Negli ultimi anni in Italia si ci lamenta della mancanza di lavoro, ma ancor di più, nei canali televisivi di parte del nostro Paese, a lamentarsi sono i finti imprenditori che non trovano lavoratori. Più che imprenditori li possiamo definire “falsi imprenditori” in quanto possono definirsi più sfruttatori o amanti dello schiavismo.
Bisogna chiedersi come mai non si riesce più a trovare manovalanza, oppure il perché i nostri giovani, che sia normale manovalanza oppure ricercatori e professionisti, decidono di andare in altri paesi. In passato qualche politico paragonabile ad un deficiente ha parlato di bamboccioni che preferiscono abbandonare la nave e lanciando appello di rimanere nel proprio paese. Invece fanno bene se decidono di far rispettare la propria dignità e decidono di andare altrove per avere il giusto guadagno al proprio lavoro che offrono.
Il nuovo schiavismo italiano non è solo rivolto a quella parte di “falsi imprenditori” ma lo è anche per gli imprenditori seri che diventano schiavi verso lo Stato. Senza dubbio, dati alla mano, il nostro Paese ha tassazioni troppo elevate per quello che lo Stato stesso offre e quindi le imprese spesso si trovano in difficoltà per poter far fronte ad una giusta retribuzione ai proprio dipendenti oppure di poter ampliare l’occupazione creando l’effetto del carico di lavoro ai già assunti causando stress. A questo si aggiunge anche l’aumento dei propri contributi dei datori di lavoro stessi che nessuno ne ha parlato ma è fondamentale far presente.
Il nostro Paese si è inceppato in un vortice di processi economici negativi ed un’inflazione che ha portato alla riduzione del potere di acquisto della moneta. Dove si è visto in modo maggiore questa problematica è stato nei mesi di luglio e agosto dove i prezzi dei carburanti hanno toccato nuovi record, lo stesso vale per i prezzi dell’energia e dei prezzi dei lidi, la conseguenza è stata un crollo tra il 30 ed il 40 % del turismo nel nostro paese e non nel turismo verso l’esterno. Le conseguenze della pandemia come quella della guerra in Ucraina lo hanno subito tutti i paesi, nessuno escluso, ma solo per l’Italia le conseguenze sono diventate abbastanza estreme e la causa è sempre della politica incapace di affrontare la situazione.
Il governo Meloni pre-elettorale ci ha promesso una svolta, la svolta l’abbiamo vista nel rifiutare di intervenire sulle accise dei carburanti, sulla crescita dei prezzi dell’energia, sull’aumento sproporzionato dei costi in generale compreso per la stagione estiva. Questa svolta ha portato un aumento d’impoverimento per le famiglie che hanno deciso di spostarsi all’estero oppure rimanere nelle proprie abitazioni con conseguenza di riduzione anche del turismo straniero nel nostro Paese per i prezzi troppo alti.
Per combattere il nuovo schiavismo italiano bastano alcune regole fondamentali, fissare un salario minimo che impedisce di scendere al di sotto di quella soglia il costo
del proprio lavoro offerto, diminuzione delle tassazioni per gli imprenditori veri e controlli su quelli falsi. Lo abbiamo visto come funziona in tutta Europa e quindi applicare delle regole anche nel nostro Paese diventa un dovere se vogliamo salvarlo.