• 15 Gennaio 2025
Geopolitica

Negli ultimi anni si parla spesso di un possibile terzo conflitto mondiale. Siamo sicuri che non ci sia già in atto la terza guerra mondiale? Anche se in modo diverso dalla prima e soprattutto dalla seconda. In realtà stiamo già vivendo in un periodo che si può definire terza guerra mondiale in modo sparpagliato. Viviamo in costante agitazione per continue minacce da parte di Russia, Iran, Cina e Corea del Nord. Con il fallimento dell’ONU e della sua completa inutilità, con il ritorno di Trump alla presidenza USA e con la totale ininfluenza dell’UE non sembra che il 2025 si prospetti tra i migliori, possiamo solo sperare che l’anno del Giubileo possa portare un po’ di lumi nelle menti dei potenti. Andiamo in ordine e vediamo come si è concluso il 2024 con i conflitti sparsi per il pianeta.

Iniziata nel 2014 con l’annessione della Crimea da parte della Russia, il conflitto si è intensificato nel 2022 con un’invasione su larga scala da parte della Russia in Ucraina. Questa viene ufficialmente identificata come la guerra alle porte dell’Europa dove l’Iran fornisce armi e la Corea del Nord uomini alla Russia e l’Ue, Nato e Usa appoggiano totalmente con armi l’Ucraina. Questa situazione è strettamente collegata anche con la Moldavia e la regione autodichiaratesi indipendente della Transnistria.

La Siria è stata vittima di una guerra civile iniziata nel 2011 e ha visto coinvolti vari gruppi ribelli, le forze governative e diversi attori internazionali come Russia, Iran, Ue e Usa, dove ha visto la caduta del dittatore Assan scappato a Mosca e con un’incertezza su chi ha preso il potere.

Il conflitto in Yemen ha avuto inizio nel 2015 e ha coinvolto le forze governative e i ribelli Houthi, con un importante impatto umanitario. Gli Houthi hanno iniziato delle vere e proprie operazioni di conflitto contro le navi Occidentale e Israele.

La situazione in Medio Oriente continua ad essere tesa con la distruzione totale di Gaza da parte di Israele dopo che Hamas ha effettuato un atto terroristico contro gli israeliani prendendo anche degli ostaggi. Israele, dopo il suo attacca a Gaza, ha attaccato anche il Libano, la Cisgiordania, l’Iran e la Siria rendendo l’area estremante calda.

Dopo la ritirata delle forze statunitensi e l’ascesa dei Talebani nel 2021, l’Afghanistan sta affrontando una serie di sfide interne e conflitti locali. Ormai in questo paese c’è una vera e propria crisi umanitaria.

Anche il Myanmar, dopo che la giunta militare ha ripreso il potere nel 2021, sta affrontando una resistenza armata violenta con una serie di aumenti dei conflitti etnici interni.

Le relazioni tra Cina e Taiwan sono caratterizzate da tensioni crescenti. La Cina considera Taiwan parte del suo territorio e ha intensificato le sue attività militari intorno all’isola, suscitando preoccupazioni a livello regionale e internazionale. Corea del Sud, Giappone e Usa intendono difendere l’autonomia di Taiwan e sono pronte ad intervenire se la Cina prova ad attaccare l’Isola.

Anche le tensioni tra India e Pakistan, riguardo alla regione del Kashmir, rimangono ancora alte. Entrambi i paesi hanno una lunga storia di conflitti e scontri, e ci sono preoccupazioni che una escalation possa verificarsi.

La Corea del Nord continua a sviluppare il suo programma nucleare e missilistico, portando a periodicità nel confronto con gli Stati Uniti e i suoi alleati. Le sanzioni internazionali e le tensioni diplomatiche sono ancora in essere.

In tutta la regione del Caucaso settentrionale, i conflitti etnici e le rivendicazioni di autonomia, continuano a generare tensione e violenze. Queste situazioni sono complesse e in continua evoluzione, e richiedono monitoraggio e analisi ben precise che avrebbe dovuto fare l’Onu ma che non ne ha né il potere né è in grado di affrontare.

L’Africa è sicuramente il continente con maggiori conflitti etnici al mondo e molti di essi sconosciuti al pubblico occidentale. Un conflitto armato tra il governo etiope e il popolo Tigray, iniziato nel novembre del 2020, ha portato una crisi umanitaria senza precedenti in Etiopia. Sebbene ci siano stati accordi di pace nel 2022, le tensioni rimangono alte e ci sono preoccupazioni per la stabilità dell’intero paese. Ci sono vari conflitti che colpiscono paesi come la Repubblica Centrafricana (uno dei paesi più poveri al mondo), il Sud Sudan e la Repubblica Democratica del Congodove, si verificano conflitti armati soprattutto nella regione orientale a causa di rivalità tra gruppi armati e l’instabilità politica. Altra regione calda è la provincia del Cabo Delgado, in Mozambico, che ha visto un’insurrezione jihadista che ha portato a violenze e sfollamenti, con un impatto significativo sulla popolazione locale. La regione del Sahel, che si estende attraverso il Mali, il Niger e il Burkina Faso, è colpita da un aumento della violenza legata a gruppi jihadisti e alle tensioni etniche. Le forze di sicurezza locali e le operazioni internazionali faticano a contenere la diffusione delle violenze. Anche in Somalia si continua a combattere contro gruppi di al-Shabad e si affrontano sfide legate alla sicurezza e alla governance, nonostante gli sforzi di stabilizzazione da parte della comunità internazionale. La situazione in Africa è complessa e ogni conflitto ha le sue cause profonde, comprese le dinamiche etniche, le lotte per le risorse, la governance e l’interferenza esterna.

In Sud America ci sono vari problemi di instabilità e tensioni sociopolitiche in alcuni paesi, senza parlare di guerre vere e proprie ma più di rivolte interne della popolazione. La crisi politica ed economica in Venezuela ha portato a conflitti interni, proteste e un esodo di massa della popolazione. Il governo di Nicolas Maduro è stato accusato di violazioni dei diritti umani. In Colombia, anche se il paese ha firmato un accordo di pace con le FARC nel 2016, la situazione rimane complessa, con gruppi di dissidenza armata e la crescita del traffico di droga che continuano a causare violenza. La situazione in Centro America è complessa e variegata, con diversi paesi che affrontano sfide politiche, sociali ed economiche. Ci sono conflitti e tensioni in vari ambiti anche se non come guerra tradizionale. El Salvador e Honduras affrontano gravi problemi legati alla violenza delle bande e al crimine organizzato. Le gang, come la MS-13 e la Calle 18, esercitano un controllo significativo su alcune aree, portando a una situazione di insicurezza per i cittadini. In Nicaragua, il governo di Daniel Ortega ha represso fortemente le opposizioni e limitato le libertà civili. In Guatemala, ci sono stati conflitti politici riguardanti la corruzione e la legittimità del governo.

Queste situazioni variano in intensità e complessità e coinvolgono attori diversi, sia statali che non statali. Le conseguenze delle guerre possono includere crisi umanitarie, spostamenti di popolazione e instabilità regionale. Possiamo solo augurarci che il 2025 porti a una limitazione di questa degenerazione di conflitti invece di nuovi.

Autore

Campano, laureato in scienze politiche e relazioni internazionali, specializzato in scienze della politica in studi parlamentari all'Università della Sapienza di Roma. Collaborato con RadioSapienza, web tv e giornali web. Direttore della Biblioteca Comunale Safina di Gioia Sannitica. Sono stato presidente del Comitato Sviluppo e Territorio. Appassionato di viaggi internazionali e scrittura pubblicando un primo libro, un giallo ironico, in formato ebook, i segreti di filetto. Il libro è il primo capitolo su 4. Appassionato di storia, soprattutto locale.