“Partenope : la storia di una brigantessa”, scritta dal Casertano Francesco Lutri, è un potente romanzo storico, ma anche una travolgente storia di passione, di rivalsa e di emancipazione, frutto dell’amore dell’autore per il mare e per la sua terra dalle origini siculo-napoletane, racchiude nel periodo Risorgimentale, un viaggio evolutivo della giovane protagonista, che nonostante le avversità a cui andrà incontro, riuscirà a conservare intatta la purezza del suo essere. Figlia di un valoroso ufficiale siciliano, tradito da un amico che lo fa arrestare come disertore; sua moglie Annarella e le sue due figlie, Lucia e Partenope saranno costrette a fuggire a Napoli, e sarà proprio nella città partenopea che avrà inizio una travolgente e al contempo drammatica storia di amore tra la giovanissima protagonista Partenope e il figlio del boss della zona.
La protagonista del romanzo si intreccia in una realtà infida, perigliosa, ma piena di coraggio, facendola diventare la Madonna brigantessa e la renderà famosa in tutta l’Italia Unita, un romanzo avvincente , ricco di Storia, amore e avventure, ambientato in un contesto importantissimo, ove iniziarono rivoluzioni volte a modernizzare e laicizzare il nostro Paese, inserendolo nel contesto dello sviluppo liberale dell’Europa. Uno scenario ricco in buona parte di giovani coraggiosi disposti a sopportare carcere, esilio e morte in nome della libertà e della giustizia, rifiutando sistemi politici assolutistici e reazionari, per riscattare una “patria bella ma perduta”, come si canta nel Nabucco di Verdi; e le aspirazioni più profonde del Risorgimento durante la seconda guerra mondiale ispirano anche il movimento partigiano, non a caso spesso definito il “secondo Risorgimento”, una corrente che fa parte in modo profondo della nostra identità nazionale e del nostro Stato democratico. In tale contesto però, alla donna fu riconosciuto esclusivamente la possibilità di partecipare agli eventi in un ruolo sostanzialmente domestico, come compagna del cittadino patriota, di custode dei valori della famiglia o come animatrice dei salotti in cui circolavano le nuove idee, dando così l’occasione agli uomini di discutere e di organizzarsi. Il romanzo vive queste dinamiche, affrontando il fenomeno del “brigantaggio” nelle regioni meridionali della penisola, ovvero alle ribellioni sporadiche, ma nello stesso tempo estese, violente, identificandosi come una vera e propria guerra civile, a causa di un malcontento nato tra i braccianti e i contadini, soprattutto a seguito dell’Unità, causato dall’improvviso peggioramento della loro condizione economica. A controllare il confine tra campagna e città chiedendo il pagamento di un imposta sulle merci che entrano in città, gestendo lo scambio di consenso elettorale contro favori, erano i cosiddetti gabellotti, che oggi chiamiamo mafiosi, i quali sfruttavano, ricattavano e usurpavano i contadini, quest’ultimi erano impotenti dinanzi
a tale ingiustizia, in quanto privi di ogni possibilità di reazioni, in caso contrario ogni loro tentativo veniva punito con intimidazioni sino ad arrivare alla morte. I baroni seppero utilizzare la collaborazione con i gabellotti, entrando nei giochi della politica, assumendo sempre più potere, creando una vera e propria associazione avente un proprio ordinamento parallelo a quello dello Stato, con proprie leggi e personale per farle rispettare e reprimere chi le violasse.