• 19 Febbraio 2025

Davanti alla mia scrivania, sul piano nobile dello scaffale che vigila sui miei pensieri e sulle povere cose che vado scrivendo, l’opera di Piero Buscaroli, allineata con riguardo e osservata con ammirazione e nostalgia, sembra chiamarmi ad un cimento che non oso neppure abbozzare tanto sarebbe impegnativo e bisognoso di forze che purtroppo mi mancano. Eppure, quante volte mi sono detto che il lavoro di Buscaroli in qualche modo andava ripreso e continuato? Allora, per acquietare la mia coscienza di tanto in tanto mi alzo, prendo un suo libro, sfoglio alcune pagine o mi immergo per ore nella lettura delle figure che ha ritratto o nei paesaggi con le rovine che ha attraversato o ancora tra le tempeste di note, sentimenti e linguaggi che ha domato. Mi sento meno solo.

Tempo fa tra le mani, come un dono inaspettato e prezioso, mi è capitato un opuscolo pubblicato in edizione limitatissima in occasione di un incontro italo-germanico contenente il testo della lectio magistralis di Buscaroli intitolata “Due culture: un confronto di secoli”. Il mio vecchio amico e maestro aveva ricevuto o trovato da qualche parte, non lo ricordo più, una mia raccolta di poesie, “Sui passi di Nietzsche”. In copertina avevo messo la riproduzione dello splendido e suggestivo dipinto di J. Friedrich Overbeck raffigurante due fanciulle che si tengono per mano con le teste che leggermente si toccano: “Italia e Germania” rappresentate dal grande pittore tedesco in amicizia profonda, a simboleggiare quasi il cuore dell’Europa.

Piero mi inviò la pubblicazione curata dal “Comitato interpaese Italia-Germania” da Monteleone nell’agosto 1989, con questa dedica: “Caro Gennaro, vedi che ti avevo preceduto nell’amore delle due fanciulle! Affettuosamente, PB”.

Un tuffo al cuore, un ricordo che ha rinnovato il dolore di una grande perdita. Avevo dimenticato questo scritto. L’ho riletto più d’una volta. Vi ho trovato il Buscaroli di sempre, quello che da adolescente leggevo sul “Borghese” e sul “Roma” che mio padre portava in casa; quello che poi avrei conosciuto e sarebbe diventato mio amico; quello dei lunghi silenzi, ma poi sempre affettuoso, come quando mi annunciò l’uscita del suo “Una nazione in coma” per le edizioni Minerva dell’amico Roberto Mugavero, qualche anno fa. Il dipinto di Overbeck riassume il senso dello scritto su cui è apposto. Uno scritto che riecheggia motivi che hanno attraversato interamente l’opera di Buscaroli sulla fine della vecchia Europa:“Per quanto la pace sia tornata due volte, dal 1914, sull’Europa, quel mondo non tornerà mai più. Non una generica amicizia, ma una profonda collaborazione di due culture fu stroncata dalla furia del 1914, dopo che aveva appena cominciato a produrre i suoi frutti. Nulla può più essere come prima. Né sono più come prima le nostre due patrie, non soltanto per le umiliazioni subite, per le mutilazioni territoriali, ma per lo spirito”.

Ecco, chi volesse decifrare la crisi europea dovrebbe tenere conto di quest’ultima annotazione. Ed il pessimismo di Buscaroli sulla ricomposizione di un’unità culturale e spirituale era ed è assolutamente giustificato.

Mi sembrava così tanto tempo fa, quando lo conobbi, nel 1975. Erano convincenti le sue disincantate analisi sul destino dell’Europa. Sulla fine della nostra storia comune. Al tavolo di una vecchia trattoria romana o in attesa del treno per Bologna, inframmezzando discorsi e suggestioni, con progetti che mai si sarebbero realizzati, come può testimoniare il mio amico fraterno Stenio Solinas che era l’altro giovane referente di Buscaroli a Roma, stimato al punto di affidargli la compilazione di una raccolta di pensieri di Machiavelli (davvero splendida!) per la collana “La Torre d’avorio” edita da Fògola di Torino. Immaginava anche un giornale, con noi e con Enzo Erra, amico caro andatosene via a cercare i suoi morti nel 2011 (quanta fatica per farli riappacificare avendo dimenticato le ragioni del loro dissenso…). Forse la rinascita del “Roma”. Ci faceva sognare.

Ma ci sbatteva nello stesso tempo in faccia quella realtà che avremmo imparato a maneggiare sia pure con sofferenza: la fine irrimediabile di un mondo, non solo quello dei vinti, ma di nazioni “in coma”, come l’Italia e la Germania.

“Una nazione in coma”: riprendo il volume sempre con un occhio alle due fanciulle di Overbeck. Ripasso le guerre tra borgognoni ed armagnacchi, per dirla con Paul Valéry , e vi scorgo una linea di pensiero coerente con quanto sosteneva Buscaroli in quella lectio tenuta a Pesaro l’11 maggio 1986. Il saggio mi appare come l’esegesi finale di un anatomopatologo applicato ad una storia infranta che per sgombrare il campo dalle illusioni di chi crede che dopotutto la situazione non sia poi così grave, sceglie le parole di Emile Cioran: “Cadere dalla eternità nel tempo fu, finora, la regola. Ma si può cadere più in basso: cadere perfino fuori del tempo. Non è affatto escluso che questa esperienza diventi, un giorno, da individuale, un fatto che ci riguarderà tutti…”.

Chi può dire che questa sorte non sia capitata a noi, italiani che non sappiamo dire quanto durerà il coma e se mai ne usciremo?

Piero direbbe che il destino si è compiuto. Una pagina di storia, lunga un millennio, è stata strappata. Restano rovine in un paesaggio senza nome. Ed il sorriso, per chi lo ricorda, delle due fanciulle di Overbeck… Mi piace pensare che negli ultimi giorni della sua vita a Piero quel sorriso sia stato di conforto.

Autore

Giornalista, saggista e poeta. Ha diretto i quotidiani “Secolo d’Italia” e “L’Indipendente”. Ha pubblicato circa trenta volumi e migliaia di articoli. Ha collaborato con oltre settanta testate giornalistiche. Ha fondato e diretto la rivista di cultura politica “Percorsi”. Ha ottenuto diversi premi per la sua attività culturale. Per tre legislature è stato deputato al Parlamento, presidente del Comitato per i diritti umani e per oltre dieci anni ha fatto parte di organizzazioni parlamentari internazionali, tra le quali il Consiglio d’Europa e l’Assemblea parlamentare per l’Unione del Mediterraneo della quale ha presieduto la Commissione cultura. È stato membro del Consiglio d’amministrazione della Rai. Attualmente scrive per giornali, riviste e siti on line.