In una relazione tossica gli attori sono: persona tossica, vittima, e vittima che si trasforma in sopravvissuta e gli sciacalli. La persona tossica può essere uomo eteroaffettivo o donna eteroaffettiva, oppure uomo omoaffettivo o donna omoaffettiva. Hai capito bene, non solo un uomo ma anche una donna può essere persona tossica. Il palcoscenico dove recita è nella vita reale e sociale della vittima. Quando scrivo di persona tossica, vi lascio pensare anche a: bugiardo, bugiarda, narcisista malefico, narcisista malefica, psicopatico, psicopatica, carnefice, vampiro emotivo, vampira emotiva, serial killer emotivo, predatore umano, predatrice umana, abusante emotivo, manipolatore, manipolatrice, sfruttatore emotivo, sfruttatrice emotiva, aggressore emotivo, aggreditrice, senza escludere coloro che hanno disturbi di personalità del cluster B: disturbo narcisistico, disturbo borderline, disturbo istrionico (DSM IV).
La persona tossica è una perpetratrice di maltrattamento psicologico che se non viene fermata può giungere al maltrattamento fisico, con finali purtroppo noti. Spesso la sofferenza relativa all’essere vittima di maltrattamenti psicologici si traduce in veri e propri sintomi psichici o psicosomatici.
Nelle caratteristiche della vittima possiamo trovare: una precedente esperienza di maltrattamento o trascuratezza grave; essere stata vittima di violenza assistita (aver assistito a manifestazioni di violenza); avere un atteggiamento passivo, depresso, dipendente; ma possiamo trovare anche vittime che sono brillanti, indipendenti, empatiche, con una sana autostima, estroverse, sicure, affermate e idealiste, generose e fiduciose. La persona tossica prende di mira non solo le debolezze ma, anche i punti di forza. E qui la domanda: “perché la vittima ci casca?
La persona tossica dal primo momento che identifica la vittima, si allena a diventare il partner perfetto o la partner perfetta. Ricopre la vittima di complimenti, attenzioni, gesti romantici esagerati, manifestazioni d’affetto eclatanti, regali smisurati, complimenti continui, enormi promesse di vita comune e di esperienze da condividere insieme, tutti quei piccoli o grandi gesti, che vanno dal messaggio del buongiorno alle dichiarazioni d’amore eterno che danno l’idea di una relazione sana.
La vittima sta subendo il love-bombing: strategia manipolatoria. La persona tossica ripete alla vittima di essere la sua anima gemella e che hanno tante cose in comune. Fa sentire la vittima speciale e migliore rispetto ad ogni rapporto precedente. La vittima viene messa su un piedistallo. La vittima riceve rapidamente avances, proposte di convivenza o matrimonio. Tutto avviene rapidamente. La vittima si sente attratta in una sorta di sortilegio, una fiaba, crede di aver instaurato una relazione diversa dal solito, unica, in cui sentirsi considerata, capita e anche protetta. La vittima perde la testa. La persona tossica, intanto si impossessa del presente, ruba i sogni, riproduce le debolezze della vittima per farsi compatire. Fa continuamente apprezzamenti sull’aspetto fisico della vittima, in attesa di ricevere altrettanta adulazione. Dopo aver idealizzato la vittima, comincia a condizionarle il comportamento. Usa la persuasione indiretta (suggerimenti, battute, frasi generiche che vengono recepiti dalla vittima come suggerimenti e inviti a determinati comportamenti, suggerimenti impercettibili che senza problemi vengono accettati dalla vittima). Inizia a privare la vittima della dignità riprendendosi tutto quello che ha finto di provare durante il periodo di idealizzazione, con la finalità di creare disperazione e desiderio. Si avvia al maltrattamento psicologico. Genera nella vittima vergogna, inferiorità e instabilità, demolisce l’autostima della vittima con lo scherno, lo sminuimento, e la gelosia costruita ad arte. La vittima viene svalorizzata, e se ne accorge quando ormai è troppo tardi.
La persona tossica, abbandona la vittima soltanto quando la sostituisce con una nuova vittima. La persona tossica ricorre alla triangolazione per scatenare rivalità e gelosie. Ricomincia il ciclo di idealizzazione con una nuova vittima. A questo punto la vittima può provare sentimenti devastanti: gelosia, dipendenza, rabbia, ansia e agitazione, paranoia, tristezza e disperazione, iper vigilanza, repentini sbalzi umorali, irritabilità, forte senso di vergogna, autoaccusa e colpa; mente in stato di shock, negazione e incredulità, stato di confusione generale e difficoltà a concentrarsi, senso di isolamento e disconnessione con il mondo esterno, allontanamento dal proprio ambiente familiare e gruppo sociale.
Dopo aver provato questi sentimenti, tutti o solo alcuni, si trasforma in una sopravvissuta, comincia a capire che l’amore è costruito ad arte, che la propria personalità è stata copiata e i sogni manipolati, raccoglie i pezzi del cuore e della propria vita e affronta il momento (essere resiliente), rompe qualsiasi contatto e si mantiene a distanza di sicurezza mentre cerca risposte, guarda ai propri punti di forza che hanno attirato la persona tossica. E capisce di essere scampata al peggio. Quasi a ringraziare mentalmente la vittima successiva di essere il nuovo giocattolo della persona tossica. Tutto ricomincia ad avere senso dopo la persona tossica.
Ti chiederai perché la persona tossica fa questo? Perché è fragile, vulnerabile, priva di una identità strutturata, che riesce a esistere rubando i punti di forza della vittima. E’ un parassita. E’ incurante dell’altro. Importante sapere che, la vittima sopravvissuta, può attirare altri soggetti patologici, che sembrano disposti ad ascoltare per ore il racconto della storia, offrire una spalla su cui piangere, ma poi iniziano a dare consigli, vogliono tenere in uno stato di dipendenza la vittima sopravvissuta, per prendere il controllo della stessa. E la vittima sopravvissuta torna ad essere la vittima prescelta. Diffidare dagli sciacalli.