Robert Sarah: “…..i giorni di solitudine, di silenzio e di digiuno sono stati di grande sostegno. Sono una grazia straordinaria, una lenta purificazione e un incontro personale con Dio…”
Il Cardinale Sarah, esprime tutta la sua forza di uomo, umile servitore della vigna del signore in questa semplice frase, ricordata da Benedetto XVI, Papa emerito, nella sua prefazione,(La forza del silenzio contro la dittatura del rumore, Cantagalli, Robert Sarah con Nicolas Diat), una frase dal significato profondo e recondito che annichilisce chi la recepisce, e la intende profondamente. La verità assoluta che ricerca il Cardinale è una verità spirituale, maestro dello spirito quale egli è, che recita un reale bisogno, partendo dalla profondità del silenzio, ovvero rimanere in silenzio, nella solitudine dell’animo, in una unità spirituale e astrale, in connessione con Lui, il Signore, Dio dell’universo.
Il culto del silenzio, della ricerca interiore del Cristo nostro Signore, è un credo dei nostri padri, maestri spirituali del passato, ma anche dell’oggi, perché la dignità personale di annullare il rumore assordante del mondo per cercare, in sé stessi, nel profondo del proprio io, la verità di Dio, resta una scelta sacra, e ci eleva dalla mediocrità terrena di avere successo negli affari del mondo.
Un mondo, distratto, offeso, dissacrato, perso in valori, superflui, inutili, benché mai sinceri, leali, generosi, amorevoli verso il prossimo. La forza, del silenzio, molto spesso è la denuncia, ad una realtà distante, dimentica delle grandi cose che possono avvenire nel silenzio, di una vita, quando umilmente ci accingiamo a lavorare scevri e lontani dalla rumorosità di un mondo frenetico, ricco di benessere e proteso a pomposità ignare delle sofferenze che si dilaniano negli eventi esterni.
La rumorosità è una dittatura imposta, dalla legge della modernità, siamo dediti alla estenuante passione dell’effimero, che albergano al di fuori di noi, e dimentichiamo molto facilmente che la nostra anima possiede, nei meandri dei suoi interstizi due ospiti importanti, che anelano l’eterno, la solitudine e il silenzio, entrare nel silenzio ci riporta dunque ad una verità che rende l’uomo a immagine di Dio. Se sappiamo ascoltare il nostro cuore cogliamo un silenzio innato, che è la parte più intima dell’uomo, dove abita Dio.
Tuttavia, talvolta l’uomo frettolosamente si guarda dentro, e spesso, non si riconosce, non trova il suo silenzio, lo rifiuta, e cerca la droga della realtà che meglio risponde ad esigenze materiali, a riscontri concreti, e che ci sorregge, fintamente in momenti di disperazione, ma che ci allontanano dalla preghiera, e ci sprofonda nell’abisso di una assenza di luce, di una assenza di vita, la negazione di sé non è amore, ma la morte del dio vivente che abbiamo in noi, questi semplici principi sono l’essenza di assolute verità che il Cardinale Robert Sarah cerca di trasferire nel suo pensiero, trascrivendolo con uno stile accorato e mai distante dalla verità liturgica cristiana cattolica.
Mi impongo di essere interprete, attenta e sincera, di un pensiero così profondo, che hanno inteso ascoltare illustri autori e pensatori, che ispirandosi al Cardinale Sarah, hanno esposto ed enunciato esempi di recensioni profonde e mai agnostiche nelle loro verità.
La religione del silenzio è sì un disegno , tipicamente collegiale che si esprimeva nei chiostri dei monasteri, nella severità delle abazie, che nutriva lo spirito di chi un tempo intese dedicarsi a vita religiosa, monastica e di clausura, e pertanto imbibiti e intrisi di una educazione severa ma mai superficiale, riuscì, come il Cardinale Sarah, ha crescere libero di passeggiare nel suo silenzio in una pienezza esemplare di solitudine educativa, tale da formarlo e da ricercare Dio, senza allontanarsi dalla sua stessa anima. Oggi, un giardino di solitudine resta difficile da coltivare e il silenzio interiore è molto difficile da esplicitare, vero è che non è impossibile, dal pensiero e dallo spirito cattolico del Cardinale, possiamo cogliere, in una attualità quanto mai moderna, senza sottometterci allo spirito del tempo, che il silenzio è ancora maestro di spiritualità e di conversione eccelsa a Dio.
Il rumore, assordante del mondo esterno, certamente genera confusione nel nostro sentire, specialmente quando dovremmo essere più vicini al pensiero spirituale, forse solo perché il Natale non è la festa della luce, ma è la natività cristiana, e il “nostro cuore dovrebbe preparare la culla della vita ( Cardinale Comastri) per accogliere, nel silenzio il bambino Gesù”.
La società moderna ci ha resi esuli, smarriti e orfani del nostro sentire, “la tecnica, il consumismo, L’eudemonismo, l’ossessione dell’esteriorità, l’invadenza del dubbio, lo scetticismo, e l’indifferentismo hanno minato gli spazi del silenzio.” (Gennaro Malgieri, “La forza del silenzio, la lunga meditazione del porporato guineano”).
Siamo del tutto indifferenti alle sofferenze del mondo, sia esse individuali che collettive, sia fisiche che mentali, non abbiamo la necessità di attivare dei sensori di ascolto ne esteriori, ne interiori, ci facciamo bastare, ciò che una società consumistica e finanziaria ci propina, infatti, le atrocità delle crisi belliche, che opportunamente non chiamiamo più guerre, non ci appartengono, sono lontane dal nostro pianerottolo sebbene vicine in tempo reale nelle notizie social, dove la distorsione della verità non ci sconvolge, una crisi inizia, ma fa un rumore così assordante, che finisce presto, provando una calo di attenzione, precipitoso e indifferente.
Il Cardinale Sarah, muove accuse alla modernità, molto vicine alla sua profonda ed empatica spiritualità, la perdita della religiosità, in un epoca, dove i fedeli e la stessa Chiesa stanno rischiando una contaminazione disarmante, per esempio nelle esegetiche pratiche spirituali, dove vi è un chiaro abbandono del silenzio per cedere il passo a confessioni ecumeniche di differente sentire cattolico.
La necessità di uscire, dal tumulto interiore, comunque resta la volontà maggiormente esperibile individualmente per incontrare Dio, nessun profeta riuscì ad incontrare Dio, senza ritirarsi nella solitudine e nel silenzio, il deserto è stato il luogo reale ma anche metaforico della vera ricerca interiore. Un animo desertificato, dalla solitaria spiritualità, crea una solitudine, spaventosa, sterile, vuota, una sorta di materia oscura che ingombra il sentire e ci rende aridi come un deserto.
Una possibile trasformazione dell’io collettivo e dell’io individuale, in questa era di spersi, possiamo attuarla soltanto incontrando la nostra coscienza, privandola del suo dualismo formale, il bene e il male, e intronizzando nel mondo un seguire, non solo scientifico, e pragmatico, ma come il Cardinale professa in proseliti più che esemplari, bisogna scavare nel mondo interiore.
Secondo il vocabolario “ il silenzio” è “l’atteggiamento di chi resta senza parlare”, l’assenza di parola, non implica necessariamente l’assenza del sentire interiormente il richiamo dell’amore verso Dio e verso il prossimo, la cosa paradossale resta essere in silenzio senza vedere, orbene, la ricerca di Dio non significa annullarsi o annichilirsi, senza pietà verso un realtà che pietosa non è anzi tende ad annientare se stessa.
“il silenzio della vita quotidiana è una condizione indispensabile per vivere con gli altri. Senza la capacità del silenzio, l’uomo non è capace di ascoltare coloro che gli stanno vicino, non è capace di amarli e comprenderli.” (20. Pag 41 la forza del silenzio contro la dittatura del rumore, Cardinale Robert Sarah).
Quindi, in un mondo indaffarato e ultratecnologico è quasi impossibile trovare il silenzio, l’angoscia della vita ci rende invisibili e ciechi, e talvolta anche sordi alle sofferenze di chi ci sta vicino, viviamo molto spesso una dimensione disumana e disumanizzante, che ci porta in una stringa esterna, che non appartiene all’essere umano, in una visione cosmica della realtà quasi surreale. Tuttavia, il rumore nella negazione del silenzio, non ci consente, di cercare Dio, se non nel mondo esterno, là dove Dio comunque si manifesta in un silenzio eterno, universale ed infinito, nella creazione di tutte le cose visibili e invisibili.
L’assenza, di Dio, ha inevitabilmente, approfondito l’abisso delle tenebre e dell’ingiustizia, siamo ormai indifferenti ad ogni umana visione, ad ogni reale creazione divina, e la ribellione è il rumore delle nostre gesta disarmanti e orrende, dei nostri assassini, dei nostri infanticidi, femminicidi, che gridano e oltrepassano il tempo del peccato terreno. In altre parole, insiste il Cardinale Sarah, ci stiamo sbarazzando di Dio, di questa fede ingombrante, di ciò che essa comporta, un sacrificio di giustizia terrena per una vita eterna, nessuno cerca più l’assenzo di Lui per vivere una migliore vita, ma molti rifiutano sé stessi, per anelare un’autonomia libera da un arbitrio decisionista ma che rallenta l’edonismo di un esistenza sfrenata.
Nessuno accusa più nessuno, accusare gli altri significa mettersi in discussione e l’uomo che non cerca più il silenzio, non vuole una confessione di sé e del suo essere al di fuori delle regole, quindi, accettare le nostre colpe è il placebo di un’esistenza senza orizzonti divini. L’accettazione, dei crimini di guerra, determina un silenzio assordante e un rumore ribelle, che nessuno vuol caricarsi, come è assordante e massacrante l’abominio dei bambini, senza che nessuna pietà, nessuna caritas umana si ribella, senza che nessuna nazione liberi le loro anime innocenti, sotto il silenzio assenso planetario, di milioni di uomini, che esplicano la loro potenza geopolitica, nel silenzio di chi innocente non sarà mai più.
Oggi la via di Betlemme è ostruita da tanti detriti d’orgoglio, di vanità, di egoismo, di indifferenza, di violenza: per questo tante persone non riescono ad arrivare a Betlemme per fare un rifornimento di speranza e di pace. (Cardinal Angelo Comastri 2005)
Ormai nel trambusto e nella ressa che ormai accompagnano il Natale, nel mondo si sente un grande dolore, nel silenzio dei nostri cuori che ardentemente reclama la gioia divina, e solo un percorso di luce terreno e di speranza per il mondo, l’umanità potrà agognare e raggiungere, nel silenzio più assordante la salvezza, per un’alba piena di luce.
La pace non è solo un sentiero di amore, ma una tradizione per il futuro (Francesco Grisi).
Rifiutare il conformismo, può essere una controrivoluzione di pace e di speranza, il silenzio quello spazio, centro di un mistero divino, da ricercare, nel quale lasciar parlare Dio, venuto fra noi.
La provvidenza, e la gratitudine, possono limare il contrasto tra il bene e il male, la partecipazione al Cristo in silenziosa preghiera, non è un contemplante distacco dalla vita e dai suoi impegni, ma l’energia spirituale di amore che ognuno deve miracolosamente proteggere dentro di sé.