Martino, un ragazzo come tanti, figlio di un ufficiale dell’esercito romano, nacque a Sabaria in Pannonia (l’odierna Ungheria), nel 316 d.C. da genitori nobili e pagani. Come suo padre si arruolò nella cavalleria imperiale e condusse la vita militare fin dalla tenera età. Nel 356 lascia l’esercito e si converte al Cristianesimo dopo un episodio che divenne la Sua Chiamata a Dio.
Faceva molto freddo, l’aria era gelida e cadeva una copiosa pioggia. Martino tornava in sella del suo destriero da un viaggio, quando improvvisamente vide un mendicante seminudo, infreddolito e tremolante. Martino non esitò a fermarsi, scese da cavallo, estrasse dal fodero la spada e sferrò un taglio netto al mantello che lo copriva, donandone la metà al povero incontrato. Si rimise in sella e proseguì il suo viaggio ma un momento dopo incontrò un altro pover’uomo al quale diede l’altra metà di mantello. Nello stesso attimo che Martino rimase senza più la sua cappella a coprirlo, nel cielo si aprirono le nuvole mostrando il tepore dei raggi del sole, smise di piovere e da allora, in seguito al nobile gesto di spogliarsi per donare ai poveri malgrado il freddo e la pioggia, si ricorda l’estate di San Martino.
La stessa notte Martino sognò Gesù che indossava la metà del suo mantello e che diceva agli angeli: “Ecco qui Martino, il soldato romano non battezzato che mi ha vestito”. Svegliatosi, Martino trovò il proprio mantello perfettamente integro. Fu così che si fece battezzare e seguì il Cristianesimo divenendo il prete povero dei poveri e restando umile nella povertà anche quando i fedeli lo fecero eleggere Vescovo di Tours in Francia.
A lui si attribuiscono molti miracoli, fra cui il resuscitare tre morti. Ebbe molta fama il suo operare in santità e tanti bambini venivano battezzati con il suo nome. Morì l’8 Novembre ma fu seppellito l’11 dello stesso mese e da allora lo si commemora nella data di sepoltura e lo si venera in tutto l’Occidente onorando la sua memoria con grandi festeggiamenti. In moltissime regioni italiane l’11 di Novembre viene associata come data alla maturazione del vino nuovo e difatti il proverbio che tutti conosciamo dice: “A San Martino ogni mosto è vino”.
Solopaca ha come patrono proprio San Martino e a Novembre si dedicano tre giorni al Santo con una bellissima e antica Fiera paesana. I vecchi del paese ricordano l’antica fiera di San Martino con grande emozione pensando ai loro bambini che attendevano con impazienza quel giorno per assaporarne le delizie, per calzare un paio di scarpine nuove e lucide. Raccontano delle stradine che si riempivano di bancarelle, vendevano di tutto, di qualsiasi genere. C’era la bancarella delle pignate, pentole particolari delle nostre zone, di terracotta, che si usano per cuocere i fagioli con la cotica di maiale. Uno spazio particolare era disposto per Nannina a’ mpagliaseggia, la vecchina che vendeva le sedie impagliate ma che riparava anche di quelle portate al momento dai paesani. C’era il banco che metteva in bella mostra u’ tauliere, un tavolo da lavoro fatto di legno di forma tonda sul quale si impastava la pasta, ogni massaia ne era provvista in casa e addirittura faceva parte della dote nunziale. Immancabile era a’ cuppeta i’ zi’ Michelina, un torrone mandorlato che si acquistava a San Martino e si conservava fino a Natale. Tradizione voleva e tuttora ancora si rispetta, la bancarella degli ombrelli, in previsione del lungo inverno.
Un serpentone di bancarelle con cappelli, cappotti, lenzuola e coperte, pentole e padelle, bicchieri e forchette, prosciutti, caramelle e noccioline. Tutta la strada una grande festa fino alla piazzetta di San Martino dove sotto al vecchio castello verso la via Palombi si apriva la zona del bestiame, mucche, asinelli, agnelli, cavalli, capre pecore e galline, pulcini anatroccoli e paperelle addirittura i pesciolini rossi per la gioia dei bambini.
Anche l’Antica Fiera è ripresa. Sono cambiate le bancarelle adattandosi alla nostra epoca e alle nostre attuali esigenze ma si cerca quantomeno di rispettare la tradizione.