Da una analisi molto attenta e complessa del sistema socio- economico, numerosi studiosi di notevole rilevanza si sono cimentati nel corso dei tempi politici, affermando e risolvendo predittive visioni aderenti al sistema di riferimento.
L’analisi condotta da Sabino Morano, arguto saggista sociopolitico, e il Professore Sergio Barile, ordinario di Economia e Gestione delle Imprese presso la Sapienza Università di Roma, eccellente studioso in ambiti relativi a processi decisionali, di management ed innovazione, nell’ultimo libro “Il Terzo Paradigma” (2024 controcorrente), approfondiscono la tematica di grande complessità sui sistemi vitali, con attenzione al reddito di riconoscenza per una equa ridistribuzione della ricchezza.
Gli autori cercano nel presente volume di mettere in luce nel corso dei tempi politici e delle loro difficoltà e complessità socio economiche, quali siano state le relative metamorfosi percorse dal sistema capitalistico, per adeguarsi in un arco di quarant’anni ai cambiamenti trascorsi della società civile occidentale, vissuti e determinatisi nei diversi assetti politici e nei diversi modelli di produzione, per giungere ad un “capitalismo” (denominazione di Werner Sombart, economista e sociologo tedesco) di differente “Paradigma” e formazione sociale ed economica.
Consapevoli di un’aristotelica memoria del divenire casuale nel mondo naturale e sociale dei fenomeni ad esso connessi, partendo da una verifica delle “Necessità” delle “Possibilità” e delle “Affettività”, elementi soggettivi per giungere a degli stati conclusivi di macro e micro successioni di valori nei processi sociali ed economici, analizzano le svariate dimensioni metamorfiche del capitalismo occidentale, parametrandole in modelli paradigmatici al fine di cogliere, le svariate sfaccettature dello stesso determinatesi nel corso dei processi politici, attraverso i vari momenti di industrializzazione fino a giungere al digitale e all’intelligenza artificiale, passando per i macro momenti ed equilibri della globalizzazione attuale pervasa da numerosi crisi.
Il processo o modello evidenziato, e di natura ciclico nel quale ogni paradigma mostra l’attualizzazione dei fenomeni analizzati, per divenire concreto al tempo politico di riferimento e al processo dunque storico relativo.
Il primo paradigma messo in luce ed inquadrato, è quello del “Capitalismo proprietario” dove il tutto è riconducibile alla triade capitale, lavoro, proprietà, che attraverso il modello storico di riferimento ovvero, i primi anni Novanta del secolo scorso, con il settore manifatturiero in crescita, la produzione reale si discosta dal mondo rurale formando una nuova élite sociale, ed è in esso che si innesta, ovvero in questo primo paradigma il concetto di stato-nazione, sostituendosi e performandosi alle forme di governo dinastiche, creando una forma nuova e comprovata di potere democratico.
Una forma di governo dove la sovranità nazionale diviene la prima reale restaurazione e cessione alla politica vigenteattraverso un elemento di “Necessità” soggettiva di ciascuno apparato federale, quale gli USA e l’URSS per conseguire un rapporto di fratellanza fra Stati sebbene subordinati ai rapporticommerciali di natura bilaterale nell’ambito internazionale.
Tecnicamente l’evoluzione dei processi socio economici,consente l’analisi del “Capitalismo finanziario” dopo la seconda rivoluzione digitale e l’avvento di Internet, parliamo del diffondersi di una vera industria finanziaria con relativo mercato finanziario, che virtualmente diviene il moltiplicatore dei costi e benefici della società vigente, viatico di produzione di ricchezza e di progresso economico, implementando l’economia reale e sostituendosi ad essa.
Questo secondo paradigma si presenta connesso con la finanza, consumi, e un’alta capacità di indebitamento sociale, e il concetto di stato-nazione o pluralità di nazioni si trasforma in governance nazionale e sovranazionale, determinando un processo industrializzato o meglio aziendale, subordinato ai gruppi elitari monetari, bancari, economici, o lobbies, fortemente dominanti l’orientamento produttivo e sociale.
È evidente affermano gli autori che il processo di spoliticizzazione diviene elevato e forviante, perché lo stato perde il suo potere sovrano cedendolo, solo in parte al sistema sovranazionale, in realtà lo rende suddito di un sistema tecno-burocratico.
Inoltre l’interattività digitale, spinge verso una socialità fatta e fondata sulla conoscenza, e sui dati che divengono una risorsa insostituibile.
I due modelli paradigmatici, il primo con il secondo, sono pervasi da dinamiche differenti, il capitalismo di proprietà conferisce al mondo una spinta di formazione fortemente materialistica, il capitalismo finanziario , una spinta basata sulla conoscenza conoscitiva, traslando la dinamica materiale in un mondo virtuale, dove le dinamiche immateriali si avvalgono di conoscenze materiali, fatte di dati oggettivi, ma che implementano una nuova moneta virtuale e una nuova economia di carattere digitale.
Questa interazione tra il materiale e l’immateriale, sta creando di fatto un “non luogo” sperimentale le di cui conseguenze sociali ancora non sono note, e potrebbero creare una riconoscenza del valore e della ricchezza, una sorta di metamorfosi kafkiana del mondo reale e della sua economia.
In altri termini, ci stiamo sempre più sottraendo da una reale partecipazione alla vita, sostituendo le catene del valore su scala globale in un mondo o in non luogo, che di fatto non c’è o comunque esiste in cloud in qualche server posto su una piattaforma gestito da una possibile AI.
La “Necessità” interattiva sta venendo meno, e con essa la “Possibilità e l’Affettività” di un divenire capovolto o confutato da una destabilizzazione del sociale, che sarà fortemente spoliticizzato, perché l’agorà aristotelico sarà traslato in un non luogo, dove la visione ideologica non sarà formulata da un pensiero umano o non sarà.
Questa complessa destabilizzazione sociale comporta una scientifica desertificazione politica, e dei sistemi secolarizzati e consolidati nei tempi politici dell’umanità. Un sistema evidenziano gli autori, disponibile e praticabile non più da un immaginario collettivo, inteso in un ambito allargato quale lo Stato, ovvero come Nazione di individui, ma semplicemente da una governance finanziaria relativamente sociale efortemente monetaria.
La gestione classica dell’economia sarà relegata non più ai suoi utenti o consumatori in qualità di cittadini o amministratori della res pubblica, ma subordinata ad un sistema immateriale, finanziario, e virtuale, perché virtuale sarà la moneta.
Orbene a questo punto gli autori, senza voli pindarici, si interrogano sul ruolo della politica, sul ruolo della collettività e della comunità, per far fronte ad uno scenario così inverosimile ma in corso di trasformazione, lenta e inesorabile, finalizzata ad un chiaro cambiamento globale.
Emerge che questa transizione virtuale di quanto materiale vi sia nella prima ipotesi di mondo1, viene trasferita nella seconda ipotesi di mondo 2, una transizione oggettiva e sociale che sta avvenendo e richiede un grande sforzo dalla parte della politica che non può solo partecipare ad una necessaria e possibile trasformazione degli asset economici in un metaverso senza riflettere, sull’ipotesi di conferire un riconoscimento reale o una riconoscenza retributiva sia in termini di regole, e retribuzione monetaria a quella parte materiale ed oggettiva di cui fa parte il cittadino del mondoche ne viene derubato, in qualche misura spogliato, e negatogli la possibilità di trovare lavoro in mondo2 sempre più tecnologicamente avanzato.
Il linguaggio degli autori, è semplicemente scientifico, scevro da ogni puntualizzazione sia economica che politica, anzi assume talvolta una semantica filosofica, che approfondisce il valore aristotelico, fondamento e punto di partenza analitico, certamente non vuole suggerire una soluzione che ha in sé un valore predittivo, ma semplicemente, gli autori si attengono ad analizzare l’inesorabile divenire socio economico in un ambito politico e capitalistico, trasformato e acquisiscono la consapevolezza dell’inevitabile.
La loro non è una soluzione e tantomeno, è una soluzione di ordine politico, ma come è evidente nell’ordine del divenire aristotelico una “Necessità possibile” anche paradossalmente pragmatica, in un “Terzo Paradigma” dove per schmittianamemoria la retribuzione diviene una consapevolezza di redistribuzione della ricchezza.
Ovvero il “Terzo Paradigma” nasce da un assetcompletamente trasformato, infatti nel primo paradigma, del capitalismo materiale o di proprietà, il valore era e stava nel significato della proprietà stessa del bene o del suo possesso, mentre nel secondo paradigma o capitalismo finanziario, il possesso del bene si traduce nell’assumerne un possesso relativo in quanto trasferito da un contratto di tipo finanziario come può essere una figura di muto o leasing o così via, ne consegue che nel terzo paradigma, o “Capitalismo digitale”, il significato materiale del bene si traduce in virtuale o immateriale, pertanto l’etica del lavoro, o la massima occupazione keynesiana, sfugge alla logica economica,seguendo le logiche degli algoritmi, sottraendo all’individuo la fruizione materiale del bene.
L’epilogo scientifico di questo lavoro sperimentale, e pertanto scientifico, molto esplicativo, volge dunque ad una perequazione del reddito, inteso come una retribuzione benefica al fine di riconoscenza del mancato tolto nel mondo reale per trasferirlo nel virtuale, al fine che la politica, lo Stato, siano consapevoli e riguardevoli, verso i cambiamenti sociali, e possano rendere la vita del cive sostenibile anche dal punto di vista delle ricchezze in una retribuzione funzionaleper una esistenza felice e di benessere generale.
“Il Terzo Paradigma” è un saggio di grande consapevolezza scientifica, volto ad una analisi economica che induce ad unaprofonda riflessione, e spinge enormemente a considerare ilfuturo e le sue complessità sociali, non distante da una predizione così ponderata e analitica, per stimolare le governance globali verso una sovranità politica attenta e precipua, che sia in grado di restituire valore e benessere alle comunità.
Se l’uomo di mercato, vive di consenso e si pone in termini politici e di leadership, può divenire “Sempre interamenteaffamato” come scriveva Schmitt, “da quello che ha creato” e per non scadere in una leadership utopica senza alcuna componente concreta, deve pragmatizzare il suo potere politico al fine di recepire la realtà con un sentire realistico partendo da una complessità di dati che ti consentono di cogliere anche le trasformazioni sociali oltre che economiche.
Il paradosso della realtà globale e ghettizzare ed etichettare il sociale in greenismo, o wokismo e tante altre forme di ideologizzazioni che superano gli orizzonti illuminanti dell’ambito scientifico economico che politico, riducendo il sentire sociale e il suo divenire ad una massificante amministrazione senza possibilità di una visione o di un nuovo sogno futuribile.