudizi sono opinioni, ideologie e comportamenti che sono stati impartiti principalmente dell’istituzione familiare, per poi essere continuati da altre istituzioni educative. Ed infine altro ruolo di rilievo è svolto dall’ambiente sociale.  Il bambino attraverso l’insegnamento diretto e l’osservazione viene influenzato nello scegliere posizione di chiusura, pregiudizio, rifiuto verso persone che non rispecchiano, vuoi per status, vuoi per caratteristiche fisiche e comportamentali, il modello e/o il parametro dettato dalla società e condiviso da essa.  

Cos’è quindi il pregiudizio? Il dizionario Treccani lo definisce idea, opinione concepita sulla base di convinzioni personali e prevenzioni generali, senza una conoscenza diretta dei fatti, delle persone, delle cose, tale da condizionare fortemente la valutazione, e da indurre quindi in errore. Ci si fa un’opinione preventiva, avventata, sfavorevole nei confronti di una persona priva di una logicità e staccata dalla realtà. Il pregiudizio non sempre è manifestato proprio per attenersi alle norme sociali che incoraggiano l’uguaglianza.  

Il pregiudizio nutre atteggiamenti di rifiuto ostili nei confronti di chi è valutato come minaccia e c’è la necessità di non avere nessun contatto. Si è consapevoli che avere un pregiudizio sia spesso sbagliato e proprio per questo motivo si cerca di dimostrare agli altri e poi a sé stessi di essere privi di pregiudizio. Ma ognuno di noi potrebbe avere una forma di pregiudizio nascosto definito pregiudizio sottile, manifestato, che è socialmente accettato, tollerato, giustificato dalla difesa dei valori culturali tra il proprio gruppo di appartenenza, l’accentuazione delle differenze tra il proprio gruppo e l’altro e infine la soppressione delle emozioni positive nei confronti dell’altro diverso da noi. C’è poi il pregiudizio riluttante, costruito da atteggiamenti ambigui: adesione ai principi umanitari, sentimenti negativi nei confronti dell’altro.

Nella nostra cultura, oltre il pregiudizio, incontriamo frequentemente anche lo stereotipo e la discriminazione. Tutti e tre inficiano la nostra valutazione.

Secondo la Treccani lo stereotipo è opinione precostituita su persone o gruppi, che prescinde dalla valutazione del singolo caso ed è frutto di un antecedente processo dipergeneralizzazione e ipersemplificazione, ovvero risultato di una falsa operazione deduttiva. È una scorciatoia per ordinare la complessa realtà. La mente è sommersa da infinite informazioni, raggruppa categorizzando l’oggetto di conoscenza in insiemi omogenei. E questa categorizzazione non è mai neutra, ma piena di credenze, significati e percezioni che condizionano la valutazione. Etichettando una persona all’interno di una categoria, le si attribuiscono, caratteristiche, valutazioni, giudizi, atteggiamenti e comportamenti associati a quel gruppo. Si inquadra la persona, senza tener conto delle sue caratteristiche personali e delle sue unicità.

Gli stereotipi si formano attraverso esperienze personali e l’apprendimento sociale. Nessuno è esente dall’essere vittima di uno stereotipo. Diffusi sono gli stereotipi di genere che hanno prodotto e continuano a mantenere la gerarchia e la differenza tra lo status di uomo e di donna: di dominio del primo, di subordinazione della seconda. Rispetto al pregiudizio, che è sempre negativo, lo stereotipo può essere sia positivo che negativo, ed entrambi sono atteggiamenti.

Infine, la discriminazione è un comportamento e riguarda le azioni messe in atto verso le persone di un gruppo diverso dal proprio. Le azioni agite vanno dall’aggressione verbale a quella fisica, passando per il bullismo e l’intolleranza. Non dimenticando che si cerca di escludere l’altro anche con il comportamento non verbale. Importante se vogliamo un cambiamento culturale, osservare, studiare il pregiudizio e lo stereotipo, per modificarli, perché gli atti discriminatori sono una loro conseguenza. E le forme di discriminazione molto spesso sono caratterizzate dalla negazione dell’umanità altrui. Negare l’umanità nell’altro ha portato conseguenze disastrose con stermini di massa e genocidi. E nel futuro?

Autore

Psicologa clinica della persona dell'organizzazione e della comunità Psicogeriatra e docente dello stesso Master - La Sapienza. Coach cognitivo Criminologa minorile Dipendente Regione Lazio