• 3 Dicembre 2024
Ambiente

Affacciarsi ad una finestra vuol dire avere una visione della società, e ultimamente dalla mia vedo molto degrado sociale. Ed è per questo che ho voluto proporre a voi lettori questa tematica:gli spazi urbani favoriscono la criminalità. Già nel 1982 la Broken Windows Theory – Teoria del vetro rotto – suggeriva che ogni vetro rotto e non riparato, incoraggia il degrado, l’emarginazione della zona e l’aumento dei delitti commessi in quella zona. La criminalità è più alta nelle aree dove c’è l’incuria, la sporcizia, il disordine e l’abuso. Il rapporto tra la dimensione urbana e la criminalità è sempre più forte, mentre  cala il controllo sociale informale.

C’è un cambiamento della visibilità dello spazio pubblico. Tentenna la comunità come luogo sicuro e accogliente e cresce di più la sensazione di vulnerabilità, fragilità e insicurezza. La paura del crimine contribuisce a definire il livello di qualità della vita di una popolazione (OMS). L’ambiente fisico ha un’influenza nel comportamento delle persone, sul senso di sicurezza percepita e reale. La sicurezza è condizionata anche dalla gestione del territorio da parte dell’amministrazione. Un contesto urbano, attenzionato, illuminato, curato, vigilato, dal controllo sociale e formale dell’amministrazione e dal controllo sociale  informale dei cittadini, evita il degrado e l’anonimato. Uniti si evita di avere edifici fatiscenti e in stato di abbandono, abitati da soggetti poco rassicuranti. Il meccanismo psicologico dei cittadini unisce, alla vista di un luogo deturpato, l’idea che nessuno sia intervenuto, che nessuno se ne interessi, e che si possono verificare fatti peggiori.

Le aree ad alto tasso di criminalità presentano anche una disorganizzazione sociale: suicidi, numero di malati e assistiti. Le opportunità di delinquere aumentano notevolmente in presenza di edifici con entrate nascoste, aree scarsamente illuminate, all’interno di giardini o cortili non visibili.  La rottura di una relazione di attaccamento a un luogo non avviene solo attraverso l’allontanamento dell’individuo, voluta o forzata, ma anche a causa del cambiamento delle caratteristiche fisiche o sociali dell’ambiente. Il concetto di base della teoria del vetro rotto (J.Q. Wilson e G.L.Kelling) sostiene che se in un edificio non vengono riparati i vetri rotti, dei vandali potrebbero romperne altri, occupare l’edificio o compiere atti criminosi. Le finestre rotte indicano che nessuno dei residenti dell’area o quartiere è disposto a difendere i beni altrui contro atti criminali. Parliamo di vetro rotto, ma possiamo considerare un lampione divelto, una panchina rotta, un cestino dei rifiuti capovolto, un’aiuola non curata, le feci del cane sulle strade, rifiuti negli angoli di un palazzo o tra le siepi,  un qualsiasi altro elemento urbano rotto, non riparato, tanto da incoraggiare degrado, abbandono ed emarginazione.  Ogni danno non sistemato è considerato una mancanza di interesse delle autorità e invita a danneggiare.

La criminalità si incista nell’incuria e nell’abbandono. Il crimine non ha a che fare con la miseria, ma con la psicologia, il comportamento umano e le relazioni sociali. Se si tollerano i piccoli reati che non rispettano le regole di convivenza e non vengono puniti, si svilupperanno reati maggiori. Ho utilizzato la teoria del vetro rotto per far comprendere come la degradazione sociale, la mancanza d’adesione ai valori universali, la mancanza del rispetto delle autorità  permette il proliferare della corruzione. Cosa fare? Tutti insieme cittadini e autorità creare comunità pulite, ordinate, pretendere da se stessi e dagli altri, il rispetto delle leggi esplicite ed implicite, rispetto degli standard di convivenza civile  e sociale. Ripulire le strade dalla sporcizia, dai graffiti, dalle erbacce, e dai segni di vandalismo.