In questo periodo magico del Natale in cui si rivive per i cattolici la nascita del figlio di Dio, per tutti gli altri, indipendentemente dal loro credo religioso, e’ l’importanza della condivisione e fratellanza, che non dovrebbe però limitarsi ad essere vissuto solo in questo periodo ma in tutto il percorso della nostra vita, proponiamo per grandi e piccini la visione di uno dei film più belli che incarna lo spirito del Natale, tratto dal romanzo di Dickens, “A Christmas Carol”, in cui il protagonista nel corso del racconto vive dei mutamenti interiori che lo portano a voler cambiare , a fare delle cose che non ha mai voluto fare. Dopo la visita di fantasmi del Natale nella sua anima entra l’amore, la felicità, impara ad apprezzare tutto e ogni piccolo segno di vita diventa gioia.
Alla fine il messaggio più importante di Dickens, è che non importa quale sia la nostra età e quanto gravi siano gli errori da noi commessi , in quanto c’è sempre tempo per migliorare. “Canto di Natale “ e’ uno dei racconti sul Natale più conosciuti e di maggiore successo , argomento di studio nelle scuole, pubblicato nel 1843 , in un anno erano in scena ben otto produzioni teatrali basate sul racconto, un vero e proprio successo; una favola gotica sul Natale che risente profonda delle contraddizioni e dei problemi della società vittoriana, un periodo di grande sviluppo e, allo stesso momento, anche di grande povertà e di profonde ipocrisie, non molto lontane purtroppo dal nostro periodo legato alle apparenze e al consumismo, dove i sentimenti e i valori sono attribuiti ai deboli e pertanto non apprezzabili, mentre la visione macchiavellistica la fa da padrona. Lo stile gotico del romanzo , divenuto ormai un classico, mescola diversi stili, trattando con ironia e tratti fiabeschi argomenti di forte spessore morale.
Ormai è innegabile che “Canto di Natale” e’ divenuto, alla stregua dell’albero, lucine e panettone, parte della nostra tradizione . La storia è basata su un vecchio burbero avaro, interessato unicamente al guadagno, che odia il Natale, ma si ravvede dopo la visita dei tre fantasmi del Natale, passato, presente e futuro. In questi giorni convulsi in cui le strade piene di luci effimere sono percorse dall’ansia degli acquisti , e’bello rileggere o rivedere il romanzo, per ricordarci come il cervello dell’uomo occidentale si è ormai bloccato, ostaggio di un super Io paranoico, volto al denaro e al potere.
La nostra è l’epoca della sconfitta della coscienza infelice, che non riesce ad attingere il giusto, il trascendente, l’immutabile. L’uomo di oggi è talmente chiuso in se stesso, teso al conseguimento di obiettivi materiali, prigioniero del desiderio di appagamento immediato che guarda ma non vede l’essenziale, tanto meno si protende verso l’altro, pertanto è sempre consigliabile approcciarsi alla lettura del romanzo di Dickens, un percorso verso l’empatia. Il protagonista attraverso la semplice gioia del Natale,ritrova la capacità di avvertire la solitudine, l’amore e il rimpianto, riconoscere le offese all’umanita’, lanciando un messaggio di concreta denuncia sociale attraverso un racconto gotico ma aperto alla speranza, una storia di spettri buoni in grado di trasformarsi in cantico comunitario.
Un racconto paragonabile ad Ugo Foscolo sul concetto dell’eternità dell’anima, costringendoci a tirare le somme dei nostri errori, generando nostalgia per le occasioni perdute nel passato, proiettandoci in un futuro solitario e privo di amore , basandoci su un presente privo di amore. Un’opera cristiana, che non riesce probabilmente più a scuotere , come un tempo, gli animi, emozionare e cambiare vita , un inferno dantesco che imprigiona gli aridi, in una società in cui il Male è stato abolito, anzi invertito, dove il peccato è’una vecchia favola per impaurire i bambini, Scrooge e’ un eroe capace di spezzare la catena dell’avidità, dimostrando che cambiare si può, basta volerlo. Consigliabile la lettura , storia di speranza , dove Scrooge esce dalla sua condizione di miseria morale per ritrovare il senso della vita e della felicità, spiegandoci come fare, insomma e’una vera e propria ricetta della felicità, incominciando dalla presa di coscienza, rendendoci conto che se non siamo felici evidentemente qualcosa nella nostra vita non funziona, inducendoci a cambiare.
Segue al cambiamento sicuramente la compassione per se stessi, rivedendo in noi il lato bambino che non muore mai, dando la possibilità al nostro cuore di sciogliersi , di emozionarsi nuovamente nei ricordi di infanzia, cercando di provare empatia per le persone che abbiamo trattato male, perdonandoci per le sofferenze arrecate agli altri, perché è solo da questo momento che possiamo finalmente sentire di meritare davvero il meglio per noi stessi, non perché siamo perfetti, ma perché ci vogliamo bene anche con le nostre piccole e grandi imperfezioni. Solo così possiamo imparare a dimostrare gratitudine, perché se non si comprende questo piccolo concetto apparentemente banale, non si potrà mai essere felici, in quanto non potremmo mai essere soddisfatti di nulla. In un mondo che, effettivamente, è sempre più freddo e cinico, essere grati dell’amore che si riceve e’uno stimolo per darne anche al prossimo, oltre che a noi stessi. Da qui arriviamo all’ ultimo avvertimento del romanzo , che risiede nella fiducia nel futuro, agendo concretamente solo per il meglio, perché un passo alla volta, c’è sempre tempo per migliorare .