Il 31 dicembre 2019 le autorità cinesi comunicano all’Organizzazione mondiale della sanità che una sconosciuta tipologia di Sars, simile alla polmonite si è diffusa nella metropoli di Wuhan, un polo logistico e industriale, dove si sperimentano innovazioni tecnologiche di altissimo livello. Wuhan, capoluogo della provincia di Hubei, conta 11 milioni di abitanti. Non si danno notizie sul numero degli ammalati che, al momento, i cinesi non chiamano “contagiati” e non parlano di virus, né di epidemia. Il giorno dopo viene decisa la chiusura del mercato del pesce della città, ritenuto l’epicentro della diffusione del morbo. E si avanza l’ipotesi che la “strana” polmonite possa essere stata causata da qualche animale selvatico macellato nella zona dove peraltro l’igiene è molto scarsa. Dalle prime indagini infatti, è emerso che i contagiati erano frequentatori assidui del mercato Huanan Seafood Wholesale Market a Wuhan, chiuso dal 1 gennaio 2020.
Finalmente tra il 9 ed il 12 gennaio il governo di Pechino ufficializza ciò che vagamente cominciava a circolare in Occidente: la polmonite è un nuovo ceppo di coronavirus, del non si conosce ancora la contagiosità. Per questo motivo l’Oms si astiene , commettendo un gigantesco errore di sottovalutazione, di non dover invitare né la Cina, né altri Paesi ad assumere forme di restrizioni o controlli per chi viaggia da e per la Cina, nonostante sia stata accertata la prima vittima ed i contagiati sono poco meno di cinquanta a Wuhan. Il virus viene definito e nominato “2019-nCoV”. Da quel momento le autorità sanitarie cinesi e l’Oms avvertono che il nuovo coronavirus si trasmette da uomo e uomo, mentre i vertici del Partito comunista tacciono arrogantemente per ben tredici giorni. Finalmente il 21 gennaio il presidente Xi Jinping rilascia la prima dichiarazione ufficiale e mobilità il paese ad uno “sforzo totale” per frenare l’epidemia. Intanto i morti salgono a 17, mentre il virus si diffonde in Asia fra i Paesi vicini della Cina (Thailandia, Corea del Sud, Giappone, Australia, Hong Kong, Malesia, Singapore, Vietnam e Taiwan). Poi arriva in maniera soft negli Stati Uniti. In Italia vengono effettuati i primi controlli sui voli in arrivo dall’area dell’epicentro, mentre il ministero della Salute raccomanda di non andare in Cina salvo stretta necessità. Primi casi in Europa: tre persone risultano contagiate dal coronavirus a Parigi e Bordeaux. La Francia è la prima a evacuare i propri cittadini dalla Cina, imitata poi da Spagna, Portogallo e Gran Bretagna. La Germania segnala il primo caso di trasmissione interna. In Italia a fine mese due turisti cinesi provenienti da Wuhan vengono ricoverati allo Spallanzani di Roma. Due italiani di ritorno dalla Cina vengono messi in quarantena nella caserma militare della Cecchignola. Il 21 febbraio veniva ufficialmente identificato a Codogno il primo caso di “paziente 1” affetto da coronavirus. Qual giorno cambiò la nostra vita. E oggi, un anno dopo, siamo ancora immersi nella pandemia dibattendoci tra incertezze e paure.
Un gruppo di scienziati americani della Johns Hopkins University (nel Maryland) ha sviluppato una mappa per visualizzare e tracciare — quasi in tempo reale — i casi segnalati. Agli inizi di febbraio il virus cambia nome: l’ International Committee on Taxonomy of Viruses (ICTV) classifica il nuovo coronavirus come Sars-CoV-2, nome che l’ European Centre for Disease Prevention and Contro (ECDC) utilizza anche sul suo sito. Viene individuato anche il nome della malattia che deriva dall’infezione da Sars-CoV-2: il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, annuncia la denominazione ufficiale ufficialmente COVID-19: l’ acronimo di Co (corona), Vi (virus), D (“disease”, malattia) e 19 (l’anno di identificazione del virus).
Dalle prime congetture si ricava una quasi-certezza: il coronavirus potrebbe essere stato originato da pipistrelli che comunemente in Cina vengono macellati e consumati. Poi sarebbe stato trasmesso ad altre specie animali ed infine avrebbe trovato “ospitalità” negli umani. È il principio dell’incubo. Si rivelerà la più perniciosa pandemia contemporanea. Il mondo entra in una fase nuova e orribile della sua storia. La globalizzazione della paura, della disperazione, della povertà avvolge in mondo. In pochi giorni cambiano le esistenze di miliardi di esseri umani.