Viaggiare è sempre un’emozione, è svelare i segreti più reconditi di un popolo, una nazione, un territorio, la cultura di chi ha lasciato il posto alla modernità, facendo sì che diventasse un tour intorno al mondo alla scoperta delle vestigia umane e della loro impronta secolare. Oggi viaggiare ha assunto una connotazione, semplicemente vacanziera, priva di identità, e le aziende turistiche hanno tradotto i segreti e le emozioni in momenti ludici, ad esempio attraverso i viaggi delle grandi crociere, dove l’offerta spersonalizza il mistero dell’avventura riducendolo a puerile turismo, un mero comparto economico, da cui trarne profitto.
Infatti, l’Unione Europea ha assunto, il turismo come competenza giuridica già dal 2009, includendo nel bilancio europeo chiare disposizioni in materia, visto che il comparto assurge a valore economico non solo perché ha una diffusione di fenomeno di massa, declinando da un’esclusiva elitaria, ma anche perché l’Europa è la principale macroregione mondiale a vocazione turistica, possedendo un patrimonio naturale e ambientale, nonché storico architettonico- artistico culturale unico e diverso per ogni nazione europea. Il circuito internazionale del turismo include tutte le nazioni europee, con un livello di inclusività politica articolata in un sistema di trasporti integrato e un’offerta ricettiva variegata nelle sue differenti tipologie di alloggi che riescono riccamente a soddisfare una domanda sovranazionale e internazionale con una capienza superlativa derivante da una tradizione di ospitalità qualitativamente alta.
Il comparto ormai economicamente rilevante potrebbe divenire comprimario e volano di uno sviluppo di eccellenza quali sono le risorse culturali secolari dopo millenni di storia, che hanno reso possibili impronte indelebili costituendone il più ricco patrimonio di arte e cultura radicato in ogni regione europea, di cui l’Italia ne ha un’esclusiva poderosa con i suoi 59 siti patrimonio dell’Unesco, su 411 europei e la sua storia prosperosa di arte tramandata fino ai nostri giorni, in città d’arte irripetibili. Inoltre, l’Europa si qualifica per paesaggi e risorse naturali, dal clima temperato, e da una cultura culinaria, diversificata e appartenente alle tradizioni culturali secolarizzate e tramandate in ogni territorio, ricche di un agroalimentare promosso dalla cultura della “Dieta mediterranea”, che si esplicita dalle regioni sia glaciali alpine e ventose dell’atlantico, fino a giungere alle isole più calde del mediterraneo, e a tutte le coste del Mare Nostrum.
L’Europa resta un continente antico, culla della cultura e della bellezza, culla di una civiltà classica ed infine risorgimentale, che possiamo ammirare in ogni opera e vestigia, conservata con dovizia nei tempi, la cui destinazione, oggi, è per la fruibilità di un’utenza turistica rispettosa delle sue origini storiche e per la sua diffusione di immagine nel mondo.
Tutto ciò si può tradurre in una attività economica di grande rilievo, che consente una mobilità naturale delle genti per visitarne ed apprezzarne le qualità eccellenti, essa ha sempre rappresentato con impatto positivo e una crescita economica e occupazionale europea notevole che non si è mai fermata nel tempo ma che va implementata con grande strategia di marketing spingendo verso la sostenibilità e la sensorialità turistica.
Il forte contributo che il turismo, apporta al PIL europeo, risente però di una forza motrice autonoma, che si muove per forza di inerzia in una politica integrata europea poco attenta alle sue esigenze di sviluppo e ad una riqualificazione di settore. I flussi turistici sono infatti notevoli, facilitati dalla moneta unica, che rafforza il turismo delle famiglie e delle categorie più disparate, come il turismo di affari, scolastico universitario, religioso, artistico…. Ma la sua dinamica di crescita annuale, riflette un turismo che è declinato verso una maturità di settore che rasenta aspetti forse obsoleti, tale da indurre l’utenza a preferire altre mete mondiali, fino ad oggi sottostimate ma che hanno inteso sviluppare questo importante comparto dell’economia incentivando attrattive di nuova generazione, rivalutando emozioni e segreti mai sopiti, infatti l’Europa rischia di promuovere, un percorso ormai scontato che trasuda di un classicismo di qualità ma che viaggia senza incentivi promozionali e stimoli propositivi innovativi verso un’utenza, che vuol riscoprire il passato emulato da un immagine rinnovata che può essere traslata, mettendo in luce la semplice appartenenza ad un territorio.
L’utenza turistica va stimolata e invitata a ripercorrere, con grande attrattiva reale, un turismo europeo che si pone su una rivalorizzazione sensoriale, ovvero, in un sistema integrato ad ogni aspetto di appartenenza culturale del territorio che va dalla risorsa culturale, patrimoniale artistica a quella agroalimentare tradizionale e culinaria o enogastronomica tipica di alcune aree naturali dell’Europa, poiché solo una rivalutazione di questi elementi, che si impone il recupero di borghi antichi, ma anche di produzioni rurali dismesse, per esempio grani antichi e oliveti secolari. Si possono riproporre nuovi componimenti turistici integri alle memorie del passato e integrati alla modernità, per un’offerta di prodotto turistico da riqualificare, alla scoperta di percorsi sostenibili, abbandonati ad un destino e declino naturalistico. Ovviamente, si deve porre la soluzione in termini anche di riqualificazione urbanistica e di sviluppo tecnologico, logistico dei trasporti, al fine di ricreare nuove aree regionali europee riconnesse con il resto del comparto turistico, in particolare per il sud.
La tutela del clima deve essere un deterrente, di sostegno, che sponsorizza l’Europa e la induca ad un’economia turistica superlativa, al fine di promuovere una programmazione per aree, non una svendita colossale delle risorse di ogni Stato membro, derivante da una politica di stabilità restrittiva che prevede una crescita lontana dalla vocazione primaria del continente Europeo, il turismo, il viaggio nella sua accezione classica.
La concorrenza mondiale spinge verso una competitività più sostenibile ma anche più subordinata alle aspettative di utenza turistica che cambia e diviene sempre più esigente e cresce verso aspettative più evolute, pertanto, l’Europa deve fortemente stimolare la competitività del settore turistico, promuovere un uno sviluppo riqualificato e sostenibile del turismo, con una offerta responsabile e di qualità, promuovere un’immagine rinnovata che consolidi e integri destinazioni appetibili, infine per raggiungere questi obiettivi, l’Europa deve massimizzare e finanziare concretamente nuove politiche e nuovi strumenti per lo sviluppo del turismo.
L’offerta turistica europea deve uscire dalla morsa della stagionalità, e da un’offerta turistica mordi e fuggi, dove il “viaggio” cede il passo ad un tempo breve e limitato che tende a creare una escalation, discontinua e poco profittevole, il motto strategico, deve essere la diversificazione dell’offerta. Un’Unione Turistica potrebbe creare un alto livello di ricchezza, con reti precipue di alberghi diffusi che risolvono facilmente il problema della recettività senza incorrere in mega strutture poco sostenibili per l’ambiente. La privatizzazione del settore deve essere incentivata dall’Europa, con una accoglienza flessibile e fortemente digitalizzata, sviluppando la fruibilità di ogni comparto come la navigazione fluviale con sistemi di imbarcazioni a recezione massima, per percorrere l’Europa anche nei punti meno battuti con alto indice di sensorialità e sostenibilità, ovviando ad un turismo di massa e poco sensoriale.
Il turismo presenta a livello europeo mille sfaccettature, tutte devono essere connesse ed integrate in un sistema unito, innovato. La competitività di un continente si misura dalla capacità di fare sistema, di creare un marchio unico che rappresenti una visura univoca della recettività e delle risorse offerte.
Attraverso i luoghi del passato si può ripercorrere la storia del rinascimento, misura per capire e ricomporre i ponti culturali già esistenti all’epoca, grazie a sistemi bancari tra Pisa, Venezia, Francoforte, fino a giungere ad Anversa, questo era un elemento di coesione per i viaggi dell’epoca e può essere anche un elemento per costituire una Nazione Europa fortemente turistica, dimenticata, perché nell’Europa Antica e classica, molti porti legavano le civiltà Mediterranee, partendo da quella greca, italica, ispanica e non solo, verso un turismo commerciale diffuso e una diffusione dei giochi olimpici.
La creatività e l’umanizzazione delle civiltà del passato, come quella romana ci hanno tramandato un’estensione dell’Europa e dei suoi siti che ci consentono, ancora oggi, di ripercorrere l’Europa stessa con viaggi reali nel tempo, senza spostarci e andare oltre i confini di un continente dal cuore antico, che può attraverso la sua storia e proiettarsi verso un turismo del futuro. La viabilità costruita dagli antichi romani è un esempio di civiltà da riproporre turisticamente con rinnovata sensibilità e sensorialità promozionale avanzata.
Il settore del turismo a livello di UE conta 2.3 milioni di imprese, che danno lavoro a circa 12.3 milioni di persone, quindi, consta il 10% del PIL, potrebbe divenire il volano della crescita europea, ed elemento di contrasto alla disoccupazione.
Nel corso del tempo le strategie, europee, hanno puntato a rielaborare un nuovo quadro politico per il turismo, sebbene ancorati ad una visione di sviluppo turistico sostenibile, le misure adottate sia per i turisti viaggiatori e /o vacanzieri si sono limitate ad avvantaggiare i diritti del turista implementando una tutela relativa alla circolazione e al benessere del medesimo, solo dopo il 2007, si ci è spinti in un programma più dettagliato, per il “Turismo sostenibile”, ma anche questa iniziativa ha semplicemente trasformato, città secolari in piste ciclabile, o aree pedonali, come in quel di Siracusa, con una riconversione della tipicità storica, artistica, culturale del luogo.
La vera sostenibilità non è stata ancora concepita, dimenticando che la diversità culturale europea richiede interventi mirati ed unici, per ogni area dell’obiettivo turistico, in seguito con il “DiscoverEU” l’Europa ha forse incominciato, flebile tentativo, un programma volto a promuovere il turismo, con incentivi virtuali finalizzati ad un quadro comune, una sorta di green Tourism digitale, con percorsi di transizione per il turismo europeo, il tutto parte dal 2022, con la Commissione che ha adottato il piano “Transition Pathway for Tourism” il tutto per rendere l’industria del turismo più competitiva e resiliente, e per collegarsi “all’Agenda europea per il turismo 2030”.
Ma la verità è che queste disposizioni restano troppo collegate al recupero del clima e della sua protezione, confinando il comparto turistico in un’area poco inclusiva e poco rivalorizzata, ovvero, la tutela della circolazione dei cittadini tra i paesi membri, deve avvenire con circospezione, ma in piena libertà di viaggiatori e fruitori di un’offerta turistica variegata e diversificata, dove l’unione delle iniziative europee non è presente, ma va oltre il limite di una sostenibilità climatica troppo poco inclusiva nel comparto turistico. Bisogna riportare l’immagine della Nazione Europa, ad un viaggiare inclusivo, che ripercorri il passato ricollegandolo ad un presente ancora antico nelle sue tipicità tradizionali, per renderlo innovativo, e non si parla solo di ambiente, ma di una storia intrisa di attualità che potrebbe, rivalorizzare interi territori europei tra loro uniti, da trascorsi unici, integrarli con una politica europea turistica volta ad una sola identità di promozione, unita nelle diversità di percorsi storici indimenticabili, emotivamente e sensorialmente.
In altre parole, bisogna proporre un turismo europeo sviluppatore di un’intelligenza emotiva che ci rende viaggiatori di una storia unica del nostro continente, ancora non del tutto scoperta.