
Il Sannio è la culla della storia che ha antichissime origini, dall’era preistorica all’epoca dei romani, i Longobardi, i Sanniti, le lunghe battaglie, le guerre sannitiche, le forche Caudine. Tante le sconfitte ed altrettante le conquiste. Il popolo sannita racconta di cultura, di arte, di nobiltà e di povera gente, di terremoti e di malaria, di tradizioni e di gastronomia, di ottimi vini e prodotti genuini.
Il territorio che osserviamo nel contesto fisico presenta paesaggi fantastici alle pendici di catene montuose capaci di rendere magico un tramonto che si adagia come per assopirsi sulla vallata. Tanti piccoli borghi che custodiscono il profumo della storia che appare pungente e delizioso, quando sembra dissolversi nell’aria come l’odore del buon pane sfornato.
Tanti i paesi che meritano di essere raccontati, tanti popoli che sono degni di essere menzionati per rimanere nella storia per ciò che hanno fatto. Non per forza essi devono essere stati dei nobili o dei magistrati, dei vescovi o dottori. Il popolo, la plebe, ha costruito la storia che poi è stata riportata fino ad oggi grazie al loro lavoro svolto, nelle campagne a lavorare la terra, nei boschi, a produrre legname e carbone, a trasportare ghiaccio dalle montagne, a commerciare i vini, a tessere fino a notte fonda le più belle tele, a dipingere affreschi preziosi e a costruire pietra dopo pietra i monumenti più grandi. Nella memoria storica vantiamo nel Sannio tanta ricchezza artistico/culturale che continua ad apportare beneficio alla nostra terra. I Sanniti sono sempre riusciti a convertire l’esperienza in concretezza, con determinazione e continuità come i vini del Sannio si distinguono in tutto il mondo ma anche le acque non sono da meno…
Nell’antica Roma, gli antichi romani, quelli più ricchi, al risveglio mattutino non avevano l’abitudine di dedicare molto tempo alla pulizia del corpo e si limitavano per questo a lavarsi solo viso mani e braccia per rimandare al dopo pranzo, verso le due del pomeriggio, del tempo prezioso riservato al loro benessere e relax nelle loro “thermae” private, ovvero piccole stanze in prossimità di sorgenti di acqua calda o fredda, sfruttando le proprietà organolettiche dell’acqua. Le prime terme, le più antiche in Italia furono le terme Vesuviane già utilizzate nel 64 d.C. fra le quali ricordiamo quelle di Poppea a ridosso di una falla acquifera.
Dal II secolo d.C. le terme divennero il principale luogo di ritrovo e ricreativo, per la popolazione, durante tutta l’epoca romana e si passò dalle terme private a quelle pubbliche, tanto che, ne furono costruite di più grandi, dei veri stabilimenti termali o balneari, come le storiche e antiche terme di Caracalla a Roma. Vi erano dapprima vasche ed ambienti separati e ben distinti dedicati ai maschi e alle femmine, solitamente avevano un cortile esterno in comune. Ci si ritrovava appunto nel primo pomeriggio, gli ambienti venivano ben riscaldati da forni e da canali ad areazione che portavano calore. Le sorgenti calde presentavano in modo naturale le vasche riscaldate anche fino a 40 gradi, le acque delle sorgenti di acqua fredda venivano invece riscaldate nelle vasche appunto da grandi recipienti riposti nei forni e questi ultimi venivano edificate le vasche per aumentarne la temperatura dell’acqua. Nelle terme venivano predisposti dei veri e propri itinerari curativi alternando al massaggio con oli profumati sul corpo, ad immersioni in vasche con diverse temperature dalle calde ai bagni in acqua gelida, ancora fortemente praticato nelle bellissime terme di Budapest. L’uso di ritrovarsi in questi stabilimenti per “socializzare” ebbe una svolta per gli usi e ben presto nei luoghi termali potevano entrare sia maschi che femmine condividendosi le stesse vasche. Rimane facile capire che questo modo di intrattenersi portava in alcuni casi a manifestazioni di tenera leggerezza e con l ‘influenza cristiana le terme caddero in disuso poiché considerate come un simbolo pagano e luogo di perdizione e peccaminosa lussuria e finendo per questo motivo nei dimenticatoi per molti secoli.
Tra Medioevo e Rinascimento ci fu il ritorno al riconoscere il benessere dato dall’uso delle terme, che scientificamente attestava i benefici apportati al corpo dalle acque termali, ricche di proprietà capaci di sanare la pelle e non solo, anche le inalazioni delle acque sulfuree, curavano da malattie respiratorie in modo totalmente naturale. I benefici che apportavano tali cure passarono di bocca in bocca percorrendo le strade di tutto il mondo e le terme furono edificate in vari luoghi, dovunque ci fossero sorgenti di acqua calda o fredda, chimicamente ricche e preziose. Dunque, nonostante già i Greci usassero le acque sorgive, i Romani furono i veri promotori della cultura delle acque che apportarono benefici che ancora oggi occupano una posizione predominante nella naturale cura e nel benessere del corpo. Dagli antichi romani il Sannio ha conservato come luogo dove la cultura termale resta da secoli, le antiche sorgenti di Telesia attuale Telese Terme. Telesia fu menzionata già quando fu occupata da Annibale per due lunghi anni per poi passare sotto la potestà dei romani nel 214 a.C. con Quinto Fabio Massimo, così come descritto da Tito Livio nelle sue pubblicazioni. Le terme di Telesia furono usateper curare e sanare il corpo, per relazionarsi e per tramandare una pratica antica che ancora ad oggi le Terme di Telese offrono per la balneazione, ospitando i bagnanti non solo del Sannio ma da ogni parte dell’Italia.
Negli anni ’60 -’70 -’80 gli abitanti di Telese, di San Salvatore, di Solopaca e dintorni, ma anche molte persone provenienti da Caserta e Napoli, con il treno che portava i bagnanti dalla stazione direttamente all’interno dello stabilimento, sceglievano come meta di assoluto relax per il fine settimana estivo, proprio le terme di Telese.
Le due piscine “La Pera” e i “Goccioloni” erano gremite di bambini con le loro mamme, comitive di ragazzi e ragazze che si ritrovavano alle terme e dove di sovente nascevano nuovi amori. Le terme erano il luogo d’incontro fra innamorati segreti e proprio come nell’antica Roma si ritornava in quel luogo per “socializzare”. Il tempo restituisce sempre la storia antica dei territori e come dimostrato nei secoli si ripetono i corsi e i ricorsi storici.