Scoprire i borghi del Sannio, le loro storie e culture, ci permette di essere conoscitori attivi delle eccellenze architettoniche, paesaggistiche e culturali del territorio.
San Salvatore Telesino, è un comune costituito da 3817 abitanti della provincia di Benevento, in Campania. Un paese ricco di storia e tradizioni culinarie, da fare quasi invidia per la sua rilevanza storica, artistica e culturale.
È , inoltre, molto noto per i suoi prodotti tipici locali, come lo “struppolo”, un rustico color oro, dalla forma tondeggiante , ruvido, che si prepara con semplici e pochi ingredienti, come farina, uova, sale e pepe , dal sapore accattivante, che si associa bene con un buon bicchiere di vino! Lo struppolo e il vino, dunque, costituiscono un connubio perfetto e la stessa diceria Sansalvatorese recita che “lo strupp’l adda ndurza’ ‘nganna”. Una vera e propria delizia per il palato , un cibo tipico della cultura contadina, le cui origini risalgono, forse, alla cultura sannitica o romana.Dagli scavi archeologici dell’antica Telesia è stata ritrovata una iscrizione, o meglio un’ epigrafe, in cui si legge di un banchetto in cui furono serviti “mulsum et crustulum”.
Oltre a ciò, il Comune vanta un passato storico interessante e gremito di sfavillante curiosità, testimoniato dai resti dell’antica città di Telesia, un centro sannita molto importante sulla via Appia, dall’Abbazia del Santo Salvatore e dal centro storico dove sorge la bellissima Chiesa Parrocchiale S. Maria Assunta, in cui vi sono conservate tele del ‘700.
A San Salvatore Telesino, inoltre, non mancano attrattive anche paesaggistiche, oltre che storico-culturali, rappresentate da sentieri di erosione sul Monte Pugliano (i puri) e, per vivere un contatto diretto con la natura, le sorgenti del Rio Grassano, un luogo piacevole per chi ama la tranquillità e i colori della natura, un’ oasi di bellezza pura. Un habitat naturale caratterizzato dalle sue acque limpide, fresche, dove è possibile ammirare il suolo policromo e la vegetazione che si si estende su ambedue i lati del rio. Il borgo, dunque, è meta gradita dai visitatori interessati alla cultura,alle bellezze naturali, all’arte e alla storia. I prodotti enogastronomici, inoltre, si aggiungono a tutto ciò, facendone un luogo di grande attrattiva, un “unicum” di passato che si lascia alle spalle, ma che non tramonta mai per la sua vitalità e per l’orgoglio essere cittadini del Sannio. Esso riecheggia nella mente dei “sansalvatoresi, che vantano di discendere da un popolo protagonista indiscutibile della storia antica.
San Salvatore Telesino, dunque, nasce dalla frammentazione dell’antica città di Telesia, che era una città osca e il suo nome deriva da Toulosium. I sanniti , la cui origine è controversa tra gli storici- sembra provenissero dal Molise-estendendosi dal Massiccio del Matese ai monti del Taburno, trasformarono Telesia in un centro sannitico in contatto con le località di Boviano,Allifae e Aesernia. Roma, nel contempo, cresceva, estendeva le sue conquiste territoriali ed era diventata una potenza militare ormai grande, con mire espansionistiche nel mezzogiorno della penisola, pronta a schiacciare gli altri popoli per dominare ,dal punto di vista politico e linguistico, su un territorio vastissimo.Fu a tal punto che cessò la crescita del territorio sannita e della stessa Telesia. Si ricordano le tre guerre sannitiche e le guerre puniche che coinvolsero l’antica città.
Ad oggi, infatti ,in località Telese Vetere si trovano i resti dell’antica Telesia, città sannitica che, dunque, fu coinvolta nelle guerre Puniche (217- 214 a.C.). La città di Telesia, fu patria della Gens Pontia, un’ aristocratica famiglia sannita da cui discese Erennio Ponzio. Il figlio di questi fu Gaio Ponzio Telesino, che nel 321 a.C. fu protagonista della vittoria sui Romani, la quale si concluse con le famose “Forche Caudine”.
Durante le guerre sannitiche, Telesia fu conquistata dall’ esercito di Quinto Fabio Massimo. Divenne , poi, colonia romana- per alcuni storici in età anticesariana, per altri, dopo Silla- e ,successivamente ,da Urbs Foederata la trasformò in una delle più prolifiche e ricche città del territorio, acquisendo rilievo sociale e politico nel panorama del Sud della penisola. Colonia citata dallo storico Tito Livio, sulla quale,
in seguito, Annibale calò lo sguardo ma ,poi, ritornò ben presto a colonia romana in epoca sillana. Perdiamo le tracce di Telesia dopo la guerra civile tra Silla e Mario; nel VII secolo, sappiamo che fu dominata dai Longobardi , come gastaldato sotto il governo del re di questi, Arechi II. A ridosso della Rocca, inoltre, in epoca medievale, per decisione dei Sanframondo, si sviluppò Massa Superiore, anche questo si originò a mo’ di nucleo abitativo. La Rocca, a forma cilindrica , di cui oggi vi sono i meravigliosi resti, fu sede di curia e assunse la denominazione di Rocca De Episcopio nel XV secolo.
Ma c’è di più: Telesia, città ricca e vitale, ebbe un anfiteatro dove si svolgevano spettacoli di gladiatori, un acquedotto, le terme e una moneta che utilizzava nel commerciare con i popoli vicini.
A causare l’abbandono di Telesia furono nell’ 860d.C. le incursioni saracene. I superstiti si stabilirono in località Santangelo , intorno all’Abbazia benedettina del Santo Salvatore.
In seguito, un gruppo di genti , o meglio di profughi, fu accolto dai monaci del monastero benedettino del Santissimo Salvatore, i quali diedero loro un appezzamento di terreno su cui costruire un proprio abitato e stabilirsi lì. Così, il borgo prese il nome di Casale di San Salvatore: ancora oggi, per designare il paese, nel gergo locale, si usa “U Casale” ; ciò, infatti, sottolineò la sua dipendenza dal monastero e dai monaci, rimanendo sotto il loro controllo per diverso tempo. Il Casale di San Salvatore era proprio un piccolo agglomerato di abitazioni alle dipendenze dei benedettini e tale rimase fino al XV secolo, quando vi fu la soppressione della Badia e la conversione del suo patrimonio in Commenda ecclesiastica conferita ai Monsorio di Napoli, arrivati al seguito di Alfonso d’Aragona. I Monsorio divennero feudatari del Casale nel 1460 circa, vi costruirono la loro residenza, dando luogo a un nuovo nucleo abitativo.
I Monsorio , poi, persero il Casale intorno al 1620, per cui il patrimonio passò, qualche anno dopo, a Marzio Diomede Carafa,che sappiamo fosse Duca di Maddaloni.
Tra la fine del XVIII secolo e l’inizio del XIX, la comunità di San Salvatore Telesino, visse degli sconvolgimenti politici; ricordiamo, dunque,l’istituzione del Municipio e l’emergere di famiglie ricche e possidenti, come quella dei Pacelli. I Pacelli acquistarono dai Carafa il palazzo dei Monsorio.San Salvatore, quindi, scaturì da tali vicende; “Telesino” venne aggiunto al nome di San Salvatore nel 1862, a causa di una disposizione di Vittorio Emanuele Re d’Italia.
L’Abbazia benedettina del Santo Salvatore, eretta sui resti di una villa romana, rappresenta un elemento molto importante nel percorso storico-culturale della città di Telesia. Dall’XI sec. ospitò figure illustri, come l’arcivescovo di Canterbury, Anselmo d’Aosta- che secondo alcuni storici portò qui a termine l’opera “Cur Deo Homo” (1098) e il re normanno Ruggero II, ospite dell’ abate Alessandro Telesino.
All’interno dell’Abbazia vi è il pozzo di Sant’ Anselmo,sicuramente,di impatto per gli occhi del visitatore e affascinante nella sua bellezza pura.
Come già detto, nel 1806 aboliti i privilegi feudali ,decaddero i Benedettini, il feudo passò così a Giovanni Monsorio, maggiordomo di Ferdinando I d’Aragona; poi, ai Carafa che lo tennero fino al 1806.
In seguito, fu rilevata dalla famiglia Pacelli; attualmente è di proprietà comunale.
Ad oggi, nell’ Antiquarium di Telesia, allestito nel 2010, sono visibili le testimonianze di età sannitica e romana dei secoli sec.IV a.C.- II sec. d.C..
Si tratta di reperti estremamente importanti, riportati alla luce nel corso delle campagne di scavo archeologico effettuate nei decenni passati, a partire dagli anni ’70 circa, grazie all’attività egregia dell’ allora sindaco, Professore e Preside Salvatore Pacelli. L’Antiquarium è stato realizzato con il patrocinio del Ministero ai Beni Culturali, allestito in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica per le province di Salerno, Avellino, Caserta e Benevento.
Attraverso “Telesia-Antiquarium” è possibile conoscere un percorso storico molto interessante, affinché si possano riscoprire ed anche conoscere le radici di una civiltà egregia.
San Salvatore, un paese nato da piccoli agglomerati, arrivò a contare trentadue famiglie nel 1532, ma dopo la peste del 1600 circa, diventarono ventisei.
Subì molti danni in seguito al terremoto del 1688. Dal 1861 entrò a far parte della provincia di Benevento.
Il nucleo originario del borgo nasce a ridosso del monte dove vi e’ la Rocca medievale, poi abbandonata dopo il terremoto del 1456; in seguito, la popolazione si trasferì a valle.
Da ammirare , certamente, è la Chiesa di S.Maria Assunta, che risale al quattrocento, ma ha subito svariati restauri, tra cui uno nel settecento; essa si erge tra i vicoli del centro storico, a pochi passi da piazza Nazionale; nasce come una cappellina ad una sola navata, ad oggi, invece, ne ha tre.
La costruzione risale al XVI secolo; alcuni testi riportano l’esistenza di una fonte Battesimale al 1588. Vi è l’altare maggiore al cui centro si erge la statua della Madonna delle Grazie, a cui la chiesa è, tra l’altro, intitolata. Vi sono cappelle laterali, già esistenti fin dal XVI secolo. Una di esse, alla destra dell’ altare maggiore, è la cappella intitolata a Santa Croce di cui fin dal 1519 ne furono proprietari i Duchi Monsorio, protagonisti principali della nascita di San Salvatore. Ma, oltre a ciò, al centro della Chiesa vi è una botola ricoperta con una pietra di marmo che rappresenta l’ingresso al sepolcro dei Monsorio. Inoltre, vicino alla sacrestia e alla cappella dei Monsorio, vi è un altare dedicato a San Leucio, protettore del paese.
La Chiesa subì ulteriori restauri successivi il terremoto del 1805. La facciata è a capanna e ricorda gusti tardobarocchi; il campanile, invece, a cuspide è di stile rinascimentale. Anche all’interno si nota un gusto artistico rinascimentale,come il portale rinascimentale.
Tra i dipinti principali grande attenzione va data all’Addolorata (cappella Pacelli), l’Immacolata, S.Leucio e Ultima Cena; all’ingresso vi è l’ acquasantiera rinascimentale e l’organo settecentesco sulla cantoria vicina.
Nel 1994 la chiesa divenne proprietà del Comune che l’ha ristrutturata con tutti i dovuti accorgimenti.
San Salvatore è un paese da visitare, da conoscere ,perché possiede tante ricchezze non solo paesaggistiche, ma anche storiche; un borgo che ha tanto da raccontare ai posteri ,affinché la memoria non cada nell’ oblio, ma resti sempre viva.