Rossana Del Zio, nostra collaboratrice, è analista forense con specializzazione in street gang americane per la quale ha studiato alla gang Academy Americana. Del Zio è anche vincitrice di un premio nazionale, dal titolo “Live poster- raccontare con le mappe”, per la creazione di un’app. Scrive romanzi a sfondo spionistico.
Qual è stato il suo percorso di formazione che l’ha portata ad essere un’analista forense?
Sono laureata in Scienze Politiche. Successivamente mi sono specializzata sul campo nello studiare e analizzare il crimine organizzato. Con l’esperienza maturata, mi sono resa conto che il crimine organizzato prende nel suo esercito tutti questi ragazzi di strada che negli USA per tradizione hanno uno spessore socio-culturale. Gli Stati Uniti sono terra d’immigrazione da circa 200 anni. I cinesi sono stati i primi ad emigrare e a stanziarsi nella West Coast Americana.
In questo quadro, dato che il focus riguarda fenomeni come street gang e in generale fatti criminosi, come si inseriscono queste tematiche con gli insediamenti dei cinesi in America? Può sviluppare un quadro storico sulla vicenda di questa dinamica?
Nelle Chinatown delle principali città americane sorsero nel corso dell’800 delle attività, quali le associazioni di mutuo soccorso le quali non erano altro che reti criminali nascoste dietro alla benevolenza. Le associazioni di mutuo soccorso si presentavano all’opinione pubblica come quegli attori che volevano aiutare il prossimo. Quando arrivarono i cinesi, cominciarono a New York ad aprire questi centri dove facevano l’agopuntura o fumerie dove si consumava oppio. I cinesi, giocando con queste attività, sono riusciti a dare un impulso al fenomeno delle dipendenze.
Arriviamo ai tempi moderni; nelle attuali Chinatown che attività devianti e deplorevoli possiamo individuarvi?
Nei caseggiati delle Chinatown di New York e Philadelphia troviamo ancora oggi fenomeni di prostituzione o sale dove si pratica il gioco d’azzardo. Per aprire questa attività ci sono stati una serie di appoggi politici che sanno di corruzione. All’epoca, quando sono sorte queste attività, non c’erano le gare d’appalto ma la corruzione e il passaparola perché magari il politico emergente in cambio di…, ti prometteva tot voti. Si sono aggiunti poi gli italiani, gli irlandesi e gli ebrei; questi gruppi si sono formati in loro specifici quartieri, il quartiere degli italiani, degli irlandesi, degli ebrei. Si tratta della stessa funzione che hanno qui da noi i ghetti. Questi grandi gruppi si sono formati anche in Italia quali: i cinesi, i sudamericani, i nigeriani e i bikers. Quest’ultimi sono soprattutto ex militari che vengono da missioni in Medioriente.
Lei ha detto che questi ghetti si sono formati in America anche grazie al fenomeno della corruzione politica; in Italia è avvenuta la stessa dinamica?
Non è che i ghetti si sono formati grazie alla corruzione politica ma la politica non ha voluto intervenire in quanto queste dinamiche le facevano comodo. Alla politica fa comodo avere una massa da controllare. Tutto ciò rientra nel paradigma dell’alienazione in cui la politica va influenzando persone poco critiche per accaparrarsi il maggior numero di consensi. In tutta questa dinamica vanno inseriti i minori non accompagnati. In Italia tantissimi di questi non si sa neanche dove siano.
Nel contesto italiano, quando è allora che veniamo a conoscenza di questi minori non accompagnati?
Questi minori non accompagnati emergono nel nostro Paese quando si verificano furti, rapine, aggressioni o scontri per strada e allora la Polizia inizia a fare delle classificazioni. Le Forze dell’Ordine Italiane ancora non sono in grado di classificare queste baby gang. Si trovano notizie sui giornali e da questi ci si fa un’idea di quante gang ci possono essere. Io con l’occhio professionale faccio un’analisi specifica andando oltre il contenuto che si può leggere nell’articolo di un quotidiano.
Come si conduce questa analisi approfondita a livello nazionale?
Bisogna innanzitutto fare una classificazione delle gang. Oltre a quelle autoctone, che conosciamo da sempre in quanto legate ai gruppi criminali italiani consolidati, vi sono: cinesi, sudamericani, nigeriani e bikers. I nigeriani e i bikers possono costituire una minaccia per il nostro Paese a livello di decisione politica, in quanto hanno dinamiche che potrebbero far cambiare un certo tipo di azioni politiche.
Da dove ci accorgiamo che ci sono questi gruppi?
Ci sono degli indicatori. Da investigatore, individuo degli indicatori che possono essere: fisici (il taglio di capelli), i simboli che usano nei graffiti o i simboli che usano nei tatuaggi. Un altro indicatore cruciale riguarda il luogo nel quale queste gang si riuniscono e può trattarsi di: una piazza, un centro commerciale, una palestra. Ecco, le palestre sono il luogo in cui non c’è il controllo degli adulti e dove non c’è controllo degli adulti vi è un’elevata probabilità che questi ragazzi, appartenenti ad una gang, si riuniscano. Per mappare questi indicatori ci serviamo d’informatori ma abbiamo anche dei fascicoli contenenti notizie. Nel nostro lavoro abbiamo una rassegna stampa giornaliera e se in questa vi è un articolo su un determinato tipo di crimine commesso da minori allora campanello d’allarme ed iniziamo ad operare.
Veniamo alla tecnologia che lei impiega nel suo lavoro. Che cos’è l’analisi geo-spaziale?
L’analisi geo-spaziale è una tecnica di analisi del territorio in cui si utilizzano le immagini, le telecamere di sorveglianza, il GPS. Questi sono strumenti che l’investigatore utilizza. Le faccio un esempio; se c’è un rischio di attentati, io da investigatore penso che i fiancheggiatori del gruppo terroristico saranno dei ragazzi. Il problema di fondo è capire che ci fa l’azione non ha un’età avanzata. La fascia per essere assoldati in una gang va dai 12 ai 21/22 anni, dopo si è troppo “vecchi” e troppo “conosciuti” alle Forze dell’Ordine.
E allora, dove è che si sofferma il suo occhio critico? E quale può essere il nesso tra l’entrare in una gang e il fenomeno del bullismo?
Il mio occhio critico non si sofferma tanto su coloro che hanno commesso già dei reati ma sulle “nuove leve”. Tanti ragazzi perché entrano nella gang? Alcuni ragazzi si uniscono perché ad un certo punto frequentano la palestra, il calcetto e vengono in alcuni casi adescati da questi gruppi ma tante volte sono loro stessi, che per cercare una sorta di difesa dal gruppo, lo chiedono. Un bambino che viene bullizzato in classe è facile, in alcuni casi, che entri in una gang. Chi subisce un atto di bullismo tenderà a rifugiarsi in un gruppo con l’obiettivo di ottenere protezione. Il problema di fondo è capire come questo bullismo poi si evolve in un certo tipo di territori.
Concludendo, come si evolve il bullismo in America, negli USA?
In maniera drammatica, nel senso che tantissimi ragazzi poveri nelle grandi città e questi sono i principali attori di atti di bullismo spaventosi. Questo fenomeno, se ci si sposta nelle aree rurali, è praticamente inesistente. Fuori da Washington D.C., ad esempio, ci sono i ghetti e si verificano violenze di gang spaventose. Negli ultimi anni sono state messe in atto programmi per cancellare i graffiti delle gang, perché il graffito non è altro che un posto in cui questi ragazzi si lanciano i messaggi. Il graffito è uno strumento di comunicazione. La palla “numero 8” del biliardo simboleggia ad esempio lo spaccio di cocaina. A questa associazione immagine-messaggio ci siamo arrivati tramite i nostri informatori.